Le mummie della Santissima

Nei giorni scorsi, grazie alla ricerca di Maura Martellucci e Roberto Cresti avevamo affrontato – tra i temi seguiti da Siena News sulle occasioni mancate – quello delle mummie della Santissima Annunziata.
Nel maggio 1999, in una piccola cappella adibita a sepoltura, posta sotto il pavimento della chiesa della Santissima Annunziata, sono state ritrovate due casse, una delle quali, coperta, conteneva una salma e sopra il corpo di un uomo. L’altra, aperta e con il coperchio appoggiato al muro, accoglieva una mummia vestita di bianco, con un rosario tenuto fra le mani e gli alluci legati insieme con un nastro. L’interesse storico e scientifico della scoperta risiede nell’eccezionale stato di conservazione delle spoglie che, a causa di un particolare microclima creatosi all’interno del sepolcro, si presentano quasi perfettamente mummificate, in due casi su tre in maniera naturale, senza interventi esterni. Il ritrovamento appare di straordinaria importanza anche perché i corpi mantengono tuttora le vesti funebri con le quali furono sepolti, tramandando così fino a noi un raro e prezioso documento per gli studi tessili e la storia del costume. All’interno della bara ritrovata aperta era collocato un tubo di piombo contenente due pagine manoscritte, lasciate “per memoria” da Guido Tucci economo dell’ospedale l’8 settembre 1948. Potete tornare a leggere l’intero articolo qui
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A tal proposito il professor Stefano Ricci Cortili, del laboratorio di Antropologia Fisica del Dipartimento di Scienze Fisiche e della terra e dell’ambiente dell’Università degli Studi Di Siena,  e studioso anche per l’ Accademia Dei Fisiocritici, ci ha svelato due o tre particolari. Alla vigilia di una conferenza che il professor Ricci terrà sabato 14 novembre al Museo archeologico del Chianti senese, a Castellina in Chianti.

“Il professor Mallegni , paleoantropologo dell’Università di Pisa fece un incredibile lavoro di recupero delle tre mummie (al quale in parte ho partecipato anch’io, nel ripulirle accuratamente dalla terra che le ricopriva senza alterarne i tessuti o eventuali resti organici. Il lavoro era stato eseguito al microscopio) e studio: sono stati determinati il sesso, l’altezza, l’età della morte dei defunti, le malattie che avevano. E’ stata eseguita anche una ricostruzione fisiognomica dei volti. Non tutti forse sanno che nel 2011 è uscito l’articolo “Embalming methods and plants in Renaissance Italy: two artificial mummies from Siena (central Italy)” su una delle riviste di Archeologia più note al mondo che è il Journal of Archaeological Science. Lo studio effettuato dall’equipe del Professor Fornaciari, paleopatologo dell’Università di Pisa ha evidenziato i metodi d’ imbalsamazione utilizzati nell’Italia del Rinascimento partendo dal caso delle mummie artificiali del Santa Maria della Scala. Le mummie sono state sottoposte ad autopsia virtuale (TAC) con Tomografia Computerizzata. Analisi paleobotaniche e palinologiche sono stati eseguite sui materiali vegetali utilizzati per riempire le cavità del corpo. Le mummie attualmente sono state ritumulate e godono del microclima delle cripte del Santa Maria della Scala, elemento che ha permesso che si preservassero per secoli. Così come tutti i materiali di corredo, che sono stati restaurati , non sono dispersi ma sono nei depositi del Santa Maria della Scala. Certo che ci si augura che questi corpi vengano esposti insieme al corredo e alle vesti restaurate, rendendoli giustamente accessibili a tutti. Non dimentichiamoci però che i costi per l’esposizione di questo tipo di materiali è elevato e richiede una tecnologia avanzata.

Sabato 14 novembre, sarà l’occasione anche per approfondire questo argomento.

Katiuscia Vaselli
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