Il 13 febbraio alla Biblioteca degli Intronati appuntamento con Lunedilibri: “Luxuria” di Oscar Di Simplicio

Una sconvolgente storia di ingiustizie, delitti ed abusi, compiuti dal pievano Marcantonio Niccolai nel borgo sperduto di Montorgiali, in piena campagna maremmana: “Luxuria. Eros e violenza nel Seicento”, edito da Salerno editrice nella collana “Aculei”, è il libro dello storico Oscar Di Simplicio che sarà presentato al pubblico il prossimo 13 febbraio, nell’ambito della rassegna culturale “Lunedìlibri”, promossa dal Comune di Siena in collaborazione con l’Università degli Studi.

L’incontro, ad ingresso libero, si terrà nella Sala storica della Biblioteca degli Intronati (via della Sapienza, 5), alla presenza dell’autore, con interventi di Simone Rossi, professore del dipartimento di scienze neurologiche e neurosensoriali al policlinico Le Scotte, Alberto De Capua, chirurgo specialista in psichiatria dello stesso ospedale e Martina Di Simplicio, medico psichiatra, ricercatrice alla Oxford University.

Attraverso gli atti di cronaca giudiziaria dell’epoca, che ricostruiscono l’istruttoria tenutasi tra il 1631 e il 1633, il testo narra vicende torbide e scandalose che rendono ancora più claustrofobico il mondo periferico e rurale di un borgo sperduto nella Maremma nel Comune di Scansano, con poco più di 500 anime, negli anni oscuri della Controriforma e dell’Inquisizione.

<< La mia intenzione – commenta Oscar Di Simplicio – non è tanto quella di fare giornalismo storico per riportare alle cronache lo spirito diabolico del Niccolai, né tanto meno di limitarsi ad un giudizio etico e morale sulle nefandezze e le angherie compiute da questo complesso personaggio. Piuttosto, mi interessa sollevare alcuni interrogativi universali sull’indole umana, anche con il ricorso alla neurobiologia e alla scienze cognitive: l’istinto dell’uomo è portato al bene o al male? E quali sono i rapporti tra natura e cultura al livello del comportamento? >>.

“Lui era padrone e lui dominava e faceva la Giustizia temporale e spirituale e non c’era altri che Dio sopra di lui”, confessa il prete coevo Tommaso di Domenico Bonitii, durante la propria testimonianza processuale. Frodi, rapine e furti patrimoniali di vario genere, dal bestiame alle terre; corruzione e arbitrarietà nell’esercizio delle proprie funzioni pubbliche; commissioni di omicidi punitivi e, allo stesso tempo, dimostrativi, come nelle moderne pratiche camorristiche; concubinato e paternità, fornicazioni e pratiche pedofile e sodomitiche: il tutto in un miscuglio di amore, arroganza e sopraffazione. Atti di violenza superba e impunita, reiterati nell’arco di un ventennio, grazie ad un capillare sistema di appoggi e connivenze negli alti ranghi della società nobiliare senese e negli ambienti ecclesiastici, resi possibili anche dal consenso interessato o coartato degli stessi montorgialesi. Emerge, dallo psicodramma, il potere coercitivo, per certi aspetti politico e di richiamo machiavelliano, con cui Marcantonio Niccolai riusciva ad imporre sulla comunità locale il proprio ego ed i suoi disegni criminali ed occulti, mantenendo, al contempo, un’ampia base di sostegno ed autorevolezza spirituale.

Un testo, dai contenuti forti, che suscita un inevitabile istinto di condanna, etica e morale, per la crudezza dei fatti e invita a riflessioni di ordine cognitivo, psicologico e socioculturale sulla complessità del Sé e sui meccanismi delle relazioni interpersonali e comunitarie.