In giro per l’Europa con uno zaino e una chitarra: il viaggio di Tommaso

Ventinove anni , la passione per la musica e la voglia di confrontarsi con se stesso per capire i propri limiti: il senese Tommaso Giacopelli ha girato l’Europa con la sua chitarra.

Il momento di partire è arrivato, come spesso accade, quando non ha più trovato scuse con se stesso. Quando, nonostante la giovane età, si è scontrato con il muro di gomma dei pensieri non risolti, delle cose non dette, delle esperienze non fatte. Tommaso Giacopelli ha fatto il suo viaggio emotivo ed è tornato cambiato. E’ partito ragazzo, è tornato uomo.

La passione per la musica e un’irrefrenabile voglia di vedere il mondo: magari, trovando qualcosa in più per capire il passato e migliorare il futuro. Questi sono i principali bagagli con cui è partito Tommaso Giacopelli, ventinovenne e contradaiolo dell’Oca, che ha deciso di mettere alla prova se stesso con un viaggio per l’Europa durato 15 giorni, nessun programma e una chitarra sulla spalla per suonare e da far firmare a tutti quelli che hanno avuto la fortuna di incontrarlo, per strada, in un pub o seduto su una panchina. Dal 10 al 24 aprile, si è spostato unicamente in treno e ha toccato Italia, Francia, Germania, Olanda, Repubblica Ceca e Polonia, in cerca di persone. Sì, perché a Tommaso, uno dei proprietari del Bar Osteria Il Bargello e voce e chitarra dei BCube, interessano le persone. Mettersi alla prova nel confronto con gli altri e scoprire mondi diversi, visti da occhi diversi.

Zaino e chitarra in spalla, quindi. Da cosa nasce questo viaggio?

“Possiamo dire che è sempre stata un’idea che mi girava in testa, ma per una cosa o per l’altra non trovavo mai il tempo o l’occasione per partire. Poi, è stato un susseguirsi di eventi. Sono uscito da una storia importante, una convivenza durata 4 anni e non ero assolutamente abituato a stare da solo… Questo viaggio nasce da un cambiamento avvenuto già prima e continuato durante il percorso, ho voluto ripartire da me stesso, ricercando qualcosa che solo io potevo trovare. Ho voluto mettere alla prova i miei limiti, pensare a me, a quello che è successo e a quello che succederà. Sono partito perché non ho più trovato scuse con me stesso. Non ho organizzato nulla, mi ero portato solo la chitarra e un borsone con qualche vestito (non avevo calcolato il freddo), ogni tappa l’ho decisa sul momento ed i primi giorni ho improvvisato anche l’alloggio, andando a cercare un albergo solo quando arrivavo in città. A Tolone ho rischiato seriamente di dormire in strada e da quel momento ho prenotato via internet durante il viaggio”.

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Cosa cercavi durante i tuoi spostamenti? Hai visitato le città in cui sei stato?

“Visitare le città non mi interessava. Ciò che cercavo erano le persone, i contatti umani, il potermi confrontare con gente diversa da me. Ho cercato luoghi dove mi si notasse e dove mi si chiedesse chi ero e la gente, guardandomi, reagiva in modo diverso: ho suonato la chitarra sul lungo mare in Costa Azzurra e le persone mi guardavano come se avessero visto un alieno. In fondo, ero già stato avvertito. Ad Avignone ho trovato un artista di strada che suonava la chitarra su una panchina, ci siamo messi a parlare, lui in francese ed io in inglese, apparentemente un dialogo impossibile ma alla fine ci si capisce sempre. Mi ha avvisato della mentalità chiusa della gente e a me è venuto un po’ da ridere… Parlare di mentalità chiusa ad un senese!”

La tua chitarra, però, è piena di firme. Nonostante qualche muro, hai conosciuto molte persone?

“Sono portato a dare confidenza, ma spesso mi è stata data. A Eindhoven, alle 8 di sera, mi sono ritrovato in una strada lunghissima e piena di pub e discoteche. Mi sono fermato a prendere una birra in un pub, ovviamente solo con la chitarra sulle spalle, e una coppia olandese si è fermata a parlare con me! Dopo avermi chiesto cosa ci facessi da solo in un pub con la chitarra, sono andati dal proprietario a chiedergli se potevo suonare… si è spenta la musica ed io ho suonato live in un pub di Eindhoven. Una volta finito, li ho ringraziati e sono andato a cena da solo, li ho rivisti dopo”.

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Ci sono luoghi che ti hanno segnato più di altri?

“Durante il viaggio ho deciso di visitare Auschwitz. Ho preferito andare da solo, senza guida, ed è stato tremendamente forte, intenso. Oltre alle stanze con i capelli e le scarpe, è stato il ‘muro della morte‘ a colpirmi, quello dove venivano svolte le esecuzioni. Di fronte a quel muro, puoi quasi immaginare cosa ha provato chi è passato di lì…”

Torniamo a Siena. Come hanno reagito i tuoi amici, la tua famiglia, la tua città?

“Ho visto reagire la gente come se avessi fatto qualcosa fuori dal mondo. E’ stato strano vedere tutto l’interesse che mi hanno rivolto: ho ricevuto milioni di messaggi su facebook, sul telefono, gente che magari non conoscevo ma che ha voluto comunque scrivermi. A casa, mia mamma era abbastanza terrorizzata, mentre babbo è un artista e sono sicuro che quest’esperienza sarebbe piaciuta anche a lui… E’ stato il mio primo fan!”

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E il ritorno? Cosa è cambiato nella vita di Tommaso?

“Non ho trovato risposte, ma nuove cose su cui riflettere e strumenti per capire qualcosa in più. E’ cambiato tanto nella mia impostazione Senese, sono tornato rafforzato e con una mente più aperta di quella che avevo già prima. La contrada, ad esempio, è una passione fortissima ed è la mia vita, ma non esiste solo quella e fuori da Siena il Palio non esiste più. Da musicista, so che qui non vi è un terreno fertile, basti guardare lo scenario della musica live in città e questo mi dispiace. Credo di aver conosciuto me stesso, mi sono reso conto di come mi rapporto con gli estranei e anche nella gente, adesso, cerco qualcosa di diverso, di non convenzionale, cerco persone non stereotipate e che non siano imprigionate nelle loro gabbie mentali”.

Descrivi il tuo viaggio: una parola e una colonna sonora.

“La parola è ‘libertà‘. Sapevo che gli occhi incrociati non li avrei più rivisti… Non mi ha fatto paura. La colonna sonora, invece, è una canzone che ascoltavo spesso durante i viaggi in treno: Lemon Tree dei Fool’s Garden!”

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Katiuscia Vaselli
Arianna Falchi