Antonio Scurati a Lunedilibri con “La seconda Mezzanotte”

Fantasociologia? Forse. Ma non troppo. “La seconda mezzanotte” (ediz. Bompiani) di Antonio Scurati è un affresco, in lettere, sul decadente abbruttimento del nostro tempo.

Lo scrittore, presente, ieri pomeriggio a Lunedilibri insieme all’assessore alla cultura Lucia Cresti e alla critica Monica Granchi, ha incontrato il pubblico senese per entrare dentro al buio di un’epoca distrutta da cataclismi naturali e, soprattutto, dall’insensibilità dell’uomo verso la natura ed i suoi simili.

Un’affascinante avventura epica per raccontare la crisi del mondo moderno in un clima di orrore e bestialità, adottato appositamente da Scurati, per mettere a nudo le paure più profonde della nostra epoca: la fine della sviluppo economico, la distruzione dell’ecosistema, la rinuncia alla morale; per poi ripartire, ribellandosi, con il sogno e la speranza, caratteristiche solo umane, per un futuro capace di adottare un nuovo modello sostenibile di sviluppo globale.

Scurati, con la sua facilità di linguaggio (oltre ad essere uno scrittore di successo è docente alla IULM di Milano), riesce a caricare le parole e le frasi di marche sensoriali. Cosa non facile nell’era dell’immagine. <<Una sfida all’egemonia dell’audiovisivo – come ha fatto notare la Granchi – sicuramente vinta, perché il suo stile riesce ad allertare tutti i sensi, compreso il tatto>>.

Il romanzo, ambientato in una Venezia del 2092, è la storia della fine della civiltà; sostantivo inteso nella sua accezione di educazione e rispetto verso gli altri.

In uno scenario apocalittico di distruzione planetaria, che ha annientato gli imperi politici e finanziari, la Cina è diventata l’unico indiscusso padrone di quello che è rimasto di città, nazioni e popoli.

Nova Venezia è stata ricostruita come una Babilonia dei vizi per il divertimento dei nuovi ricchi in cerca di scariche di adrenalina al sangue. I festeggiamenti del Carnevale soppiantati da combattimenti tra gladiatori, come nell’antica Roma, sparano nell’etere immagini di morte, trasformate in scintille di vita per i sopravvissuti sparsi sul pianeta. Andranno in <<visibilio>> per quelle carneficine bestiali. Dalla morte, e dalla sofferenza degli altri, il loro antidoto per continuare a vivere.

<<La chiamavano cyberterapia – scrive Scurati – ma l’idea è delle più semplici: se ti immagini in un ambiente in cui tutti muoiono e tu rimani in vita, guarirai dalla paura: essere il sopravvissuto risana la ferita>>. E la ferita della schiavitù, del resto, è molto simile a quella dell’emarginazione, dell’isolamento sociale, economico e affettivo. Un adolescente che uccide un coetaneo per rubargli l’iPhone, il maniaco che rapisce e brutalizza una bambina, il trafficante di organi, lo spacciatore davanti alle scuole elementari, fanno già parte di quel “bestiario” che riempie i notiziari televisivi e aumenta la tiratura della carta stampata. E’ la regola delle tre “S”, dove sesso e sangue stanno, accanto a sport (l’allenata fisicità dei combattenti).

Antonio Scurati ha preso questi tre vocaboli, li ha abbinati al concetto di odio razziale, altro elemento sempre più in voga, miscelati con le forze economiche di

 

 

 

 

 

 

 

 

mercato e, con questo mix, ci ha catapultati in un futuro prossimo: “La seconda mezzanotte” dell’umanità. Una visione fantascientifica, ma solo a una lettura superficiale, perché tanti sono gli ancoraggi alla realtà odierna, da lui abilmente romanzata ed esasperata. Il suo è il grido di quei tanti che vedono persa la loro

identità, venduta e svenduta senza nulla in cambio, se non la cancellazione della memoria. Scurati richiama l’attenzione sull’oggi, per preservare un domani alla terra e alla diversità dei suoi abitanti.

Nell’ultima pagina del libro il senso autentico del riscatto dell’umanità, la sua speranza: <<Eppure il sole si leva ancora, il giorno sorge. Bisogna restare in vita>>. Bisogna ribellarsi come fanno i suoi protagonisti: il Maestro degli gladiatori e Spartaco, l’allievo migliore. Come le figure femminili che, solo apparentemente in secondo piano, assumono più rilievo di quelle maschili, perché le uniche a “combattere” da sole contro un sistema dittatoriale e disumano.