Rino Rappuoli finalista dello European Inventor Award 2017

Lo scienziato di Radicofani è uno dei tre finalisti dello European Inventor Award 2017 nella categoria “Premio alla carriera”

Oggi basta un’iniezione per prevenire pandemie che in passato portavano alla morte milioni di persone: vaiolo, poliomielite, tubercolosi per esempio. Eppure, fino alla fine degli anni ’90, per molte malattie infettive non esistevano vaccini. Gli studi pionieristici del microbiologo italiano Rino Rappuoli (che oggi ha 65 anni) hanno cambiato la situazione: i suoi vaccini sono derivati dal sequenziamento del genoma degli agenti patogeni. Con questo approccio è stato possibile creare una copertura per malattie infettive come la difterite, la meningite batterica e la pertosse, eradicando un bel numero di malattie mortali.

Grazie a questi contributi Rino Rappuoli è uno dei tre finalisti dello European Inventor Award 2017 nella categoria “Premio alla carriera”. I vincitori del premio, giunto alla sua 12ª edizione, saranno annunciati in una cerimonia che si terrà a Venezia il 15 giugno.

«Rappuoli ha dischiuso i potenziali benefici della genomica nel settore della sanità pubblica e ha aperto la strada a un modo più efficiente di affrontare le pandemie», ha detto il presidente di European Patent Office, Benoît Battistelli, annunciando i finalisti di European Inventor Award 2017, «i vaccini di nuova generazione hanno comportato un cambiamento paradigmatico salvando milioni di vite da infezioni fino ad allora mortali come la difterite, la meningite batterica e la pertosse. Questi vaccini che ha sviluppato rappresentano ora immunizzazioni standard somministrate a milioni di persone nel mondo e possono combattere efficacemente le malattie infettive nelle aree del mondo meno favorite».

Il microbiologo italiano ha ottenuto la sua prima scoperta nel 1993, quando lavorava al Centro di Ricerche Sclavo di Siena, un laboratorio molto accreditato per lo sviluppo di vaccini. Cercando un modo per sviluppare vaccini contro infezioni resistenti agli approcci tradizionali, Rappuoli ha usato la genetica. Rappuoli si è concentrato sugli zuccheri (polisaccaridi) che proteggono come una capsula ogni specifico batterio e li ha coniugati ad antigeni proteici ottenendo così una risposta immunitaria forte e definitiva. Questi vaccini ‘coniugati’ rendono le persone immuni da malattie infettive come la difterite, la pertosse, le malattie causate dal batterio emofilo e dall’elicobatterio del piloro.

Una vita di contributi scientifici ha fatto di Rappuoli uno dei fondatori della microbiologia cellulare – l’intersezione fra la biologia cellulare e la microbiologia – e gli ha permesso di inventare nuove tecniche che hanno migliorato le tecnologie della ricerca genetica e della progettazione di vaccini.

Pioniere della ‘vaccinazione inversa’
Prima della rivoluzionaria invenzione di Rappuoli, i vaccini erano basati su versioni attenuate o ‘inattivate’ degli agenti patogeni le quali iniettate nell’organismo creavano una risposta immunitaria. Questo approccio, inventato dal microbiologo francese Louis Pasteur negli anni 80 dell’800, aveva i suoi limiti: per esempio non funzionava con malattie infettive molto serie come quelle da meningococco, il batterio che causa la meningite.

Nel 1997 Rappuoli contattò Craig Venter, il biologo americano al quale si deve la mappatura del genoma, chiedendogli di sequenziare il DNA del meningococco. Sulla base di questa mappa Rappuoli ha fondato il processo che ha battezzato ‘vaccinologia inversa’ e ha creato, nel 1999, il primo vaccino fondato sul genoma. Rappuoli ha fatto storia sviluppando e brevettando uno dopo l’altro i primi vaccini per tutte le  forme di infezione da meningococco (A, B, C, Y e W-135), e ha creato una nuova generazione di tecnologie di laboratorio. «Questi vaccini non sono basati su colture di agenti patogeni. Sono disegnati al computer sulla base della mappa genomica del batterio», dice Rappuoli, «questo significa che i sieri iniettati contengono solo le componenti del batterio necessarie a far scattare l’immunità e quindi non hanno seri effetti collaterali».

