La misteriosa fonte di Doccia fuori porta Camollia

L’acqua, lo sappiamo tutti, è fonte imprescindibile di vita e Siena ne ha fatto un esempio per secoli. La consapevolezza dell’importanza dell’acqua e del legame ancestrale, eterno ed indissolubile che ci lega a questo elemento essenziale risale alla notte dei tempi.


La fonte di Doccia, per i più sconosciuta, potrebbe davvero essere la più antica di Siena, almeno stando ai documenti storici rinvenuti. Marco Falorni tra le sue tante cose interessanti scritte su Facebook ci mette a conoscenza che: “La stessa, scriveva Fabio Bargagli Petrucci all’inizio del ‘900, “era ed è situata fuori porta Camollia, verso la valle del Riluogo, sotto una greppa che sostiene un ristretto altipiano, già dei frati di Santa Croce, anche oggi occupato da ville che portano il nome di Doccia”. Il riferimento è alle vie Doccia e Doccino. Bargagli Petrucci ricorda che tale fonte, stando ai documenti d’archivio conservati a Siena, è citata la prima volta nell’anno 1247. Ma recentemente il bravo storico senese Alessandro Leoncini ha rinvenuto documenti molto più antichi, risalenti addirittura all’anno 1073, relativi alla fonte di Doccia, e conservati presso l’Archivio di Stato di Firenze, provenienti dalla badia vallombrosana di Passignano, a due passi da Tavarnelle Val di Pesa. Dunque, la fonte di Doccia sarebbe citata nei documenti addirittura prima della famosa fonte Branda, ricordata nel 1081 insieme alla vicina fonte della Vetrice. Della fonte di Doccia, attualmente, non è rimasto molto purtroppo.”


Stando ad alcuni scritti trovati in vecchi libri in possesso della biblioteca comunale sembra che fosse una fonte molto importante per la zona nord della città. Da essa, insieme ad altre piccole sorgenti nascerebbe il fosso Riluogo che andrebbe poi a gettarsi nel fiume Arbia nei pressi di Isola d’Arbia passando per viale Sardegna, Toselli e la zona di Renaccio.
Fonti, sorgenti e fontane erano particolarmente frequentate dalle donne che vi attingevano quotidianamente l’acqua indispensabile non solo per bere, ma per innaffiare, lavare, cucinare e per ogni altro lavoro domestico.
Su questa fonte pare ci sia una leggenda, raccontata molto tempo fa e arrivata fino ai suoi avi dopo anni e anni di passaparola.
Pare che la fonte fosse presidiata da un grande serpente Cervone detto anche “frustone”, che raggiunge le maggiori dimensioni tra i Rettili italiani (quasi 2,40 metri) ma che per una stregoneria esso arrivasse fino a 4 metri di lunghezza, terrorizzando tutte le persone della zona.


Questo serpente era attirato dal latte delle vacche e delle capre al pascolo li nella zona, e sembra che per procurarselo si attaccasse alle mammelle degli animali, o addirittura lo leccasse dalle labbra sporche dei lattanti dormienti o dal seno delle donne. 
La leggenda però narra che le donne stesse si avventurassero fino alla fonte per procurarsi quell’acqua dove il rettile viveva, perché ricche di sostanze che aumentavano l’abbondanza di latte materno, esse dovevano immergersi al suo interno e poi bere le acque per molte settimane.
Un giorno però una giovane donna venne aggredita dal serpente mentre era andata a prendere l’acqua e facendole perdere il bambino che aveva in grembo per il grande spavento. Il promesso sposo che era un soldato dell’esercito Ghibellino noto per il suo coraggio e la sua astuzia decise di affrontarlo e ucciderlo.
Purtroppo dopo aver ammazzato il grosso rettile venne a morire pure lui per le ferite riportate e pochi giorni dopo venne seppellito proprio vicino alla fonte. Il nome dell’uomo sembrava fosse Duccio e da qui forse il nome Doccia e Doccino.
Si racconta inoltre che la tomba sia ancora intatta da qualche parte vicino alla fonte e che al suo interno si trovi la spada che uccise il serpente guardiano.

Articolo e foto:Gabriele Ruffoli