Il grande Paolucci e la ‘piccola’ Siena: “Capitale della civiltà d’Occidente”

Piazza Jacopo della Quercia è gremita di pubblico, la gente è seduta sulle scale del Duomo perché i posti a sedere sono stati occupati da un bel po’. Moltissime le persone in piedi. Ma poco importa. Siena ospita un colosso della cultura, quel professor Antonio Paolucci, storico dell’arte, già Ministro dei Beni Culturali, Soprintendente Speciale per il Polo Museale Fiorentino e Direttore dei Musei Vaticani a sottolineare il valore dell’Acropoli con una lectio magistralis nella Piazza Jacopo della Quercia dal titolo “Piazza del Duomo a Siena, una città ed il suo cuore“.

Il professore, su un palco che era stesso metafora della grandezza e della semplicità della cultura, poltrona di grande valore e un tavolo sobrio e privo di tutto, ha illustrato il grande valore storico-artistico della Piazza del Duomo che trova nella Cattedrale e nell’antico Ospedale espressione di un’unica vocazione. E lo ha fatto con delicatezza e passione, regalando al pubblico l’emozione di un’ora di parole intense, dense di significato, scelte con attenzione, ponderate, piene di bellezza. Come quando ha sviscerato quello “strano mistero che ancora avvolge Siena e la sua storia, una piccola città non distante da Roma che però ha saputo concentrare grande potenza nei secoli. La stessa Repubblica di Siena che, in uno squisito ossimoro, ha incoronato la Madonna sua Regina”.

Ma questo non ha impedito ai senesi di essere pragmatici nel gestire il bene comune. “Quando parliamo di Siena e della sua storia incontriamo spesso consapevolezza del ruolo politico e della supremazia di una città che non tollera ingerenze”. Le parole vanno oltre, si rincorrono come su un nastro di seta, fluide, mai pesanti, fino all’allegoria del Buongoberno del Lorenzetti e ancora oltre: “Siena era questo: non voleva sapere chi governava ma come, l’importante era il bene della città, il bene comune. Interessa quello, non le persone”. Un pensiero estremamente moderno.

Qui sotto potete ascoltare l’intervista al professor Paolucci.

Katiuscia Vaselli