La dama con l’ermellino: una bellezza di Siena. E un amore nascosto.

Portrait of Cecilia Gallerani (Lady with the Ermine), about 1488

“… Cara Cecilia, ho molto pensato al nostro ultimo incontro e alle vostre parole circa il vostro rapporto con il cavaliere Ludovico. Non mi pare cosa giusta che di un amore di una tal bellezza non rimanga testimonianza alcuna, benché comprenda li impedimenti rappresentati dal matrimonio con la Duchessa Beatrice d’Este. Ma giacché in un dipinto si può nascondere un velato segreto, presterò le mie mani e la mia arte ad un vostro ritratto e metterò nelle vostre mani quello che il vostro cuore ebbe per sempre…”

E’ il 1488 quando Cecilia Gallerani legge queste righe firmate Leonardo Da Vinci e siamo nel periodo in cui l’artista fiorentino soggiornava presso la corte degli Sforza a Milano alle dipendenze di Ludovico il Moro; qui Leonardo conobbe la giovanissima e bellissima donna con la quale strinse un rapporto molto stretto e della quale divenne stretto confidente. Lei vive a Milano ed è di origine senese, nata in via delle Cerchia  – pieno centro storico dove oggi palazzo Gallerani si apre di tanto in tanto al pubblico nella sua magnificenza –  e la storia di cui si parla nel carteggio è quella che la legava a Ludovico Maria Sforza, meglio noto come Ludovico il Moro, dalla quale nascerà Cesare, ma all’epoca dell’esecuzione de La dama con l’Ermellino (esposta al Castello del Wawel di Cracovia) il genio non lo poteva sapere.

Quando lei inizia a frequentare gli ambienti sforzeschi è una bambina di appena otto anni, rimasta orfana di padre mentre lui è un affascinante ventinovenne già da tempo sposato con Beatrice D’Este. Il matrimonio ancora non aveva dato eredi al giovane duca, ma la moglie si era presa a cuore le sorti di quella giovinetta figlia di un’amica che si era rivolta a lei per farle avere un’ istruzione e così Cecilia cresce cercando di imitare Beatrice. Quando Cecilia ha quattordici anni è diventata lo specchio della sua ‘’benefattrice’’, ma è molto più bella, e tra lei è quell’uomo così autorevole e affascinante, benché molto più grande, inizia una storia d’amore travolgente. La ragazza inizia a sentirsi in difficoltà nei confronti di Beatrice e trova in Leonardo da Vinci, non solo un consigliere ma anche un confidente, quando a corte la situazione inizia a essere pesante e quando lei perdutamente innamorata di Ludovico si rende conto di non essere l’unica donna della sua vita.

Cecilia è innamorata di un uomo che non può avere come vorrebbe, ma che la rende tremendamente orgogliosa di lui e di essere in qualche modo parte della sua vita. Ed è tremendamente orgogliosa quando una sera Ludovico le dice che sarà nominato Cavaliere dell’ordine dell’Ermellino e che il giorno dopo partirà alla volta di Napoli per ricevere il titolo. Al ritorno dal viaggio il neo-Cavaliere darà una festa e Cecilia vuole essere la più bella, almeno questo visto che non potrà essere ufficialmente la sua donna, ecco perché convoca Leonardo e gli chiede di aiutarla nella scelta dei tessuti. In epoca medioevale usava questo: usavano i sarti in casa, la scelta dei migliori tessuti, dei più pregiati. Ed era un’arte scegliersi la stoffa, saperla scegliere fra tante. Mentre Leonardo guarda Cecilia osservare quelle stoffe, ricercare il dettaglio e la perfezione, selezionare quella stoffa che può renderla una mosca bianca, capisce quanto è grande il suo amore per l’uomo e decide di celebrarlo a modo suo.

Alle volte però il destino ci mette lo zampino perché in quello stesso giorno il Moro convoca l’umanista fiorentino e gli commissiona il ritratto di una donna; Leonardo sorride e annuisce e unisce le due cose. Nessuno però sa che Cecilia dopo quella festa lascerà inspiegabilmente, almeno apparentemente, la corte e che non lo farà da sola, ma incinta di Cesare. Questa è la storia di un’ ispirazione, ma dicono che alle volte la storia si ripeta e in questo caso sembra proprio che sia andata così perché se Cecilia e la sua scelta di stoffe e accessori per un ballo hanno ispirato Leonardo, i tessuti dipinti nei suoi quadri hanno ispirato la moda dei tessuti decorati.

Ecco perché al Metropolitan Musem di New York è stata aperta la mostra ‘’Fashion and Virtus: Texile Patterns and the Print Revolution, 1520-1620’’ che ospita sei disegni con diversi nodi e intrecci attribuiti a Da Vinci che poi furono copiati dal tedesco Albrecht Durer. Una celebrazione oltreoceano del genio fiorentino, una figura centrale della nostra storia, quasi titanica, ma molto probabilmente più vicina a noi di quanto sembri; un uomo dotato di una sensibilità che gli studi hanno definito poi umanista ma che era anche e soprattutto umana.

Vittoria Guideri