Siena, proiettile minatorio al pm Natalini: arriva la scorta

La paura ha “armato” l’anonimo che con un proiettile inesploso calibro 9 ha accompagnato un biglietto di minacce al sostituto procuratore della repubblica Aldo Natalini. La paura dietro alla quale si nasconde un codardo, un vigliacco, un incapace di farsi guardare in faccia.
Siamo davanti ad un gesto gravissimo che non trova alcuna spiegazione se non il fatto che oggi a Siena c’è una procura che forse ha alzato coperchi che dovevano rimanere chiusi, ha aperto cassetti e cassaforti ricoperti dalla polvere degli anni silenziosi e gaudenti e ha portato avanti indagini che hanno fatto il giro del mondo. Non c’è solo l’inchiesta sul Monte dei Paschi e successiva morte di David Rossi capo area comunicazione della stessa banca, ma ci sono anche frodi agroalimentari che hanno coinvolto mezza Europa, fallimenti milionari sospetti con nomi eccellenti dietro alle quinte e una miriade di reati che coinvolgono a vario titolo enti pubblici. Oggi il sindaco Bruno Valentini e Claudio Guggiari della Cgil scendono in campo per esprimere la loro solidarietà e proprio stamani c’è stata la riunione in prefettura. Un tavolo tecnico presieduto da Armando Gradone su richiesta del procuratore generale presso la corte di appello di Firenze Marcello Viola a cui ha partecipato il capo della procura di Siena Salvatore Vitello. In una nota si legge testualmente che sono state disposte in via cautelare “con effetto immediato l’attivazione a favore del dottor Natalini idonee misure di prevenzione con riserva di ulteriore valutazioni in presenza di nuove emergenze informative”. In parole povere il magistrato avrà una scorta.
Torniamo indietro per ricordare quanto accaduto. E’ lunedì 6 novembre, il pm Natalini viene raggiunto dalla notizia mentre sta facendo udienza. E’ la Digos di Firenze che lo avverte che durante lo smistamento della posta a Sesto Fiorentino le macchine avevano rilevato un oggetto metallico dentro ad una busta a lui indirizzata. E’ scattata tutta la procedura prevista in questi casi ed è saltato fuori il proiettile di pistola:. un calibro 9 inesploso. Natalini insieme ad altri colleghi ha partecipato all’inchiesta su banca Mps e successivamente sempre insieme ad alcuni di essi sulla morte di David Rossi che ancora oggi divide l’opinione pubblica ed è al centro di numerose pubblicazioni. Le indagini sulla banca scuotono Siena e la fanno uscire dalla sua tranquilla quotidianità e durante gli accertamenti arriva la notizia tragica della morte di Rossi. La città non riesce a capire e le opposizioni della famiglia alle due archiviazioni dividono i senesi. Trascorre il tempo, il processo di Mps è già in appello a Firenze e va avanti il troncone milanese, la morte di Davide Rossi già conta due diversi rigetti da altrettanti giudici alle argomentazioni avanzate dai legali della famiglia e allora perché solo ora cercare di intimidire un pm, criticare aspramente la procura della Repubblica di Siena e infondere nella collettività incertezza e insicurezza?
E’ proprio Guggiari della Cgil a rispondere in maniera decisa: “La nostra democrazia si basa su valori costituzionali inalienabili fra cui, primo fra tutti, la divisione e l’autonomia dei poteri di cui ovviamente il ruolo della magistratura ne è interprete principale. Qualunque atto diretto a minare alle fondamenta questo principio e qualsiasi iniziativa svolta a fare pressioni sulla magistratura non può che essere condannato in modo netto”. Solidarietà al pm Natalini anche da numerosi colleghi e il fatto è arrivato fino al Csm.
Le indagini vanno avanti nel massimo riserbo e il diretto interessato ad una nostra precisa domanda si limita a confermare l’arrivo di quella missiva e poi elude la stampa con un ”Deve chiedere al peocuratore”.
Al terzo piano del tribunale il giorno dopo la pubblicazione su vari organi di stampa di quanto accaduto si lavora normalmente. L’anonimo: di nome codardo e di cognome vigliacco, non sembra aver scalfito più di tanto questi magistrati. Certo la preoccupazione c’è ma rimane nel cuore di ciascuno di loro e di quanti in questa città si battono per una democrazia con la ‘D’ maiuscola senza nascondersi dietro ad una busta senza mittente. Camminiamo lungo il corridoio per raggiungere l’uscita e ci vengono in mente le parole di Paolo Borsellino: “È normale che esista la paura, l’importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti”.
Cecilia Marzotti