30 marzo 1722: furto del Sacramento al Carmine

Il 30 marzo 1722, ci racconta nel suo “Giornale Sanese” Giovanni Antonio Pecci, “nella chiesa di San Niccolò de’ Mantellini, dove dimorano i padri di Santa Maria del Carmine, fu truovato dentro al ciborio mancato l’ostensorio, col Sacramento, perloché ne rimase la città tutta molto addolorata”.
Il 4 aprile seguente era il Sabato Santo e mentre l’organista della chiesa si accingeva a suonare, trova l’ostensorio trafugato nascosto dentro l’organo; subito ne viene data notizia all’Arcivescovo ed all’Inquisitore, mentre i frati carmelitani lo riportano sull’altare. Il 7 aprile il Santissimo Sacramento viene esposto in adorazione ed al Carmine vi si recano l’Arcivescovo “e Capitoli del duomo, e Provensano, ev’intervennero i parrochi della città, co’ loro popoli, recitando per la strada il santissimo rosario, siccome v’intervennero processionalmente i padri Carmalitani Scalzi, e gli Osservanti”.
Il giorno successivo anche la governatrice di Siena, Violante Beatrice di Baviera, si reca, “a piedi”, precisa Pecci, col pievano di San Giovanni Battista e il suo popolo, ad adorare il Santissimo ancora esposto alla devozione della città. Nel frattempo il granduca pubblica addirittura un bando nel quale invita i senesi ad aiutare l’autorità a scoprire chi fosse il responsabile di un tale sacrilegio; a chi lo avesse scoperto viene offerto un premio in denaro che, nei giorni, arrivò, addirittura a 400 scudi d’oro. Ma, in base al resoconto di Pecci, il colpevole non venne individuato.
Maura Martellucci
Roberto Cresti