Bobo Rondelli canta Piero Ciampi ai Rinnovati

Con lo spettacolo ‘Ciampi ve lo faccio vedere io‘ messo in scena ieri sera dal cantautore livornese Bobo Rondelli presso il Teatro dei Rinnovati stanno proseguendo con successo gli eventi della rassegna ‘Rinnòvati Rinnovati‘. Una serie di esibizioni attraverso spettacoli musicali, recitazioni e teatro-canzone dove ci vengono presentati generi teatrali ancora poco partecipati in Italia ma comunque innovativi, originali e rivolti soprattutto ad un pubblico vasto anche grazie al costo ridotto dei biglietti.
Bobo Rondelli ha messo su uno spettacolo che non ci è semplicemente apparso come uno dei classici  omaggi al cantautore  suo concittadino scomparso nel 1980, da Gino Paoli a Vinicio Capossela. Rondelli ha presentato ad un pubblico vasto e piuttosto eterogeneo, studenti e non solo,  quel Piero Ciampi ancora misconosciuto al di fuori del territorio toscano ma  con ‘tutte le carte in regola per essere un artista’.  Poeta un po’ borderline e un po’ maledetto, forse tipico di certi livornesi, basti pensare soltanto a Modì.  Se una breve forma di celebrità lo toccò per ‘cinque minuti’, non fu certamente per i suoi pezzi, quanto proprio per la sua vita da personaggio vagabondo e sregolato.
Su di un palco scarno  e povero, luci basse e sottotono, Rondelli comincia accompagnato soltanto dai suoi fidi Fabio Marchiori alle tastiere e Filippo Ceccarini che entra in teatro passando per il pubblico con il suono secco e devisiano della tromba con sordina.

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La voce potente, molto blues e molto sensuale di Rondelli,  racconta gli addii struggenti e rabbiosi degli amori di Ciampi ,  ‘Fino all’ultimo minuto‘,  della  sua città ‘Sul porto di Livorno‘ –  in cui  “ha lasciato il cuore” e della passione mai negata, da parte di entrambi, per il vino. E accompagnato da  vari bicchieri di vino rosso, Rondelli ci presenta anche il Ciampi meno malinconico con  pezzi più ironici  e irriverenti come  ‘Il merlo‘ e ‘Il vino‘. Non sono mancati classici come ‘Io e te Maria‘, ‘Tu no‘, ‘Sporca estate‘.
La bravura ( e il coraggio…)  di Rondelli consiste anche nel riuscire a dissacrare continuamente, tra un pezzo e l’altro come vero animale da palcoscenico, uno spettacolo che non si ferma semplicisticamente all’omaggio santifico del suo concittadino. Sul palco Rondelli è anche il livornese da bar, il livornese da porto che ama il suo mare (“voi avete il Palio, noi abbiamo il mare”), il livornese che sputa battute continue sulle donne (“preferisco quelle di strada”) , sull’amore, sulla vicina Pisa. Con uno spettacolo di quasi due ore, asciutto, essenziale, riesce a farci conoscere un artista complesso che va ricercato, suo malgrado, perché Piero Ciampi non andava  incontro al suo pubblico (cantava in televisione quasi sempre a braccia conserte, come difesa ma anche come attacco, forse). Ci espone, anche senza microfono, testi mai urlati e con tono caldo e potente,  esalta le parole con passione decisa. Testi semplici, vocaboli quotidiani ,  romantici e prepotentemente realistici: “ma che buffa che sei!..questo è l’amore”  – “io ti porto a nuotare, ti faccio vedere la schiuma bianca del mare”.

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E tra un pezzo e l’altro, tira in ballo quasi tutti, da Renzi (“era meglio quello vero, il Cavaliere, ci faceva divertire di più’) a Papa Francesco (“l’unico uomo di sinistra al momento”). Ideali e realtà quotidiana si intrecciano con le parole di Ciampi, nei quali Rondelli sembra comunque immedesimarsi. Bobo sul palco divaga eclettico e zingaresco, le luci rimangono basse per l’intera esibizione, in tono sommesso proprio come i malinconici pezzi presentatici, ma la sua interpretazione è vibrante e profonda. Particolarmente originale è stata a metà spettacolo ‘Adius‘, pezzo in cui Ciampi racconta di un addio alla donna amata con parole inizialmente sommesse.

Ma, improvvisamente, Rondelli cambia tono e registro: “Vuoi stare vicina? No? Ma vaffanculo. Ma vaffanculo. Sono quarant’anni che ti voglio dire… ma vaffanculo. A te e a tutti i tuoi cari. Ma vaffanculo”. Rondelli incattivisce la canzone e si compiace dei suoi ripetuti vaffa variando la voce, come se facesse le prove per capire quale sia l’arrangiamento migliore da utilizzare.

Spettacolo di due maledetti toscani, fuori dalle righe, analogamente borderline, seppure per diverse ragioni, in contesti e tempi diversi. E nel finale , dopo la dichiarazione d’amore alla mamma scomparsa, con il pezzo ‘Carnevali’ del 2015, ecco un omaggio ad un altro cantautore, forse ‘il’ poeta della canzone italiana, Fabrizio De Andrè, con la breve ma sempre emozionante ‘Canzone dell’amore perduto‘ che Bobo dedica a tutte le donne in platea, invitandole a cantarla con lui e ponendo delicatamente sul palco il microfono.
Un’esibizione tutto sommato pacata rispetto al solito Rondelli, forse anche perché è avvenuta in un contesto comunque alternativo alle ‘bettole’ dove si esibisce solitamente. Colpa forse anche del personaggio malinconico, Piero Ciampi, e delle sue molto intime canzoni d’amore. Il concerto è comunque piaciuto, il pubblico ha partecipato e ha felicemente apprezzato uno dei cantautori toscani più amati: Roberto Rondelli da Livorno detto Bobo.
Giada Infante