Gli insegnanti precari: “Siamo stanchi, ora chiediamo la stabilizzazione”

Nell’universo scolastico ci sono ancora tanti precari che attendono di essere stabilizzati. E’ nato da circa un mese un comitato che porterà avanti le loro istanze e combatterà le loro battaglie, con l’obiettivo di una immissione in ruolo per tutti questi docenti.

“Nella scuola i precari sono costretti a svolgere molte mansioni. Non pretendiamo di essere assunti domani mattina, tuttavia chiediamo un piano di assunzioni che vada avanti nel tempo e che possa darci prospettive e sicurezza”. Parla Giada da Frassini (nella foto), senese di 34 anni che da 4 anni insegna (è nella cosiddetta terza fascia con servizio) nelle scuole del territorio ma non è ancora stata stabilizzata. “Ho insegnato al Ricasoli, in carcere, al Roncalli e quest’anno alla Mattioli – racconta –. Posso insegnare italiano, storia e geografia nelle scuole medie e superiori. Lo Stato dovrebbe assumere chi ha almeno tre anni di servizio, invece ancora a tanti di noi questa opportunità non è stata concessa. Chiediamo una stabilizzazione e che non ci venga fatta la guerra. Per questo motivo è nato un comitato di precari del mondo della scuola. Ogni anno siamo costretti a cambiare istituto, con problemi sia per noi che per gli alunni che si vedono continuamente cambiare insegnante. Quando sentiamo parlare di assunzioni nel nostro mondo pensiamo di ascoltare qualcosa che ha a che fare con la fantascienza, o che per lo meno ancora non ci ha riguardato. Nel 2018 non abbiamo nemmeno avuto l’opportunità di accedere al concorso che è stato effettuato”.

Gli insegnanti precari hanno appena prodotto un documento, nel quale rivendicano i loro diritti e parlano della loro situazione: “Lo Stato – si legge – non ha attivato dal 2014 percorsi che consentissero l’abilitazione e conseguentemente la stabilizzazione dei docenti. La normativa europea prevede la stabilizzazione dei lavoratori della pubblica amministrazione dopo 36 mesi di servizio. E’ in uscita il bando per il concorso straordinario per il ruolo e ci opponiamo fermamente alla bozza divulgata in quanto i programmi sono identici a quelli del concorso ordinario e presenta modalità non agevolative per i precari di lungo corso. E’ anche prevista una domanda in inglese livello B2 con risposta aperta, una modalità mai adottata in un concorso pubblico. Questa situazione di precariato non riguarda solo i docenti ma ha ripercussioni evidenti anche sulle famiglie, il personale Ata e i dirigenti. E’ un’emergenza sociale che coinvolge l’intera comunità educante perché mette a rischio la continuità didattica e la qualità educativa”.

Ecco alcune delle loro richieste: “Chiediamo un concorso per titoli e servizi, l’immissione in ruolo con decorrenza giuridica dal settembre 2020, con formazione in itinere e obbligatorietà del superamento dell’anno di prova. Chiediamo anche l’accesso per i docenti di terza fascia con almeno 36 mesi di servizio, o che li matureranno nel prossimo anno scolastico, ad un percorso abilitante che, attraverso esami in itinere ed esame orale finale, permetta di conseguire l’abilitazione e successivamente l’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento dalle quali attingere per scorrimento per accedere al ruolo. Chiediamo inoltre l’assunzione dei docenti che si sono specializzati sul sostegno durante il quarto ciclo Tfa e maggiori investimenti per il comparto scuola. Per il concorso ordinario si richiede di attribuire un peso maggiore ad ogni anno di servizio prestato”.

Gennaro Groppa