Duecento anni fa: come andò il Palio d’agosto del 1817?

Da quando si corre il Palio dell’Assunta, nell’anno ’17 di tre secoli si è disputata soltanto la Carriera di duecento anni fa, nel 1817…

Da quando si corre il Palio di mezz’agosto alla tonda, ossia dall’inizio del Settecento, come abbiamo appurato negli articoli dei giorni precedenti, nell’anno ‘17 dei tre secoli intercorsi si è disputato soltanto quello di duecento anni fa, nel 1817.

Nel 1717, infatti, il secondo Palio era ancora una semplice “ricorsa” organizzata a spese della Contrada vittoriosa nella precedente carriera di Provenzano, e il Drago, che appunto aveva trionfato a luglio di quell’anno, non si accollò l’onere di rimettere in premio la vittoria conseguita, per cui il 16 agosto non si corse.

I drammatici motivi per cui cento anni fa, nel 1917, non fu disputato alcun Palio li conosciamo molto bene.

Vediamo allora cosa capitò in quel Palio d’agosto del 1817. La prima curiosità riguarda la data di effettuazione, che non fu quella canonica del giorno 16. Dietro richiesta dell’“Impresario” del Teatro dei Rinnovati, infatti, si corse la domenica 17; evidentemente quel sabato 16 agosto erano previste delle rappresentazioni teatrali e il “Regio Governo” aderì all’istanza, decisione oggi impensabile.

Parteciparono alla carriera le seguenti Contrade, elencate nell’ordine d’ingresso ai canapi: Aquila (estratta a sorte), Valdimontone, Torre (estratta a sorte), Bruco, Drago (estratta a sorte), Pantera, Lupa, Onda, Giraffa e Civetta.

Le cronache convengono sul fatto che la mossa fu particolarmente turbolenta.

La prima volta che i fantini si presentarono al canape, quello dell’Aquila, Giovanni Morandi detto Scricciolo, pretese di accostarsi al trotto, ragion per cui rovinò a terra insieme ad Agostino Rochi detto Botto, fantino della Torre, pure lui nel tentativo di forzare la partenza.

Una volta risaliti, tutti vennero rimandati indietro e fatti riallineare. Scricciolo, però, era particolarmente irrequieto, e quando il cavaliere Antonio Palmieri, uno dei due Deputati alla mossa, gli intimò di accostarsi al canape con la dovuta regolarità, cominciò ad insultarlo pesantemente.

In un’epoca in cui non esisteva ancora il meccanismo delle sanzioni amministrative sancite dal Comune, il fatto fu segnalato direttamente all’Auditore di Governo affinché assumesse i dovuti provvedimenti.

In parole povere, si andò a processo di fronte ad un giudice, per direttissima visto che si tenne il giorno successivo, e proprio dagli atti del procedimento veniamo a sapere che Scricciolo avrebbe detto al Palmieri di essere “padrone di fare ciò che gli pareva, che non dependeva da alcuno, e che andasse a farsi buggerare”. Per questa offesa, il fantino finì in carcere per tre giorni a pane e acqua, dopodiché non corse più in Piazza, chiudendo così la sua mediocre carriera.

Tornando alla corsa, finalmente fu data la mossa valida e al primo San Martino entrò in testa il Bruco seguito dall’Onda e dalla Lupa. Dopo il secondo Casato la Lupa, a forza di colpi e nerbate, riuscì a sopravanzare il Bruco, a cui ruppe anche le redini, andando a vincere con il fantino Filippo Rossi detto Vecchia su un baio scuro di Giovanni Grandi.

A 42 anni il fantino senese Vecchia conquistò, così, la prima vittoria dopo ventinove carriere disputate senza successo. Un epilogo “che fece stupire tutti”, e non perché fosse un fantino mediocre, quanto piuttosto, come annota Antonio Francesco Bandini nel suo “Diario sanese”, “Vecchia è d’assai anni che corre in Piazza, e mai aveva vinto il palio perché sempre brigava con tutti i fantini e mai tirava a vincere”.

In un’epoca in cui le rivalità tra fantini condizionavano il Palio forse più di quelle tra le Contrade, Vecchia era acerrimo nemico soprattutto di Luigi Menghetti, detto Piaccina, come si evince dalle cronache di primo Ottocento.

Tra i due gli attriti iniziarono sin dall’esordio di Vecchia, che nell’agosto 1800 montava per il Nicchio, mentre Piaccina nel Valdimontone; al canape cominciarono a trattenersi e a darsele di santa ragione, non partendo nemmeno.

Ed erano ancora lì avvinghiati l’uno l’altro con i cavalli fermi, quando le altre Contrade transitarono alla mossa per iniziare il secondo giro; per separarli dovette intervenire la forza pubblica a forza di bastonate. Alla fine entrambi furono arrestati e condotti in carcere, dove pernottarono fino alla mattina seguente.

Nuovi screzi si registrarono anche nei due Palii del 1810: di luglio Vecchia nel Leocorno portò a dritto la Civetta, dove correva Piaccina sul miglior cavallo, al primo giro a San Martino; ad agosto, invece, caddero ambedue dopo un furioso scambio di nerbate e Piaccina, che correva nella Torre, saltò addirittura sul barbero scosso del Bruco, dove montava Vecchia, impossessandosene come si trattasse di un trofeo di guerra sottratto al nemico.

In questa carriera del 1817, invece, finalmente Vecchia ebbe la meglio sul rivale, considerato che il fantino del Bruco superato e nerbato era proprio Piaccina!

Il Rossi conquisterà il suo secondo e ultimo Palio nel luglio di due anni dopo per l’Onda, chiudendo la carriera nel 1822.

Roberto Cresti

Maura Martellucci