Il Palio di Brio e Tittia

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Equilibri che si rompono e nuovi fronti che si prospettano. L’apertura della stagione paliesca 2015 chiude porte e spalanca, forse, portoni. Di sicuro cambia le carte in tavola per tante strategie che hanno dominato negli ultimi anni. Un momento di ricambio fisiologico che prima o poi sarebbe dovuto arrivare. L’occasione è adesso, con due contrade favorite – il Nicchio e la Torre – e i due fantini migliori a decidere le sorti anche per le altre otto. Possiamo anche pensare, per poesia, che non sia così ma nel momento stesso in cui i palii corsi in altre parti d’Italia determinano favori e legami che i fantini riportano in Piazza, siamo costretti a stare con i piedi per terra a godere di una Festa che non appartiene più soltanto ai senesi. Tant’è.

La sorte ieri ha baciato Nicchio e Torre ma anche la Selva, i primi a sistemarsi sono stati Brio nella Torre e Tittia nel Nicchio e ovviamente di questo nessuno si è stupito più di tanto perché era nell’aria. Tuttavia, questo sancisce ufficialmente un cambiamento nei rapporti tra Oca e Nicchio, perché il Tittia ha un legame fortissimo, naturale quasi, con Fontebranda. Di qui alla riflessione sulla ‘gestione’ di Jonatan Bartoletti da parte del Valdimontone, il passo è breve. Certo, nessuno si prenda e ci prenda troppo sul serio perché ormai chi ci legge da anni sa che per chi scrive il Palio è un gioco e va vissuto con leggerezza e ironia, anche se coinvolge fino in fondo l’anima e le emozioni, rabbia e dolore compresi. Comunque, dicevamo, le strategie di conseguenza hanno portato il Valdimontone a cercare un posto interessante per Bartoletti, tentando la strada della Selva e trovando poi quella della Pantera. La Selva di capitan Targetti si è trovata in quella situazione d’oro – di nome e di fatto, dato il cavallo – per cui può risultare il ‘monte’ dove le Contrade possono investire per le loro strategie. A distanza di due anni da quando La Nazione anticipó – non senza scatenare un certo vespaio – la volontà dell’allora nuovo capitano Luca Targetti di avvicinare l’imperatore Trecciolino, quel destino si è compiuto. Esperienza insegna che nulla va forzato ma soltanto saputo aspettare ed è per questo che, nonostante i favoriti siano Tittia e Brio che hanno messo a cavallo praticamente tutti i loro uomini, non tralasciamo questa Selva dove Trecciolino può giocare puntando alla quattordicesima vittoria in piena serenità e senza nessun fastidio.

In tutto questo potrebbe stupire in prima lettura la monta della Tartuca: la Contrada di Castelvecchio in realtà segue da tempo Carlo Sanna e la scelta del capitano Gianni Cortecci, a dispetto di una ‘targa’ imposta al fantino, parla di una visione strategica.
Per il resto: Salasso nel Leocorno è durato un’ora per poi tornare a ‘casa’ nell’Onda, mentre in Pantaneto va il debuttante Elias Mannucci.
Bighino nella Civetta, Amsicora nell’Onda, Tremendo nell’Oca e soprattutto Veleno II nel Montone sono quelli che definiscono davvero questo Palio, ne trattano i confini e i contorni? Delle due l’una: o si tratta di scelte che non potremmo, nel Palio ‘politicamente corretto’ definire quello che sono: killer oppure sono gli uomini giusti al momento giusto per definire un’unica, vera strategia: quella del Tittia e di Brio.

Katiuscia Vaselli (fonte: La Nazione)