Come ogni anno dal 1847, in Duomo, il 14 agosto si celebra la “messa del terremoto”

Il 14 agosto del 1846 la Toscana è colpita da un violento terremoto, la cui magnitudo, a tutt’oggi la rimane la più alta stimata sulla base degli effetti del terremoto (Mw 5.9) di tutta la costa tirrenica, dalla Toscana fino alla Campania. La scossa principale avviene il 14 agosto alle 12:53 e le zone più colpite le aree occidentali fino a Livorno, Pisa, il Valdarno e poi la Val di Cecina fino a Volterra.
Siena viene risparmiata. Si era appena ripresa dagli esiti disastrosi del terremoto  del 26 maggio 1798 quando alle ore tredici e dieci la nostra città venne colpita dal sisma di maggior intensità mai avvertito dentro le mura cittadine, stimabile intorno al grado 8,5 della Scala Mercalli (pari al 5,3 della Scala Richter).

Così per lo scampato pericolo da 147 anni, ogni anno alle ore 13, si celebra in Cattedrale quella che viene definita la “messa del terremoto”.

“Dall’anno dopo (1847) ogni anno si rinnova questo atto di gratitudine da parte della nostra città celebrando questa funzione per lo scampato pericolo. E’ forse una delle realtà più singolari e meno conosciute della nostra Siena”, ha detto don Enrico Grassini celebrando oggi la funzione. Nella sua omelia ha sottolineato come colpisce che “alla vigila dell’Assunta, la grande festa dei senesi, la festa titolare della nostra chiesa madre, della nostra cattedrale, ci sia in maniera sommessa ancora oggi questo rivolo di gratitudine che rimane un virgulto vivo, verde, e trasmissibile alle nuove generazioni. Un piccolo gesto che, come tutti i piccoli gesti è grande non solo agli occhi di Dio ma fa bene al nostro cuore specialmente in questo 2020 che ha demolito tutte le roccaforti del nostro orgoglio e ha demolito le nostre certezze, soprattutto la certezza di poter controllare la nostra vita, il nostro orgoglio, il nostro mondo. La certezza di sentirci inattaccabili da chiunque perché certi della nostra scienza e della nostra sapienza umana. Il mondo stesso, con le leggi della sua natura ci ha dimostrato di sovrastato la nostra presunta superiorità, non solo quando la terra si muove, con terremoti che hanno creato vittime e stragi.

Questa è la messa per lo scampato pericolo del 1846 ma circa cinquantina di anni prima, nel 1798, le vittime ci furono e i danni: in cattedrale andarono persi gli affreschi dell’abside del Beccafumi, ci furono danni nella cupola, tanti campanili di Siena crollarono come San Domenico. Ma al di là dei danni artistici ci furono vittime come tante vittime ci sono state in tempi recenti, fortunatamente non a Siena, ma come non ricordare L’Aquila nel 2009, al 2016 nel Centro Italia, tutte situazioni vive nella nostra memoria. Non solo i terremoti sconquassano questa nostra autogratificante certezza di sentirsi superiori agli altri, di andare oltre se stessi, quest’anno è bastato un elemento microscopico, un virus, invisibile agli occhi, a metterci tutti nel panico, a metterci tutti in ginocchio prima ancora che economicamente e socialmente, psicologicamente. Abbiamo cercato di tutto per esorcizzare le nostre paure ma quante volte in cuor nostro avremmo dovuto riconoscere la grandezza di Dio e delle leggi della natura, che spesso di Dio ne sono specchio e farne un gesto di umiltà, come uomini e come umanità”.  Un’epigrafe collocata sopra la porta della sacrestia accanto alla cappella della Madonna del Volto ricorda che quella che si è tenuta anche oggi è una messa votiva istituita da alcuni senesi per perpetuare nel tempo il ricordo di questo terremoto che a Siena venne enti: “Perché duri la memoria della incolumità / dal terremoto del XIV agosto MDCCCXLVI / a ore I pomeridiane cagione di lutto a solo avvertito mentre a poche decine di chilometri causò morti e danni ing qua/si tutta Toscana alcuni sanesi istituirono / messa votiva allo altare del/la loro avvocata nel giorno anniver/sario di tanto infortunio e aiuto //”. Recida la lapide.

E il Palio? Siena non venne sfiorata dall’evento sismico quindi la Carriera venne disputata regolarmente il 16 agosto 1846 vinse l’Oca anche se le cronache ci raccontano che: “Non furono fatte Feste straordinarie, perchè la Famiglia Reale giunse all’improvviso. Attesa questa circostanza sembrava che dovessero riuscire brillanti feste, mentre all’opposto riuscirono molto tristi per causa del Terremoto sentito ai Paesi della Costa Toscana, e che si sentì ancor noi, motivo per cui il Granduca appena seguita la Corsa partì subito, e il giorno successivo partì il restante della Famiglia”. Che la funzione di oggi (riti commemorativi per lo scampato pericolo di quel lontano 1846, e per chiedere la grazia di non averne più, si tengono in questo giorno e sempre alle ore 13 in varee località dell’allora granducato di Toscana: a Casciana Terme, Fucecchio, Ponsacco, Ripafratta, solo per fare alcuni esempi) continui a tenerci sotto il manto protettore di Maria e che protegga Siena anche da questo “terremoto” invisibile che stiamo affrontando in questi mesi: non farà tremare la terra, ma certo ci fa tremare i cuori e le menti.