Iniziato il restauro dell’altare maggiore della Collegiata di Provenzano, parte anche la raccolta fondi

Sono iniziati i lavori di restauro dell’altare maggiore della Collegiata di Santa Maria in Provenzano, un’icona tanto cara ai senesi soprattutto perché a lei è dedicato il Palio del 2 luglio. Grazie all’Ufficio beni culturali ecclesiastici dell’Arcidiocesi di Siena-Colle di Val D’Elsa-Montalcino sono state attivate diverse iniziative per il reperimento dei fondi necessari per la realizzazione dei lavori di restauro e conservazione dell’altare. La prima, con il sostegno della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, nell’ambito del bando «Let’s Art», grazie alla quale è stata assegnata a questo progetto la somma di 18.250 euro. La seconda, invece, è legata alla grande generosità delle contrade senesi che hanno donato ciascuna 1.000 euro (quindi complessivamente 17 mila euro) per questo importante obiettivo.

Ma queste due lodevoli iniziative non bastano a coprire i costi e per questo l’Ufficio beni culturali ecclesiastici dell’Arcidiocesi di Siena-Colle di Val D’Elsa-Montalcino lancia su tutti i mezzi di comunicazione sociale (sito internet, Facebook, Mia Radio e il canale YouTube dell’Arcidiocesi) una campagna di raccolta straordinaria per raggiungere la somma di 18.250 euro facendo appello alla grande generosità e sensibilità dei senesi.

È possibile sostenere il progetto con un bonifico intestato a: Arcidiocesi di Siena, Colle di Val d’Elsa, Montalcino – Progetti Straordinari: IBAN IT85K0503414200000000002850. Causale: Restauro altare maggiore – Madonna di Provenzano. Per maggiori informazioni potete scrivere a: sostienici@arcidiocesi.siena.it, oppure ci si può rivolgere alla parrocchia di S. Maria in Provenzano.

Per lasciare traccia nel tempo della generosità e dell’affetto dimostrato, i nomi di tutti i donatori verranno riportati sulla pagina dedicata del sito web e social dell’Arcidiocesi, oltre che con un riconoscimento sulla pubblicazione relativa al progetto che verrà realizzata al suo termine.

Gli interventi di restauro già iniziati puntano alla conservazione dell’intera macchina dell’altare maggiore che versa in condizioni di estrema precarietà, riconducibili essenzialmente a gravi dissesti strutturali e meccanici dei materiali costitutivi di supporto. Si rende quindi necessario un intervento di restauro dell’apparato decorativo, che prevede il consolidamento, la ripulitura e il ripristino dei suoi elementi costitutivi.

Inoltre, la lamina metallica presenta molte fratture, lacune e deformazioni che interessano la maggior parte delle figure, con schiacciamenti su gran parte di esse, come anche la parte lignea di supporto posteriore. Fratture, strappi e lacune della lamina metallica sono presenti anche in altri punti dell’opera, con danni particolarmente gravi.

“Se a Siena la Madonna di Provenzano è stata sempre appellata «Avvocata Nostra» – spiegano dall’Ufficio beni culturali  ecclesiastici dell’Arcidiocesi di Siena-Colle di Val D’Elsa-Montalcino – questa volta è per Lei che Siena si sta mobilitando e in particolare per restaurare la macchina d’altare e il prezioso apparato decorativo dell’omonima chiesa che oggi versa in situazioni molto degradate”.

“L’obiettivo prefissato di questa campagna di fundraising – aggiungono – renderà di nuovo possibile a fedeli, visitatori e alla comunità intera della città di Siena di tornare a godere della bellezza e dello splendore originario dell’apparato decorativo che la Chiesa di Provenzano ospita da secoli”.

“La Collegiata di Santa Maria in Provenzano – sottolineano – è uno scrigno di opere d’arte appartenenti non solo alla parrocchia, né ad un singolo ente o individuo; esse costituiscono dei tasselli che, tramandandosi nel corso dei secoli, hanno costruito il presente, di cui tutti dobbiamo sentirci custodi, investiti da un compito ben preciso: tramandare questo enorme patrimonio artistico alle future generazioni”.

“Restaurare un’opera come questa, – concludono – che ha a che fare con ciò che i senesi hanno di più caro, con quella Vergine a cui è dedicato un Palio, significa toccare le corde più profonde dell’identità cittadina, del sentirsi comunità”.