A Siena torna la “pallonata”: ecco di cosa si tratta

Il 14 febbraio 1718 a Siena era già tempo di Carnevale ed in questo periodo particolare tra i festeggiamenti, c’erano sempre una pugna o una pallonata disputate nel Campo. E se la pugna era una sorta di scazzottata generale praticata sin dal Medioevo, la pallonata aveva lo scopo di buttare un pallone, di solito lanciato dall’alto della Torre del Mangia ad inizio partita, nella porta avversaria: le due porte si trovavano una alla bocca del Casato e l’altra all’imbocco del Porrione. Si doveva fare goal, insomma. Con il tempo, però, in questi giochi erano stati introdotti troppi “abusi et inconvenienti” e così in questo 14 gennaio 1718 la Balia emise nuove disposizioni nel tentativo di regolarli meglio. Interessante l’articolo 6: la partita di pallone doveva durare almeno 15 minuti, e siccome i capi delle squadre erano troppo occupati a distribuire “i cartelli di disfida e risposta” (autentici striscioni ante litteram ove si dileggiava l’avversario), il Capitano del Popolo poteva interrompere il gioco quando lo riteneva opportuno. Ad inizio ‘900, gli organizzatori degli spettacoli in Piazza del Campo (La Società delle Feste, i commercianti senesi, tra i vari) cercarono, per attirare turisti, di moltiplicare l’offerta degli spettacoli in costume, di riproporre la pallonata “medievale”nel Campo. Di fronte ad un pubblico che, a guardare le foto del tempo, non sembra foltissimo, viene disputata una prima edizione di questo revival il 17 agosto 1904, come evento conclusivo della Mostra dell’Antica Arte Senese e, al tempo stesso, come celebrazione del rinnovo delle monture delle contrade. Una seconda versione verrà messa in scena nel 1909, in concomitanza con il primo palio a sorpresa. In queste manifestazioni non compaiono in scena le contrade in quanto tali perché, in memoria degli antichi giochi di affrontamento, disputano la gara due schiere di giocatori vestiti, gli uni, di bianco e gli altri di rosso. Il favore riscontrato (ad onta dell’onore di un paio di cartoline postali e addirittura di una copertina della “Domenica del Corriere”) è abbastanza tiepido, tanto che anche di questa “riesumazione” non si faranno altre edizioni. 

Maura Martellucci e Roberto Cresti