Corruzione: in manette il giovane direttore di Ato Toscana Sud

Operazione ‘Clean City’ della Guardia di Finanza: arrestato il direttore dell’Ato Toscana Sud, interdetti dai pubblici uffici altri tre professionisti toscani

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E’ finito agli arresti domiciliari il direttore dell’Ato Toscana Sud (il soggetto che si occupa della gestione integrata dei rifiuti per le province di Siena, Grosseto e Arezzo): Andrea Corti, ingegnere toscano di appena cinquant’anni aveva già messo in tasca, secondo quanto evidenziato dagli inquirenti, un bel bagaglio di guadagni illeciti – oltre 380mila euro – ottenuti come compensi che figuravano come consulenze, prestazioni d’opera professionale o altri costi tipo rimborsi spese. Tra l’altro docente incaricato dalle Università di Siena e di Firenze per corsi specifici sulla sicurezza e sull’ambiente.

L’indagine è della Procura di Firenze e va avanti da diversi mesi: stamani le misure cautelari eseguite dai militari della Guardia di Finanza del capoluogo toscano nei confronti del direttore dell’Ato ma anche di tre professionisti, tutti toscani, con la stessa accusa: turbativa d’asta e corruzione.

Rifiuti spazzatura sacchi

Una conferenza stampa in Procura a Firenze, stamani, ha tratteggiato l’operazione nei dettagli: l’indagine, come hanno evidenziato il procuratore Giuseppe Creazzo e il procuratore aggiunto Rodrigo Merlo, è scaturita da una segnalazione anonima molto dettagliata, “con particolari che non si potevano trascurare”.

Si deve andare indietro nel tempo: un appalto ventennale per un totale di 3,5 miliardi di euro (170 i milioni annui), più o meno.  La gara era per la gestione completa del ciclo di rifiuti nelle province di Arezzo, Siena e Grosseto. Per le indagini il bando era strutturato per favorire un raggruppamento di imprese capeggiato da Siena Ambiente.

Secondo le indagini della Fiamme gialle è emerso un sistema di “commistione” tra controllori e controllati per cui gli indagati avevano concordato preliminarmente, nonostante i ruoli distinti ed incompatibili fra loro, i dettagli della procedura di aggiudicazione nonchè la redazione materiale dei documenti. Così, nella conferenza stampa di stamani, gli inquirenti hanno spiegato che di fatto il bando di gara era strutturato “su misura” per favorire il raggruppamento con a capo Siena Ambiente e per scoraggiare eventuali altri concorrenti inserendo nel bando stesso clausole particolarmente vessatorie.

L’appalto nel 2013 fu effettivamente aggiudicato a Siena Ambiente con un consorzio di 6 imprese (Sei Toscana, ndr).

 

“Questa è un’altra tappa del tentativo di combattere la corruzione in ambito pubblico, fenomeno da cui pare che nemmeno in Toscana si sia immuni”: è il commento (riportato dall’Ansa)  del procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo all’inchiesta sul maxi appalto da 3,5 miliardi di euro per la gestione dei rifiuti ad Arezzo, Siena e Grosseto, che ha portato all’arresto del direttore generale dell’Ato Toscana sud e all’interdizione dai pubblici uffici di 3 professionisti, tra cui l’avvocato fiorentino Valerio Menaldi. Con lui il commercialista Eros Organni, amministratore delegato di Sei Toscana e l’amministratore delegato di SienaAmbiente Marco Buzzichelli. Altre sei persone sono state indagate.

“Il direttore generale dell’Ato Toscana sud – ha spiegato Creazzo – ha fatto mercimonio delle proprie funzioni pubbliche al fine di favorire un intreccio di intese davvero sconcertante a vantaggio dell’aggiudicatario dell’appalto e traendone vantaggi personali. Ha agito nonostante le incompatibilità funzionali. Controllati e controllori agivano insieme per raggiungere il risultato comune di far ottenere l’appalto ad un preciso raggruppamento di imprese”. Il procuratore aggiunto di Firenze, Rodrigo Merlo, parlando delle indagini della guardia di finanza, ha riferito che “l’inchiesta è partita dalla nota di un anonimo indirizzata a questa procura, alla Gdf e alla Corte dei conti. Sono scritti che spesso non vanno molto al di là del pettegolezzo quelli anonimi, ma stavolta c’erano informazioni di dettaglio che non potevamo trascurare. Così la guardia di finanza, partendo da fonti aperte, materiali reperiti su Internet, ha dato il via alle indagini”, iniziata nel 2014, mentre la gara di appalto era stata bandita nel 2010 e assegnata nel 2013. “E’ emerso che l’appalto ha favorito un privato da parte di una realtà pubblica – ha aggiunto Merlo – quando invece sarebbero dovuti sussistere criteri di imparzialità per evitare commistioni e conflitti di interessi”.

Katiuscia Vaselli