Paolo Crepet a Siena per Terre di Cuore: “I giovani devono sperimentare per cambiare”

Mai come adesso le condizioni sono favorevoli per cambiare. Con un messaggio di ottimismo si è conclusa la seconda iniziativa di Terre di Cuore, il progetto del Gruppo Arkell che ha radunato nella serata di ieri, giovedì 9 maggio, presso l’auditorium ChaintiBanca, il tessuto imprenditoriale senese, le famiglie ma anche tanti semplici curiosi.

La serata si è aperta con i saluti di Laura Farasin del gruppo Arkell che ha sottolineato come al centro di una società giusta ci deve essere il rispetto per la persona. Naturale poi spostare la lente sui giovani, spesso trascurati dal dibattito pubblico, ma risorsa imprescindibile da cui ripartire per gettare le basi per un nuovo futuro.

E proprio alle giovani generazioni ha dedicato il suo intervento l’ospite d’onore della serata, il professor Paolo Crepet. Come è nel suo stile, concreto e senza peli sulla lingua, il famoso psichiatra non è stato tenero con i ragazzi di oggi che però pagano anche una educazione stanca e troppo protettiva dei genitori. Con la consueta ironia e un pizzico di sarcasmo, Crepet ha sottolineato come “la caratteristica di un educatore dovrebbe essere quella di meravigliare, sedurre, imparare a far volare. Solo se riusciamo a stupire possiamo chiedere loro di fare altrettanto”. Scontato anche fare riferimento ai “giovani cervelli” in fuga all’estero. Il professore critica la linea protezionistica dei genitori. “Non è un lutto andarsene. Bisogna sperimentare per cambiare”. Ma anche rischiare, innovare, essere visionari; caratteristiche troppo spesso imbrigliate da una burocrazia asfissiante del nostro Paese incapace di cambiare e di eliminare i privilegi diffusi che portano solamente alla mediocrità. Certamente la curiosità, la scoperta e la famosa luce negli occhi che ti fa affrontare il mondo a viso aperto si è incrinata nei giovani colpevoli di preferire “il computer alla bicicletta” e senza il coraggio di prendere posizione e uscire dal mucchio dei coetanei.

Insomma, parafrasando Pasolini, la colpa è metà dei padri e metà dei figli. Ma c’è speranza in fondo al tunnel? “Sì, è un periodo di grandi opportunità. I ragazzi possono creare, inventare, basti guardare agli sviluppatori di app. Il lavoro oggi si può inventare”. Dopo le domande della platea, Crepet saluta e tra gli applausi si conclude una serata che ha saputo unire nel migliore dei modi riflessione e dibattito.