Il mondo barocco del Bernini negli oggetti di papa Alessandro VII

Fino al 3 novembre 2019, sarà possibile visitare nella Cripta del Duomo di Siena la mostra “Marmo, bronzo e argento per Alessandro VII. Oreficeria e scultura monumentale dalla Roma di Bernini al Duomo di Siena”

Da ieri, nei locali della Cripta del Complesso Monumentale del Duomo di Siena, sono in mostra alcuni manufatti in oro, bronzo o marmo, appartenuti o commissionati da papa Alessandro VII, il senese Fabio Chigi. Vescovo di Roma dal 7 aprile 1655 fino alla sua morte, avvenuta il 22 maggio 1667, è rimasto famoso nel tempo soprattutto per aver sostenuto la realizzazione del colonnato barocco di Gian Lorenzo Bernini in piazza San Pietro a Roma.

Il rapporto speciale del Chigi con il poliedrico artista napoletano è indagato nell’allestimento “Marmo, bronzo e argento per Alessandro VII. Oreficeria e scultura monumentale dalla Roma di Bernini al Duomo di Siena”. L’intento della mostra è quello di far conoscere a un pubblico più vasto una serie di oggetti di oreficeria che appartengono per lo più al Museo dell’Opera di Siena, o che sono conservati nella sacrestia della Cattedrale, restando di solito di difficile accesso e visibilità.Grazie a questa iniziativa, è stato possibile restaurare e pulire ognuno di questi preziosi manufatti, che possono essere così meglio studiati e esaminati in questa occasione.

Tra le più significative opere esposte, vanno ricordati innanzi tutto i sei reliquiari di forma monumentale con busti di santi in argento, che il papa donò nel 1663 alla sacrestia della Cappella Chigi o della Madonna, di cui lo stesso pontefice aveva patrocinato la costruzione negli anni immediatamente precedenti, con il noto intervento di Gian Lorenzo Bernini relativo alle statue in marmo.

Ancora meno conosciuti al pubblico sono forse i reliquiari dei quattro antichi protettori di Siena, conservati nella sacrestia del Duomo e fatti inviare da Roma dal cardinale senese Volumnio Bandinelli nel 1660, in sostituzione dei precedenti in legno intagliati da Francesco di Valdambrino. Purtroppo queste quattro urne gemelle hanno subito nel tempo manomissioni e modifiche, senza però che il loro assetto originario venisse del tutto alterato.

Si uniscono a questi, altri reliquiari provenienti ancora dal Museo della Metropolitana, come quello contenente le reliquie di San Prospero, legato a un modello di Alessandro Algardi, o quello del beato Ambrogio Sansedoni della Fondazione Monte dei Paschi, ancora legato alla stessa cultura di classicismo romano verso la metà del Seicento.

Sono esposti in mostra anche tre reliquiari inviati da Roma personalmente da Fabio Chigi ancora cardinale, destinati alla chiesa di San Raimondo al Refugio e appartenenti ai Conservatori Riuniti. Altri oggetti preziosi ben poco noti risultano il piccolo busto di San Filippo Neri della Collezione Chigi Saracini, ispirato ancora a un modello di Algardi, e il Crocifisso posto sull’altare maggiore della chiesa dell’Annunziata. Questo fu commissionato dal principe Agostino Chigi verso il 1670 e fuso su modello di Ercole Ferrata, come analoghi crocifissi disposti per gli altari di San Pietro in Vaticano per volere dello stesso papa Chigi e con la regia di Bernini. Proprio a sottolineare il nesso inscindibile tra oreficeria e scultura monumentale del Seicento romano sono esposti – a ideale inizio e conclusione della mostra – due capolavori della ritrattistica del tempo come gli straordinari busti ritratto dello stesso Alessandro VII.

Il primo, reso con sofisticati effetti coloristici, è quello che Bernini scolpì in marmo nel 1657 per il suo illustre committente, conservato oggi in collezione privata a Siena e eccezionalmente concesso in esposizione.

Il secondo risale a dieci anni più tardi, l’anno stesso della scomparsa del papa, fuso in bronzo su modello di Melchiorre Caffà, il geniale scultore di origine maltese che offrì qui un’interpretazione del soggetto intensamente drammatica.

La mostra, promossa e organizzata dall’Opera della Metropolitana, in collaborazione con Opera-Civita, è a cura di Alessandro Angelini e Alessandro Bagnoli. I restauri sono stati eseguiti da Antonio Mignemi, MIMARC srl. Sarà possibile visitare l’allestimento fino al 3 novembre 2019.

La realizzazione editoriale del catalogo si deve a Sillabe (Livorno).