Supercinema di Monteroni: I prossimi appuntamenti con la rassegna Visionaria

Il Supercinema di Monteroni d’Arbia è diventato ormai l’appuntamento settimanale al quale gli amanti del cinema senesi non sanno e non vogliono più rinunciare. Sempre più spettatori si aggiungono al gremito gruppo di affezionati della rassegna e sempre più artisti chiedono di esporre le proprie opere a questo pubblico.

Questa settimana, nel consueto appuntamento del martedì sera, Visionaria e Monteroni d’Arte hanno celebrato il vizio forse più irriverente e discusso di tutta la serie. In scena “Lussusia”, (Cina, 2007) di Ang Lee, che nonostante la difficoltà del tema nel non cadere nella volgarità, ha riscosso numerosi apprezzamenti dal pubblico.

Gli artisti che si sono cimentati nella sfida di rappresentare la lussuria, oltre all’ormai affezionato Tani Paolo con i suoi testi emozionanti e finemente elaborati, sono stati: Bianchi Stefano con una stampa su tela, Marchi Jacopo con un dipinto su tela e Coppolino Filippo con “L’aquila e la sua preda”, opera fotografica.

Le opere andranno tutte a concorrere al concorso artistico “777” a giuria popolare, promosso da Monteroni d’Arte. La competizione vedrà i suoi vincitori premiati con buoni spesa in materiale artistico presso Ruffoli Art Store, sabato 25 febbraio in occasione della serata conclusiva.

Ricordiamo i prossimo appuntamenti (ingresso libero):

31 Gennaio – Il cigno nero – (invidia) di Darren Arnofsky, USA, 2010

7 Febbraio – Il pranzo di Babette – (gola) di Gabriel Alex. Danimarca, 1987

14 Febbraio – Old boy – (ira) di Park Chan Wook, Sud Corea, 2003

21 Febbraio – Elephant – (accidia) di Gus Van San, USA, 2003

Lorenzo Moscatelli

Lussuria – Cina 2007

Regia di Ang Lee, con Tony Leung Chi Wai, Joan Chen, Wei Tang,Anapam Kher, Wang Lee-Hom, Chiu-ying Chu e Johnson Yuen.

La verità della lussuria

Il terzo appuntamento della Rassegna “7 film per 7 peccati” è stato dedicato alla lussuria, il vizio capitale spesso associato alla figura femminile e da essa sempre rappresentato nell’iconografia classica. Anche il film del 2007 di Ang Lee, regista di provenienza cinese ma di vocazione ben più hollywoodiana, concentra tutta la narrazione sulla figura di Whong Chia Chi giovane studentessa che diventa una spia per la resistenza cinese durante l’occupazione giapponese degli anni Quaranta. Fingendosi una agiata moglie di commerciante, si insinua nella vita di mr Yee, diplomatico e traditore della patria per i comunisti. Il gioco delle parti tra i due è una danza seduttiva, violenta e passionale, in cui la copertura della spia corrisponde alla maschera del politico, in una struggente ricerca dell’anima che culminerà con la resa in favore dell’amore. Allora la lussuria è il mezzo per arrivare alla verità delle cose, è la via verso l’abbandono della maschera. La recita della protagonista, promettente attrice di compagnia teatrale e amante del cinematografo, si svolge nei luoghi dello spettacolo per eccellenza: teatro, cinema, salotti borghesi. Ma è a letto che il suo personaggio si frantuma e lascia il posto alla femminilità pura.

Una passionale ricerca della verità tra l’impossibilità di rispondere al desiderio, il sospetto e la colpa, tra la redenzione e la sua assenza.

Recensione di Pamela Pifferi