La Rondinella e il mistero (e l’eredità) che non ti spieghi

La leggendaria villa La Rondinella è stata lasciata in eredità al Comune di Buonconvento, per farne un polo culturale. Sono state queste le ultime volontà della signorina Lea Ricci, recentemente scomparsa all’età di quasi cento anni, ma per il sindaco Paolo Montemerani potrebbe essere un problema: insostenibili le spese da un lato,  un fantasma che potrebbe offendersi, dall’altro.

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La Rondinella… ovvero la villa del mistero che non ti spieghi, se non con il senso di disagio che ti mette addosso il suo liberty e mai il fatto di non essere mai stata abitata. Un luogo ben strano che oggi torna alla ribalta con questa particolare eredità, come se un mondo sommerso riaffiorasse all’improvviso nella nostra razionale quotidianità. Sfoglio di nuovo il mio diario di avventure che si chiama “Al di là di Siena”, un libro a cui tengo molto, frutto di un’epoca spensierata e ricca di spunti passionali. La villa fu iniziata da Luigi Saverio Ricci nel 1910, come riporta un fregio sul cornicione e il progetto fu curato da Gino Chierici e curata con amore fino ai particolari. Peccato che Ricci non fece in tempo a vederla terminata, per quello che doveva essere un luogo d’amore per un giuramento fatto qualche anno prima. Il primo ad abitarla fu una rondine e forse fu tra i pochi che abbia goduto di questa raffinata bellezza, così è facile che una villa vuota si trasformi in luogo di leggende. Si racconta che “la figlia di un farmacista di San Quirico dette un passaggio in auto ad uno strano signore che, durante il tragitto, non fece parola se non per chiedere di scendere davanti a La Rondinella, dicendo di abitare in quella strana villa”. Nel tempo la storia si trasforma: la ragazza diventa un camionista e il misterioso uomo una pallida ed efebica ragazza. L’intreccio, di una misteriosa tazza di caffè consumata da un ignaro visitatore, ci ricorda la leggenda di una casa torre in via San Martino a Siena, comunque la fama sinistra aumenta con ignari passanti presi a sassi, di ragazzi accampati nel guardino che si videro di notte chiudere il cancello da un misterioso uomo tutto verde, perfino dalla voce che i proprietari l’avrebbero regalata a chi avesse avuto il coraggio di passarci la notte. La spiegazione di corpi eterici legati ad un luogo per rimorsi o rancori non sembra quella di La Rondinella . Ma questa bella villa, liberty in decadenza, sarebbe vista da Jung come allucinazione controllata, consentendo alla mente di lasciarsi trascinare dalle immagini. Sogni e visioni non sovrastano il silenzio e la campagna e l’affascinante mistero resta tale. Osservando rapidi e schivi nella notte accanto al suo cancello, ci vengono in mente ancora le parole di Jung: “esistono cose nella psiche che io non produco, ma che si producono da sé e hanno una loro vita propria”.

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La Rondinella odora di liberty, di sfacciata bellezza, solitaria come una culla che nessuno dondola: silenzio, silenzio! Statica immagine di paura: la torre si illumina nelle mente dei veloci passanti, questa lieve foschia notturna ammanta il tetto e le siepi proteggono un segreto, un dilemma! Paura o soltanto solitudine? Odori. Rumori vani e celebrati, da vicino e da lontano si spande la voce di casa sinistra, la morte sonnecchia come un cane che annusa l’aria mentre vigila con un occhio aperto e un dente di timore che spunta dalle labbra. Ed ogni curioso che passa si sente in volo ai suoi sogni, vaghi come le stelle che filtrano nella nebbia invernale. Lo sguardo liberty va oltre, in cerca di nuove prede…
Massimo Biliorsi