Augusto Paolo Lojudice: l’Arcivescovo che ebbe l’umiltà di entrare nella sua Diocesi “in punta di piedi”

Il 16 giugno 2019 iniziava il Ministero Pastorale dell’Arcivescovo di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino, Sua Eccellenza Monsignor Augusto Paolo Lojudice. Le tappe biografiche e del suo cammino all’interno della Chiesa si possono riassumere così: nato a Roma il 1° luglio 1964 cresce nel quartiere di Torre Maura, dove fin da giovane matura la sua vocazione a contatto con le realtà giovanili ed ecclesiali di un territorio non facile da vivere. Si forma nel Pontificio Seminario Romano Maggiore e nella Pontificia Università Gregoriana e nell’ottobre del 1988 viene ordinato diacono, nella basilica di San Giovanni in LateOKrano, dal cardinale Ugo Poletti il quale il 6 maggio 1989 lo ordina presbitero.

Poi è vicario parrocchiale della chiesa di Santa Maria del Buon Consiglio a Porta Furba fino al 1992, quando viene nominato vicario parrocchiale di San Vigilio. Nel 1997 viene nominato parroco della chiesa di Santa Maria Madre del Redentore a Tor Bella Monaca, dove rimane fino al 2005 per divenire padre spirituale del Pontificio Seminario Romano Maggiore. Nel 2014 viene scelto come parroco della chiesa di San Luca Evangelista al Prenestino-Labicano. Il 6 marzo del 2015 papa Francesco lo nomina vescovo ausiliare di Roma e vescovo titolare di Alba Marittima e il 23 maggio successivo riceve l’ordinazione episcopale, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, dal cardinale Agostino Vallini. A lui l’incarico di seguire il settore sud della diocesi anche come vicario generale della sede suburbicaria di Ostia. È segretario della Commissione episcopale per le migrazioni della Conferenza Episcopale Italiana. Il 6 maggio del 2019 lo stesso papa lo nomina arcivescovo metropolita di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino e il 16 giugno prende possesso dell’arcidiocesi.

Il 29 giugno 2019, per San Pietro e Paolo, presso la basilica di San Pietro in Vaticano, riceve da papa Francesco il pallio che simboleggia l’autorità di cui il metropolita viene investito. Ma l’imposizione del pallio (non palio, non leggete male: il pallio è un collare di lana bianca largo di una decina di cm che gira intorno da una spalla all’altra con due estremità lunghe, davanti e dietro, dove sono tessute con filo di seta nero quattro croci a forgia greca. Si tratta dell’insegna che appartiene storicamente al Papa di Roma fin dal IV secolo e già da allora abbiamo testimonianze della concessione di questa onorificenza), verrà fatta a Siena, il 13 ottobre, in Cattedrale, dal Nunzio apostolico in una cerimonia unica e storica. Augusto Paolo Lojudice ha subito dimostrato di capire Siena. Viene da realtà difficili, molto più grandi e complesse della nostra che ai suoi occhi può sembrare quasi, banalizzando molto (cosa che lui non fa mai), vita di paese. A fianco degli ultimi, dei poveri e dei marginali, nelle periferie, nei quartieri più disagiati, per i quali ha lottato sempre, anche contro poteri forti (ma lui è “spalleggiato” bene) è arrivato a Siena e ha capito questa città, che è una città aperta a chi la guarda col il cuore aperto.

E ricordo ancora l’emozione quando, per le celebrazioni in onore del nostro patrono Ansano, il 1° dicembre, nell’omelia si fece scappare un “noi senesi”. Era Arcivescovo da pochi mesi, si sentiva a casa e i senesi ai quali corse un brivido lungo la schiena lo capirono e partì, spontaneo, un fragoroso applauso. Non teme di dire e di fare ciò che ritiene essere il bene di questa diocesi e di questa città, non teme di avvicinarsi al mondo del Palio e delle Contrade che, spesso, definisce “un modello da esportare”. Sa di essere (e si sente di essere) il portavoce di tutti: dall’ultimo al primo (e l’inversione è voluta). Sa capire Siena e sa capire chi rende Siena tale, chi ha cercato di riaprire chiese chiuse da tempo, chi è amato dai suoi fedeli perché tiene una porta sempre aperta, che non è solo quella della chiesa ma una disponibilità verso l’altro (chiunque sia, qualunque età abbia, qualunque storia si porti dietro) che è aprire “la porta” di lui stesso. Sa cosa vogliono significare, per i senesi, certi punti di riferimento, come ci ha dimostrato nell’ultima, toccante, cerimonia del Corpus Domini nella Basilica di San Francesco di fronte al miracolo delle Sacre Particole con le quali ha benedetto, in questi tempi difficili (certo che anno più particolare non poteva viverlo: dalla pandemia al non-Palio, che però gli ha fatto provare sulla pelle l’essenza del nostro essere Contratda, lui che presenzia alla funzione di ogni Festa Titolare).

Un uomo che mai si mette sul piedistallo e con il quale puoi confrontarti, parlare, perfino scherzare. Per questo Siena ha aperto il suo cuore, a lui, uno di “noi senesi” che magari a Siena non ci siamo nati, ma ci siamo “rinati”. La aspettiamo stasera (ore 19) nella Collegiata di Provenzano (ci abito due vie dietro, la Vergine dei Miracoli è la mia “vicina di casa”), nella chiesa del Palio, per “festeggiare” insieme. Buon proseguimento di cammino, Eccellenza. Noi ci siamo.

Maura Martellucci

Roberto Cresti