San Giorgio, protettore dei ghibellini

Camminando per Via di Pantaneto è possibile notare, oltre alla molteplicità di buonissimi bar e ristoranti (alcuni ve li abbiamo suggeriti nei nostri itinerari che potete ritrovare qui), che offrono manicaretti provenienti dalla tradizionale cucina senese, italiana e soprattutto etnica, un particolare e cioè che, ad un certo punto, la strada si allarga quasi a formare una piazzetta dove possiamo ammirare la chiesa di San Giorgio caratterizzata da bellezze architettoniche, artistiche e da tante curiosità che la rendono affascinante.

È stato ritrovato un atto del 1081 che ci fa capire che la costruzione della chiesa era stata effettuata in quel periodo, poi divenne parrocchia e dal 1225, con la Battaglia di Montaperti, che portò la vittoria ai senesi, la chiesa divenne famosa e come riconoscimento nei confronti di San Giorgio, nonché protettore delle milizie ghibelline, fu ampliata con la costruzione di un nuovo tempio il quale, nel 1856, fu ceduto alla Contrada del Leocorno, perché non aveva una sede principale e i lecaioli tennero i locali fino al 1970. Altro aspetto della chiesa è il suo campanile che venne eretto per ricordare quello spettacolare evento della battaglia e, non a caso, si dice che una delle tantissime campanine dei carrocci senesi, che dette anche il segnale della sconfitta di Firenze, abbia dato i suoi rintocchi anche là e che le trentotto finestre che lo circondano stanno ad indicare le compagnie militari che combatterono e portarono Siena vittoriosa ed immortale.

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Un aspetto interessante è capire come erano le strade di un tempo e vedere come lo sono oggi in quanto Via di Pantaneto terminava proprio all’incrocio con Via dei Pispini e proprio là vi era quella che veniva chiamata Porta di San Giorgio o Porticella di Santo Spirito che doveva essere abbastanza bassa e stretta e non a caso, dopo quasi quarant’anni dalla Battaglia di Montaperti, le truppe ghibelline che rientrarono trionfanti in città, per non far abbassare i loro gonfaloni e la c.d. Madonna del Manto sotto l’arco, esso fu abbattuto. A differenza di oggi le mura della città, che si univano con quelle della Valle di Follonica, passavano proprio dietro la chiesa.
La chiesa fu proprietà dei monaci dell’Abbadia Ardenghesca e poi fu data alla Congregazione dei Chiodi che fu fondata da Matteo Filippo Guerra (detto Tejo) che morì nel 1601 e fu sepolto in San Giorgio, dove tutt’oggi possiamo vedere la sua tomba. I confratelli di Tejo continuarono la loro vita là fino alla fine del ‘600 e cioè fino a quando si trasferirono, sotto l’ordine di Marcello Biringucci nonché proprietario dei locali adiacenti alla chiesa dove i confratelli tenevano le loro adunanze, in un oratorio vicino a Piazza dell’Abbadia dove rimasero fino al 1699. Oltre alla tomba di Tejo Guerra è possibile vedere ed ammirare le spoglie del pittore Francesco Vanni e dell’arcivescovo di Siena Alessandro Zondadari che ancora oggi riposano nella chiesa di San Giorgio.

Emilia Spinelli