La pittrice del Palio Laura Brocchi: “Errato dire che ho voluto inserire segni precisi”

Ci sono i fiori arancioni e verdi, gli stessi dei soffitti affrescati del Teatro dei Rozzi. Ci sono tre fiori giù, in basso, ricordo di una bambina che fece un disegno raffigurante un palio, e che conserva, per il suo babbo. Ci sono i raggi e magari anche gli elefanti, le formelle alla maniera di Oscar Staccioli e i ‘ciondoli’ alla Mitoraj che oggi quella bambina diventata donna ha inserito nel suo Drappellone. C’è la luce e ci sono i colori tenui, c’è la zampata di un gatto e il volto di una madre, il ricordo del padre, il lavoro del fratello e delle amiche. Ci sono tutti i segni e le cabale che ogni senese può volerci vedere.

Laura Brocchi ha voluto tutto il suo microcosmo nel Palio che ha dipinto per la Carriera di Provenzano. Quello che ormai, da espressione coniata in occasione dell’intervista a questo giornale, passerà alla storia come ‘il Palio degli affetti’ è in effetti quello che l’artista senese ha voluto con maggiore forza: “Che ci fosse dentro tutto ciò che sono io e ciò che mi circonda, quello che amo. Le particolarità inserite sono esclusivamente legate ai miei affetti e alle mie passioni. Ripeto, ho cercato di essere più super-partes possibile”.

Ci chiede di ribadirlo, Laura Brocchi, perché non ci sta a sentir dire che nel suo Palio è volutamente nascosto un elefante (riferimento al suo essere torraiola): “Finché si chiacchiera al bar va bene, benone, ma dire o scrivere pubblicamente che lo ho voluto io è del tutto errato. Ho rispetto per il drappellone, che considero fino al 2 sera proprietà di tutti. Quindi non ho voluto, intenzionalmente ripeto, mettere segni. Lo ho affermato nelle interviste precedenti. Mi aspettavo che le persone ci vedessero quello che pare loro. Anzi, lo aspettavo con divertimento e curiosità. Fa parte del gioco ed io, il gioco, lo conosco molto bene. Tanto bene che so che è perfettamente inutile, se non controproducente, mettere segni propiziatori nel drappellone da parte di un’artista di contrada. Mi pare la storia lo insegni”.

E sì, la storia insegna che il Palio, come la vita, è fatto di paradossi e scherzi del destino. Più volte è successo che il Drappellone dipinto da artisti contradaioli sia stato vinto dalle Contrade avversarie, così come succede per quelli che portano i cavalli in Piazza e li vedano andare in sorte (e vincere) nella contrada avversaria.