“Camera con Vista” di Luigi Dallai – 11 settembre

Luigi Dallai

Mentre il Governo è in bilico la Camera ha ripreso i suoi lavori, proseguendo ciò che era stato anticipato venerdì scorso. Il cosiddetto “Giorno X”, quello che potrebbe forse chiudere definitivamente la vita politica del Cavaliere, sta per incrociare i lavori parlamentari con esiti al momento non prevedibili.

Non possiamo accettare ricatti, né si può acconsentire che il Pdl per spirito di conservazione, ci accusi di scarso senso di responsabilità, solo perché intendiamo far applicare la Legge. Mi preme sottolinearlo, perché la settimana che si apre con “L’ultimo grado di giudizio” per dirla come Ilvo Diamanti, non si riduca a uno sterile dibattito da salotto televisivo su Berlusconi. C’è molto da fare e il nostro compito è non incartarci nella dicotomia, costruita ad arte, fra politica e diritto, o fra governabilità e legalità. Dobbiamo invece provare a tamponare le emergenze economiche del Paese e portare a termine le riforme per le quali questo Governo è nato. Prima raggiungeremo lo scopo, prima saremo nella condizione di tornare al voto, possibilmente anche prima dei diciotto mesi che il Governo si era dato come orizzonte temporale.

Questo è il nostro compito al Governo e soprattutto questo è il compito della Politica. Legalità e diritti non sono valori contrattabili, e non sono nemmeno il paravento per non cambiare niente. Ed è davvero curioso che molti dei fautori del Governo delle larghe intese, soffino adesso sul fuoco della crisi. Il voto del Senato rispetto al provvedimento di decadenza di Silvio Berlusconi arriverà nei prossimi giorni, forse nelle prossime settimane; su questo non abbiamo dubbi. Nel frattempo occorre continuare a lavorare, perché i timidissimi segnali di ripresa, accompagnati tuttavia da preoccupanti stime sul Pil, lo stato dei livelli occupazionali e dei conti economici del Paese, le necessità di mantenere una rappresentanza credibile dei nostri interessi sullo scenario europeo, suggeriscono di mantenere alta la concentrazione sui problemi. Spiace dover ammettere che un maggiore sforzo per cambiare almeno la legge elettorale, ci avrebbe posto in una posizione di maggiore forza e credibilità in questa fase politica estremamente confusa.

Nel frattempo siamo riusciti a concludere un provvedimento non risolutivo ma certamente importante a favore delle politiche di sostegno al sistema dell’istruzione pubblica. Finalmente e giustamente la scuola torna al centro dell’agenda politica; perché se riparte la scuola riparte il Paese. Con il decreto sull’istruzione sono stati restituiti 400 milioni alla scuola, dopo che nelle ultime cinque stagioni le erano stati sottratti 8 milioni di euro. Il decreto approvato prevede la stabilizzazione in tre anni di 69 mila docenti precari; l’assunzione definitiva per 26 mila insegnanti di sostegno e il reclutamento di 16 mila unità tecniche e amministrative. Oltre che sul fronte dell’occupazione, la guida del Ministro Maria Chiara Carrozza ha dato impulso al welfare dello studente: 100 milioni per aumentare le borse di studio per gli universitari e 15 milioni per aiutare gli studenti capaci e meritevoli con le spese di trasporti e mense. E anche la possibilità di usare i libri di testo nelle vecchie edizioni e addio al bonus maturità per l’accesso alle facoltà a numero chiuso, che non garantiva equità tra diversi classi e scuole. Insomma un’inversione di rotta nelle politiche a tutela del sistema scolastico che rappresenta una vittoria del Partito Democratico. Forse non siamo riusciti a fare della scuola la “nostra IMU”, per usare la riuscitissima formula usata dal Ministro Carozza nella serata conclusiva della Festa Democratica in Fortezza, ma abbiamo finalmente imboccato il percorso di allontanamento dalla pessima Legge Gelmini.

Sul fronte delle riforme è arrivato al voto finale il ddl costituzionale che istituisce il Comitato parlamentare per le riforme costituzionali, che ha tra i suoi compiti quello di esaminare i progetti di legge di revisione costituzionale, afferenti alle materie della forma di Stato, della forma di Governo e del bicameralismo, nonché i coerenti progetti di legge ordinaria di riforma dei sistemi elettorali. Se vogliamo fare le riforme, questo è il momento di impegnarsi. Chi arringa la piazza e inscena pagliacciate come quella di salire sul tetto di Montecitorio cerca di nascondere il vuoto di proposte, e con esso la totale incapacità di immaginare politiche innovative. Questo è tanto più grave di fronte alla concreta possibilità di una crisi di governo.

Oggi poi discutiamo della situazione di guerra in Siria. Con sfumature, anzi, con impostazioni culturali profondamente distinte, il dibattitovede però una sostanziale omogeneità di vedute sulla decisione da prendere. Una strada alternativa all’intervento militare, la strada del negoziato e del peace-keeping, della messa sotto tutela dell’arsenale bellico. Un paese come l’Italia, ancorché stremato da una crisi che rischia di indurlo a voltarsi dall’altra parte rispetto ai problemi del mondo, non può venir meno alla sua tradizione di politica estera, e non può pensare che ciò che accade sulle altre sponde del Mediterraneo non influenzi la nostra vita di tutti i giorni.

Vedremo se almeno su questo il Parlamento riusciràad esprimersi con voce comune. Per il resto, vedremo gli sviluppi dei prossimi giorni….