Sabato sera alla Corte dei Miracoli mostra fotografica, cena e dj set

Anche la Corte dei Miracoli si veste a primavera con una serata, quella di sabato prossimo (4 maggio), ricca di appuntamenti. Si parte alle 19 con l’inaugurazione della mostra fotografica “Istanbul Ramazan”, di Francesco Ianniello e Mino Fanelli.
Quindi, a partire dalle 20, consueta cena sociale con braciata di carne e verdure. Dopodiché la serata proseguirà sui beats electro\funk di Giulio Morichelli, al suo esordio nella pista della Corte, che si alternerà a Skemp, uno dei dj resident di questa stagione, e al suo arsenale di rock.

La mostra fotografica “Istanbul Ramazan”. Ci sono diversi modi per entrare in contatto con una città, con una realtà così differente da quella abituale. Francesco Ianniello e Mino Fanelli, fotografi per passione e amici di una vita, per descrivere Istanbul hanno scelto un periodo di totale sospensione della quotidianità, quello del Ramadam (Ramazan per i turchi), in cui un forte senso di religiosità prende il sopravvento su una quotidianità dominata dal consumismo e dal senso di operosità. I due, armati di discrezione e di un approccio tipicamente etnografico, svelano la città sottovoce, consapevoli che alla base e all’origine di un buon reportage fotografico c’è innanzitutto un viaggio ed un modo ben preciso di viaggiare. Per questo non dimorano nei quartieri più affollati e turistici ma in un rione popolare come Fatih, pieno zeppo di immigrati iraniani, kurdi, siriani, afgani. I vestiti alla moda e i gioielli di una raffinatezza quasi ottomana delle donne che riempiono le strade centrali della Istanbul più moderna, lasciano spazio ai chador che cingono meravigliosamente, come incorniciandolo, il viso di giovani musulmane, accanto ad altre donne ricoperte, ben più vistosamente, dal niqab o dal burqa. Anche gli uomini diventano più sospettosi e diffidenti, e se non fosse per l’odore persuasivo del kebab in continua macerazione, per le spezie che arricchiscono di colori sgargianti le bancarelle o per il canto del muezzin che a intervalli regolari interrompe il rumore di fondo della metropoli, sembrerebbe davvero di essere in un’altra città, in un’altra Istanbul. Ed è questa la realtà, il luogo dove il Ramadam viene vissuto nella sua integrità o integralismo, a seconda dei punti di vista, dove i precetti e le regole del Corano vengono prima ripetuti come un mantra all’interno delle moschee per poi essere applicati anche nel più banale e consueto dei gesti. Ed è qui che le moschee prendono il posto delle strade e delle piazze come centro, anche spaziale, della vita sociale: gli uomini vi trascorrono ore intere per pregare o anche solo per riposare, mentre al tramonto i giardini attigui vengono invasi da decine e decine di famiglie che si godono il meritato ristoro dopo una giornata di digiuno e privazione. Ed allora ecco che anche il tempo, nel tempo sospeso del Ramadam, assume un significato nuovo, scandendo gli orari e le tappe della giornata in una maniera talmente diversa e spiazzante da apparire davvero una sospensione della normalità, dell’abitudinarietà. E così, in una metropoli caotica come ogni visitatore descriverebbe Istanbul nel resto dell’anno, il giorno diventa il tempo della meditazione, della tranquillità, della quiete, e la notte il tempo della festa, dei banchetti, dei bambini che tirano fino a tardi giocando a pallone o affollando le sale giochi. L’intento di Francesco Ianniello e Mino Fanelli, allora, sembra essere proprio quello: descrivere e raccontare un tempo diverso, una quotidianità differente che si svela in maniera talmente potente e sentita da apparire naturale, il sapore e il gusto di un ritmo primordiale, la riscoperta di una religiosità che l’uomo sembra aver smarrito per sempre nelle contraddizioni della modernità.