Siena, vincolo paesaggistico per appartamenti anni ’50 e ’60: il Comune al fianco dei cittadini

Appartamenti anni ’50 e ’60 sottoposti a vincolo paesaggistico: il Comune dalla parte dei cittadini.

In relazione a quanto apparso sulla stampa locale negli ultimi giorni, il Comune di Siena coglie l’occasione per chiarire la situazione degli immobili degli anni ’50 e ’60 sottoposti a vincolo paesaggistico, materia di competenza della Soprintendenza, che allora funzionava in modo diverso rispetto alle modalità attuali.

“Per sgombrare il campo da equivoci, è bene chiarire che non vi è nessuna ‘beffa’ da parte del Comune (come alcuni titoli riportano, a dispetto del contenuto degli articoli) che sta invece tentando di aiutare i diretti interessati, alle prese con problemi che risalgono a decine e decine di anni fa, allorquando furono apportate modifiche non strutturali ai loro appartamenti con procedure che, essendo avvenute a così lunga distanza di tempo, è difficile ricostruire in modo esaustivo e congruo rispetto ai canoni attuali.

Invece di lasciare i cittadini soli davanti al problema, che coinvolge anche Comuni limitrofi, che si sono rivolti al Comune di Siena per mettere a punto un indirizzo unitario, l’Amministrazione Comunale ha interloquito con la Soprintendenza e si è recata presso il Ministero dei Beni Culturali per trovare la soluzione tecnica adeguata. Da questo incontro è scaturita una lettera, inviata ad inizio gennaio proprio all’Ufficio Legislativo del Mibact, finalizzata a chiedere un loro superiore parere che, se positivo, permetterebbe di definire le pratiche in sospeso.

La problematica, com’è noto alle persone coinvolte, riguarda l’autorizzazione paesaggistica, che per il Comune è stata regolarmente acquisita nella stragrande maggioranza dei casi, ma occorre condividere questa valutazione con la Soprintendenza competente per territorio, che è appunto quella di Siena, Arezzo e Grosseto, con la quale è in corso un proficuo confronto.

Per i pochi casi residuali, trattandosi in genere di modifiche edilizie di poco conto e risalenti anche a sessanta-settanta anni fa, abbiamo chiesto al Ministero dei Beni Culturali che possa esservi una autorizzazione postuma, senza sanzioni a carico degli attuali proprietari. Siamo in attesa della risposta, ma come abbiamo spiegato ci sembra impoprio parlare di “beffa” del Comune che, al contrario, si è attivato per dare una mano ai cittadini coinvolti”.