Rischio dissesto per le province toscane

A rischio la minima manutenzione ordinaria sugli oltre 8.200 chilometri di strade toscane.

Le province toscane sono sul piede di guerra. Impegnate nell’attuazione della legge numero 56/2014 che le ha riformate, lamentano l’ultimo taglio da oltre 95 milioni di euro, che si aggiunge a quello di 54 milioni dello scorso anno. I presidenti delle province, attraverso una mozione determinata nel consiglio direttivo di UPI Toscana, chiedono a Governo, Parlamento, Regione Toscana e Anci di intervenire, prima che scatti il “dissesto indotto”:

«Le province toscane da tempo sono impegnate nell’attuazione della l. n. 56/2014 e nella sua applicazione territoriale, avvenuta attraverso legge regionale. Il risultato è che ormai il vecchio ordinamento provinciale è da considerarsi superato e l’impegno dei sindaci – nuovi amministratori provinciali – è proteso a costruire la nuova architettura istituzionale, prevista dalla riforma costituzionale, quale ente intermedio di governo di area vasta, a cominciare dall’esercizio di funzioni fondamentali come strade e scuole.

L’ente di area vasta come “Casa dei comuni” rappresenta quindi la prospettiva futura su cui costruire un nuovo modello istituzionale a servizio dei Comuni stessi e dei loro cittadini.

Oggi, con i tagli avvenuti e con la certezza di default amministrativo – indotto dalle stesse manovre finanziarie – verrebbe certamente meno qualsiasi prospettiva, pesando in modo negativo sui servizi da erogare.

In Toscana a partire dal 2012, dai provvedimenti del governo Monti fino all’ultimo taglio 2016 previsto dalla legge di stabilità 2015, il prelievo a vario titolo effettuato nelle 9 province si aggira sui 231 milioni di euro, su una popolazione (esclusa la città metropolitana di Firenze) di circa 2,7 milioni di abitanti.

In particolare l’ultimo taglio di oltre 95 milioni di euro – previsto dalla legge n. 190/2014 per il 2016 – si aggiunge a quello di 54 milioni dello scorso anno. Tale taglio, proposto in questi giorni dal Governo in sede di Conferenza Stato Città ed Autonomie locali, non è sostenibile, determinando per la Toscana il “dissesto indotto” di almeno 6 province su 9, e soprattutto impedisce il prosieguo dell’attuazione della riforma, vanifica gli sforzi compiuti in un anno e mezzo di difficilissima amministrazione e rende evidentissima una crisi istituzionale nel rapporto del Governo e del Parlamento con i sindaci e le autonomie locali.

Con questi tagli si eludono le sentenze della Corte Costituzionale e i pronunciamenti ripetuti della Corte dei Conti. Non si dà ascolto all’appello stringente fatto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, di fronte ai sindaci, in occasione dell’ultima assemblea nazionale dell’Anci. Si ripropone un tema di mancato rispetto delle garanzie costituzionali e di parità di diritti dei cittadini che per funzioni d’importanza essenziale per le nostre comunità, quali la cura degli edifici scolastici e la manutenzione e la sicurezza delle strade, non possono essere divisi in categorie che discriminano negativamente la parte più larga dei territori e della popolazione.

Verso i cittadini. Con il dissesto di 6 province nulla sarà più come prima in Toscana, a cominciare dal mantenimento dalla rete. Infatti ad oggi, senza interventi correttivi, le province toscane si trovano nell’impossibilità di garantire la minima manutenzione ordinaria sugli oltre 8.200 chilometri di strade.

Anche per la sicurezza degli oltre 150.000 studenti delle scuole secondarie, dal prossimo ottobre non potrà più essere garantito il riscaldamento dei 349 edifici scolastici in capo alle province: si tratta di oltre 3,7 milioni di metri cubi da scaldare, di cui 2,8 milioni in fascia climatica D e 790.000 in fascia E. Questi cittadini saranno vittime di mancanza di servizi non per causa di mala gestione locale, ma per tagli pesantemente imposti alle province toscana, uniche nel panorama nazionale colpite così duramente.

Resta incerto, inoltre, il destino e il pagamento degli stipendi degli oltre 2.000 dipendenti provinciali.

Verso i Comuni. Non si dà prospettiva al governo delle funzioni comunali associate nella dimensione di area vasta, secondo quanto avviene normalmente negli altri paesi europei e com’è previsto dalla legge Delrio, nonostante le rinnovate previsioni della Costituzione, e così il superamento delle Province potrà creare un vuoto di governo e ulteriori ritardi nel compimento di opere strutturali non procrastinabili in tre quarti del territorio del nostro paese.

In queste condizioni, nessuno può ancora chiedere ai sindaci e agli amministratori locali impegnati a titolo totalmente gratuito a governare le nuove aree vaste, a mantenere le gravose responsabilità o a gestire dissesti finanziari dovuti all’appropriazione centralista di risorse dei territori.

Facciamo un ultimo appello al Governo e al Parlamento perché si correggano radicalmente i provvedimenti che hanno ricevuto il parere motivatamente negativo dei sindaci e degli amministratori locali che rappresentano le aree vaste.

Chiediamo alla Regione di concorrere ad esercitare la più forte pressione sul Governo e sul Parlamento e di impegnarsi ad affrontare i problemi specifici per rendere sostenibile l’attuazione della legge Delrio.

Chiediamo all’Anci di farsi carico della protesta dei sindaci e degli amministratori locali che governano le aree vaste, con chiari pronunciamenti dei suoi organi, ad ogni livello.

Qualora il nostro appello rimanesse inascoltato prenderemo le decisioni conseguenti rimettendo ai consigli e alle assemblee dei sindaci il nostro mandato».

I PRESIDENTI DELLE PROVINCE TOSCANE; IL PRESIDENTE di UPITOSCANA