La Valdelsa si riappropria dei suoi splendidi manoscritti: le pagine corali tornano a casa

Le splendide pagine corali che tornano alla comunità colligiana grazie all’impegno dei carabinieri.

Ed il monito che Don Enrico Grassini, direttore dell’ufficio beni culturali dell’Arcidiocesi, lancia alla popolazione: “Il miglior metodo per difendere il nostro patrimonio è conoscerlo. L’ignoranza è complice di gravi ferite per il territorio”.

Si è mossa su questi due punti focali la conferenza di presentazione degli antichi manoscritti, anticamente conservati nel duomo della città valdelsana, che sono stati recuperati dall’Nucleo di tutela del Patrimonio culturale dell’Arma.

L’evento si è tenuto al museo San Pietro ed ha aperto il weekend di festeggiamenti per il 430esimo anniversario della fondazione della diocesi e dell’elevazione a città di Colle di Val d’Elsa. Alla cittadinanza oggi sono stati mostrati libri liturgici del 1300. Alcuni di questi volumi provenivano presumibilmente dal convento francescano di San Lucchese. Tra le pagine spiccano le bellissime lettere capitali miniate. “Parliamo di tesori importanti per la storia dell’arte – ha proseguito Don Grassini -. Gli artisti che hanno realizzato le corali erano sicuramente di spessore”.

Nel 19esimo secolo gli straordinari manoscritti sono stati spostati nella Concattedrale di Colle Val d’Elsa. Ma proprio qui hanno subito due gravi eventi che ne hanno compromesso l’integrità: nel 1932 sono state asportate, con un taglierino alcune delle miniature contenute nelle pagine; cinquant’anni dopo c’è stato invece il furto di un volume di dodici corali.

Per il territorio valdelsano è stato un taglio profonda che si è potuto risanare con l’impegno dei militari. “Abbiamo rintracciato le opere grazie al monitoraggio delle vendite delle case d’asta”, afferma Claudio Mauti, comandante del nucleo carabinieri tutela del patrimonio culturale di Firenze. Se da un lato l’attività di indagine per recuperare le splendide opere ha ricordato i film polizieschi, come ha tenuto a precisare lo stesso Mauti, dall’altro è stato essenziale l’aiuto della Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti. “Siamo riusciti dunque a ritrovare e a sequestrare le opere – prosegue il comandante-. Stiamo parlando comunque di un cold case con gli autori del furto che non ci sono più, ma il nostro obiettivo era riuscire a recuperare questi corali”.

“Avete guarito una ferita della Chiesa e della comunità colligiana. Vi ringrazio da parte mia e da parte del Cardinale Lojudice”, così don Grassini si è rivolto  poi agli uomini dell’Arma.

Marco Crimi