L’impatto sociale ed economico nei Paesi avanzati
È difficile esagerare l’effetto diretto dei vaccini inventati da Rappuoli contro malattie come difterite, meningite batterica e pertosse somministrati a milioni di persone nel mondo in programmi di vaccinazione di routine. Il primo vaccino contro la pertosse, distribuito nel 1993 dall’azienda biotech californiana Chiron, ha sradicato la malattia dall’Italia nel giro di 24 mesi.

In Italia, dal 1994, è attivo un sistema di sorveglianza dedicato alle meningiti batteriche che dal 2007 si è ampliato a includere tutte le malattie invasive da meningococco, pneumococco ed emofilo; in Italia, in confronto con gli altri paesi Europei ed extraeuropei, la meningite ha un’incidenza molto bassa, anche grazie alla diffusione della vaccinazione. Quasi completamente eradicata la meningite da emofilo.
Dal punto di vista economico il vaccino, chiamato Bexsero o Menjugate, si è dimostrato un ‘best seller’ per la GlaxoSmithKline che lo produce e distribuisce su licenza: le vendite sono quasi quadruplicate dai 136 milioni di euro del 2015 ai 465 milioni del 2016. Nel 2013, analisti indipendenti della Transparency Market Research valutavano a 1,36 miliardi di euro il mercato dei soli vaccini contro il meningococco e prevedevano un balzo a 4 miliardi per il 2022. All’interno di questo mercato i vaccini coniugati e quelli sviluppati con la vaccinologia inversa dovrebbero avere il 71% del mercato (2,8 miliardi di euro all’anno).

Paesi in via di sviluppo: superare le barriere
Nel frattempo devono ancora essere messi in campo progetti di vaccinazione in Paesi poveri di risorse nei quali dilagano diverse malattie infettive. Per esempio la malattia invasiva da meningococco colpisce 1,2 milioni di persone e ha un tasso di mortalità molto alto se non è trattata. Proprio per questo Rappuoli ha fondato il Novartis Vaccines Institute for Global Health, un’organizzazione senza fini di lucro che rende disponibili i vaccini a prezzi che i Paesi in via di sviluppo possono permettersi. «Le vaccinazioni possono fare molto per ridurre le distanze fra Paesi ricchi e poveri, distanze che noi dobbiamo accorciare», così Rappuoli spiega la sua missione.

Una vita nella ricerca genetica
Le mura della cattedrale di Siena lasciata incompiuta a causa della peste nera, che nel 1348 fece 70 mila vittime su una popolazione di 100 mila abitanti, furono di ispirazione per il giovanissimo Rappuoli «la peste spazzo via tutto lo sviluppo tecnologico e artistico della città. Pensai che una cosa del genere non sarebbe mai più dovuta accadere», ricorda Rappuoli «così decisi di dedicare tutta la mia vita allo sviluppo di vaccini». Dopo aver conseguito un PhD in Biologia all’Università di Siena, Rappuoli sviluppò una passione per la biologia cellulare nel 1978, quando lavorava al Centro ricerche Sclavo. Periodi a Harvard e alla Rockefeller University introdussero Rappuoli alle tecniche di ingegneria genetica più avanzate. Oggi Rappuoli è Direttore scientifico della multinazionale farmaceutica GlaxoSmithKline (GSK) Vaccines e attualmente studia vaccini contro il virus respiratorio sinciziale, il citomegalovirus e le malattie infettive emergenti.

Rappuoli ha ottenuto o depositato a suo nome 150 famiglie di brevetti e ha ricevuto alti riconoscimenti  come il premio Paul Ehrlich and Ludwig Darmstaedter nel 1991, la Medaglia d’oro al merito della Sanità pubblica nel 2005, e la Albert B. Sabin Gold Medal nel 2009. Votato come ‘persona più influente del mondo nel campo dei vaccini’ al Terrapinn World Vaccine Congress del 2013, dal 2015 è Fellow dell’Imperial College di Londra.