Turchi, messe nere e fiorentini in fuga: le leggende di Palazzo Diavoli

La storia del Palazzo che si trova ad un paio di chilometri da Siena, direzione nord, sulla via Francigena, detto “Palazzo Diavoli”, è molto misteriosa, come se il diavolo fosse intervenuto di persona.


A Siena, presso il popolo, si diceva e si dice ancora Palazzo Diavoli e non Palazzo dei Diavoli. Negli anni passati era diaboli, poi trasformatosi linguisticamente in diavoli che appunto significa ‘del diavolo’. 
L’edificio ha oggi una forma singolare, la parte più antica della struttura risale al XIV secolo e fu poi sopraelevata e munita di torre cilindrica, nel 1460 fu ingrandito e dotato di cappella, dedicata a Santa Maria degli Angeli.
Sembra che questo palazzo appartenesse ad una famiglia senese estinta, dei Turchi, come riportato nel portone principale dalla seguente iscrizione: “Palatinum Turcarum”. 


Le ipotesi su questo nome sono tante ma forse solo tre sono le più accreditate:
La prima è quella dove in notti buie alcuni senesi, insospettabili, si sarebbero ritrovati in questo palazzo per celebrare il culto Satanico con sfrenate orgie e messe nere.
La seconda è legata proprio al nome dell’antica famiglia senese Turchi che dopo la loro scomparsa legò il proprio nome al palazzo che  negli anni venne identificato con “i turchi”, ovvero gli infedeli e pertanto “diavoli”.
La terza ipotesi fa riferimento alla storia, e con precisione all’avvenimento del 25 luglio 1526. Quando il forte e numeroso esercito (5000 fanti e 300 cavalli) inviato contro Siena da Papa Clemente VII e dai fiorentini fu disperso dai pochissimi soldati della Repubblica senese (400 fanti e 50 cavalli). Una fuga definita “vigliacca” dagli stessi fiorentini, certo sproporzionata visto le forze disposte in campo dall’avversario.

Il tutto si evince da una lettera scritta da Francesco Vettori il 5 agosto a Niccolò Machiavelli: “Voi sapete che io mal volentieri mi accordo a creder cosa alcuna soprannaturale ma questa volta mi pare stata tanto straordinaria, non voglio dire miracolosa, quanto cosa che sia seguita in guerra dal 1494 in qua e mi pare simile a certe istorie che ho lette nella Bibbia, quando entrava una paura negli uomini che fuggivano, e non sapevano da chi. Di Siena non uscirono più che 400 fanti e 50 cavalli leggeri, e fecero fuggire insino alla Castellina 5000 fanti e 300 cavalli lasciando l’artiglieria tutta ma senza esser seguiti più d’un miglio, ne fuggirono per dieci”.
Si, i fiorentini videro i “Diavoli” di fronte alle loro facce e fuggirono.
Dalla storia alle leggende o fantasie il passo è breve ma quanto lo è veramente? 
Nei fondi di Palazzo Diavoli hanno dimorato diverse attività artigiane e commerciali che, anche oggi, le “dicerie” popolari sostengono, per burla o sul serio, avessero subito “il maligno”. Nel secolo passato vi fu un vinaio che faceva anche trattoria dove l’oste bestemmiava sempre e comunque, vi fu un carraio che accomodava barrocci e carrozze e viene detto che quando il più vecchio scaldava con piccoli fuochi il cerchio di ferro da mettere intorno alle ruote si dava vita ad un vecchio rito satanico. Sempre legate al fuoco, quindi “ai diavoli” le più recenti attività, le sole che vi hanno sopravvissuto, quella di un artigiano che lavorava il ferro, e quella di un falegname che poco o nulla aveva a che fare con il fuoco ma che dentro la sua bottega indottrinava clienti e passanti sul credere dei “testimoni di Geova” invitandoli a rinnegare la peccaminosa chiesa e fede apostolica romana.

Gabriele Ruffoli