Francesco e un sogno chiamato cinema

Intervista a Francesco Rossi, un giovane regista di Poggibonsi che ha realizzato il cortometraggio “Dirty Sugar”.

Giovani registi crescono. Potremmo dire questo di Francesco Rossi, un 21enne di Poggibonsi che è la “mente” dietro il cortometraggio “Dirty Sugar” uscito ieri su Facebook e YouTube. Dai toni noir ad alto impatto adrenalinico, l’opera dello studente universitario ieri è arrivata seconda nella categoria Giovani al A-Day Movies di Bari. Coadiuvato da ragazzi coetanei Rossi ha realizzato quello che era un vero e proprio sogno, un sogno di cinema. Tutti i grandi registi hanno iniziato proprio dai cortometraggi, che, grazie alla loro breve durata, permettono di essere prodotti con budget ridotti all’osso. Francesco ci ha parlato della sua piccola avventura, che, chissà, potrebbe essere il primo passo di una fortunata carriera.

Francesco Rossi

Francesco Rossi

Francesco dacci un’idea di Dirty Sugar…
«E’ la storia di un grosso equivoco che finisce male. E’ una sorta di commedia nera, anche se il dialogo è poco. La protagonista è una ragazza che va a fare una corsa nei boschi intorno a Poggibonsi e vede un omicidio. Denuncia il delitto alla polizia ma quello che ha visto, in realtà, è un’altra cosa. E a questo punto mi fermo…non voglio svelare nulla».

Quanto tempo c’è voluto per realizzarlo? Com’è stato finanziato?
«E’ stato realizzato in un paio di settimane. Bisogna considerare che dura 9 minuti. Abbiamo fatto una settimana di riprese e una di post-produzione. Mentre invece l’idea è stata messa insieme all’incirca un mese prima delle riprese. C’è stato più lavoro sulla storia che sulla produzione vera e propria.

Il budget è stato di zero euro totali, abbiamo messo insieme i mezzi di nostra proprietà, come la mia telecamera, professionale, e una steadycam. E’ una produzione indipendente in tutto e per tutto».

I tuoi collaboratori tecnici come li hai trovati? Gli attori?
«I collaboratori tecnici Stefano Nardi e Simone Pasqualetti sono ragazzi, sempre di Poggibonsi, grandi appassionati di cinema. Ormai è due anni che mi seguono in maniera costante, aiutandomi in tante piccole cose ma molto spesso fondamentali durante le riprese. Poi c’è Davide Mandolini, direttore della fotografia, che è un ragazzo 21enne di Grosseto che ho conosciuto all’università. Mettendo insieme video e fotografia sappiamo come essere complementari durante le varie fasi di produzione. Non è la prima volta che facciamo cose insieme. Giuseppe Cutrera, uno studente 23enne di Caltanissetta, ha curato tutta la colonna sonora, suonandola direttamente sulle nostre riprese. Ha fatto un lavoro alla vecchia maniera, lui che è un compositore alle prime armi.

Per quanto riguarda gli attori, nessuno di loro è professionista, visto il budget. La protagonista Vittoria Ferri è una ragazza che ha già fatto qualcosa a livello recitativo, quindi è riuscita a dare una bella interpretazione del suo personaggio. Gli altri attori sono persone che già conoscevo per precedenti lavori. Sono quelli che mi avevano fatto un’impressione migliore, per questo li ho coinvolti in questo progetto molto volentieri».

A quali modelli ti sei ispirato?
«L’ispirazione principale per la storia è venuta sicuramente da Blow Up di Antonioni. Il nostro lavoro può ricordare la trama di quel capolavoro, anche se mostriamo il punto di vista opposto, non quello del fotografo ma di chi “entra” nella fotografia. Sempre sul lato della storia potrei aggiungere anche i fratelli Coen di “Fargo”, del “Grande Lebowski” e “Burn After Reading”.

A livello tecnico c’è molto di Sergio Leone. Sia per la regia che per le musiche. Poi c’è il modello di Quentin Tarantino».

Nel corto si fa riferimento a un’organizzazione criminale. Secondo te nella provincia di Siena ci sono fenomeni del genere?
«Ci sono tanti segnali che mi porterebbero a dire di sì. In un territorio come il nostro è più difficile che saltino all’occhio. Probabilmente le organizzazioni criminali si nascondono sotto altre forme, indumenti, modi di fare. Comunque sia parlo senza prove, per sensazioni».

Il corto come lo promuoverai?
«Verrà promosso principalmente a livello di Rete. Stiamo già facendo un lavoro di diffusione “social”, ad esempio con il trailer. Il corto è su Facebook e su YouTube, dove è possibile vederlo in una qualità maggiore. Punto anche su qualche proiezione locale, stiamo prendendo accordi in proposito. Sicuramente le faremo a Poggibonsi e nella Valdelsa, ma sarebbe interessante arrivare anche in altre zone della provincia».

Hai già qualche idea per il prossimo progetto?
«Ho un paio di idee forti. Sicuramente continuerò sulla strada dei cortometraggi, perché permettono una realizzazione veloce. A lungo termine ho un progetto con Davide Mandolini. Vogliamo fare un documentario, insieme a Legambiente, sull’amianto in Italia. Un altro lavoro, più difficile, è quello di una web serie ambientata in Valdelsa, incentrata sulla criminalità nel mondo sportivo».

Emilio Mariotti