A Sant’Antimo si rivive il medioevo con il concerto “La mia fine è il mio inizio”

Un’occasione unica per poter ammirare uno dei tesori della nostra provincia, l’Abbazia di Sant’Antimo, e poter ascoltare non solo i canti in gregoriano, una tradizione antica che qui viene ancora conservata e portata avanti nel tempo con una ricca proposta di concerti eseguiti da cori di alto livello e da sempre parte integrante della liturgia dei monaci benedettini che per secoli hanno abitato l’Abbazia.Ma oltre al tradizionale canto gregoriano (Viri Galilaei) nella serata sono in programma l’esecuzione di musiche del periodo dell’Alto Medioevo, composizioni polifoniche di organum melismatico (Spiritus Assit, Francia, XII secolo) di Guillaume Dufay (1397-1474) e composizioni die Neue Musik, dal solenne Requiem eterna (VII sec.) fino alla libertà espressiva della musica tonale. Durante questa serata, si potrà ascoltare il Canon alla Decima. Il concerto si concluderà con il Ricercar di Girolamo Frescobaldi, il mottetto Lodate il Signore tutti i gentili di Bach, In Cristus ascendit, graduale di rito romano, e Viri Galilaei, introito dell’Ascensione, proprio del Corpus Domini. A far da controparte a quest’ultimo sarà Alleluja Cristo discendit, tratto dal Tropario di Winchester (VIII-IX secolo, Winchester, Regno Unito).

L’appuntamento sarà sabato 21 settembre alle 17.30 l’Abbazia di Sant’Antimo con l’intervento musicale La mia fine è il mio inizio. musica del IX e XIII secolo eseguito dall‘Ensemble Ascendo e Korotkova Recital (Germania).

Heinrich Schütz, il principale rappresentante del periodo di transizione tra Rinascimento e Barocco in Germania, studiò a Venezia diffondendo in Germania la musica italiana sviluppata da Giovanni Gabrieli e Claudio Monteverdi. Jacopo da Bologna e Guillaume de Machaut furono tra i principali compositori del XIV secolo in Italia e Francia. Il celebre Ma fin est mon commencement (la mia fine è il mio inizio), sofisticato esempio di scrittura musicale, è un Canon à l’écrevisse, un canone in cui le note e le voci si incastrano e si riflettono tra loro come in uno specchio, dando vita ad una sorta di musica infinita e “reversibile”. Jacopo da Bologna e Guillaume de Machaut furono testimoni di una serie di eventi che influenzarono fortemente il periodo dell’Alto Medioevo: la Grande Peste (1345-1353), l‘Inquisizione e le Crociate.Trecento anni più tardi, Bach utilizzò la stessa tecnica compositiva nell‘arte della fuga.