“La montagna magica” di Thomas Mann apre i nuovi incontri di LunediLibri

La più grande opera di Thomas Mann al centro dell’appuntamento, aperto al pubblico, della rassegna culturale Lunedìlibri in programma il prossimo 30 gennaio alle ore 17,30 nell’Aula Magna storica del Rettorato (Banchi di Sotto, 55).

La montagna magica (titolo originale Der Zauberberg) sarà presentata da Luca Crescenzi, professore di Letteratura tedesca all’Ateneo di Pisa e curatore della recente edizione I Meridiani Mondadori. All’incontro interverranno, Romano Luperini, docente di Teoria della Letteratura all’Università di Siena; Filippo La Porta, saggista e critico letterario; Luca Verzichelli, Preside della Facoltà di Scienze politiche e Paola Lambardi, con letture di brani tratti dal libro editato per la prima volta nel 1924.

Leggere o rileggere Mann (Premio Nobel della letteratura nel ’29), considerato tra i più grandi scrittori tedeschi del Novecento, dopo più di mezzo secolo dalla sua morte, rappresenta, indubbiamente, uno stimolo intellettuale per meglio comprendere la sua, ma anche parte della nostra contemporaneità.

Hans Castorp è il personaggio del romanzo, o meglio, il tramite per affrontare il tema della morte intorno al quale ruota e si sviluppa la storia. E Mann – come scrive Michael Neumann nel saggio di apertura – tratta l’argomento <<in uno spirito umoristico-nichilista, con l’ago della bilancia che tende verso la simpatia per la morte>>. Un’opera estremamente moderna nata dalla fine di un’epoca e dal disorientamento vissuto dall’autore in quel passaggio storico che catapultò il mondo nel secolo della prima guerra mondiale, nella nascita del nazismo e in tutte le conseguenze che ne seguirono. La montagna magica diventa, così, con le sue più di mille pagine un affresco sociale e politico, con riflessioni psicologiche, filosofiche e indicazioni pedagogiche. <<Un romanzo – lo definisce Crescenzi – che è anche romanzo del tempo e sul proprio tempo. Romantico, mistico e umanistico. In questo humus Hans Castorp esce dalla penna di Mann come l’ “eroe per caso” <<capace di elevarsi al di sopra della condizione melanconica della sua epoca e del suo mondo>>. Sì perché mentre impara a vedere la morte scopre la vita. Un percorso pedagogico, ben descritto da Crescenzi, che condurrà il protagonista <<incapace di abbandonarsi alla pulsante felicità dell’esistenza ad afferrare l’intimo nesso di eros e vita e, addirittura, a formulare i principi di una nuova etica che concepisce il dovere dell’uomo come “buona” dedizione al servizio dell’eros e della vita stessa>>.

Il capolavoro di Thomas Mann lo si deve leggere senza fretta, e non solo per le tante pagine, ma per la complessità del metodo e dello stile usati. Non a caso lo stesso autore ebbe più volte a insistere sul fatto che La montagna magica dovesse essere letto due volte, e questo perché dopo averlo terminato il lettore si accorge che la trama seguita ne nasconde altre e con diverse marche connotative. La crescita di Hans avviene, infatti, in realtà parallele, ma distinte. Oscilla e si forma nel reale, ma anche nell’onirico. La parte conscia e inconscia: una materiale e una intima, più profonda e determinante per la sua presa sulla vita.