Cambiamenti climatici: in Antartide si studiano gli effetti sull’ecosistema attraverso l’osservazione del pinguino di Adelia

SILVIA OLMASTRONIIl cambiamento climatico in Antartide sta sfidando la capacità di    adattamento degli organismi. Gli uccelli marini, come il pinguino di    Adelia dipendente dalla presenza di ghiaccio marino, sono molto    sensibili ai cambiamenti dell’ecosistema e per questo sono    considerati importanti bioindicatori dei cambiamenti in atto    nell’Oceano Antartico. Silvia Olmastroni, ricercatrice    dell’Università di Siena, responsabile del progetto del Programma    Nazionale di Ricerche in Antartide in Antartide “Conservazione di un    predatore intermedio sensibile ai cambiamenti dell’ecosistema    antartico”, è appena rientrata da una missione di studio di due    mesi, durante la quale ha potuto svolgere osservazioni e raccogliere    dati su questo particolare pinguino.
“Le nostre ricerche – spiega la dottoressa Olmastroni, che ha al suo    attivo sette spedizioni antartiche – sono frutto anche di    collaborazioni internazionali con i programmi antartici australiano    e americano, e si basano sul monitoraggio dei parametri    riproduttivi, attraverso conteggi periodici della popolazione e    censimenti giornalieri su oltre 100 nidi di studio. Studiamo inoltre    le aree di alimentazione durante il periodo riproduttivo,    utilizzando trasmettitori satellitari e registratori di immersione,    da cui ricaviamo la posizione su mappa e il profilo di immersione    per ogni individuo a cui è stato applicato lo strumento per alcuni    giorni. Le attività di ricerca si sono concentrate nell’area    deglaciata di Edmonson Point, a circa 50 km NW della base italiana    MZS, dove è localizzata una colonia di circa 3000 coppie di pinguino    di Adelia. Attraverso l’elaborazione e il confronto dei dati    raccolti nelle varie spedizioni riusciamo ad avere un quadro    completo sullo stato di salute dei pinguini, e quindi dell’ambiente    che li ospita. Per la prima volta quest’anno abbiamo iniziato lo    studio delle aree di svernamento degli adulti per quest’are del Mare    di Ross. Abbiamo applicato dei piccoli data logger, tipo GLS, alla    zampa dei pinguini. Gli strumenti saranno recuperati, speriamo in    larga percentuale, tra un anno. Le informazioni raccolte, insieme a    studi simili effettuati in altre colonie del Mare di Ross,    risulteranno particolarmente importanti poiché la biologia    post-riproduttiva per questa specie è ancora parzialmente    sconosciuta”. Una parte della ricerca riguarderà anche lo studio di    biomarcatori fisiologici, per la valutazione dello stress e della    qualità dell’habitat. Le analisi dei campioni ematici, prelevati da    alcuni individui, saranno svolte dalla dottoressa Ilaria Corsi    presso i laboratori del dipartimento di Scienze Fisiche Terra e    Ambiente dell’Università di Siena.
L’attività è stata svolta in collaborazione con il dottor Grant    Ballard (USAP , NSF www.penguinscience.com) presente dal 15 al 20    dicembre 2014 a MZS. Altra collaborazione internazionale riguarda    l’acquisizione di dati in remoto, attraverso due strumenti in    collaborazione con l’Australian Antarctic Division: attraverso la    Penguin Nest Camera, una macchina fotografica digitale programmata    per acquisizione immagini digitali, viene svolto il monitoraggio    remoto di un’area di circa 30 nidi di controllo. Infine, un sistema    automatico di monitoraggio registra gli ingressi degli individui    marcati in un’area di studio di circa 200 nidi all’interno della    colonia.
Al programma di ricerca ha partecipato anche la dottoressa Nicoletta    Ademollo, dell’ IRSA-CNR ROMA.