Come funzionano le stampanti inkjet?

Sono meglio le cartucce per stampanti uniche oppure separate?

Le utilizziamo frequentemente, ci arrabbiamo se non fanno il loro lavoro correttamente e, soprattutto, ci permettono di migliorare la produttività a casa o in ufficio. Parliamo naturalmente delle stampanti a getto di inchiostro, o stampanti inkjet, diffuse in tutto il mondo a partire dagli anni ‘80, ma con un successo planetario conseguito e maturato nel corso del decennio successivo, quando il loro prezzo è diventato meno proibitivo rispetto a quanto non fosse nel corso dei primi anni di loro lancio sul mercato.

Nonostante la loro tecnologia sia sicuramente inferiore a quella delle stampanti laser, che si sono diffuse in un secondo momento rispetto alle inkjet, divenendo una sorta di “nuova generazione” dei dispositivi di stampa, ancora oggi le stampanti a getto di inchiostro sono le più diffuse al mondo e le più adatte per le esigenze “domestiche”.

Ma come funzionano le stampanti inkjet?

Il funzionamento delle stampanti a getto di inchiostro è simile a quello delle stampanti ad aghi. Così come nelle vecchie stampanti, anche in quelle inkjet c’è una testina di stampa che non è però formata da aghi, bensì da piccolissimi forellini da cui l’inchiostro viene spruzzato direttamente sulla carta. Non si tratta dunque di una tecnologia ad impatto diretto, ma di una serie di metodi più efficienti che dipendono peraltro dalle singole case produttrici.

Qualche esempio? La casa produttrice delle cartucce Epson utilizza il metodo Piezoelectric, che prevede l’utilizzo di una sorta di “cristallo” posto sulla cartuccia di inchiostro, che una volta ricevuta una carica elettrica inizia a vibrare spingendo le gocce di inchiostro sul foglio. Canon e HP, altri due operatori di principale riferimento in questo ambito, utilizzano invece un altro metodo, comunemente chiamato bubble jet: in questo caso viene indotto del calore all’interno della cartuccia di inchiostro, formando una piccola bolla che si allarga spingendo l’inchiostro sottostante sulla carta.

Naturalmente, si tratta di metodi che nelle scorse righe abbiamo semplificato, e che nessun utente riesce a “vedere”. Il metodo di stampa così descritto avviene infatti in frazioni di secondo, e il consumatore ne è totalmente all’oscuro. Insomma, una sorta di piccola magia della quale vediamo solamente i risultati!

A completamento di tali valutazioni, evidenziamo naturalmente che l’inchiostro che va a tingere la carta è contenuto in una o più cartucce, generalmente una per il nero, e una per il multicolore (dunque, tre sezioni interne per i colori fondamentali: rosso, giallo e azzurro). Al di là del differente colore, il meccanismo con il quale verrà irrorato l’inchiostro sulla carta è il medesimo. Non tutti, però, sanno che gli “spruzzi” di inchiostro sono talmente piccoli che una singola goccia di inchiostro utilizzato per imprimere i font e le immagini sulla carta è grande un milionesimo di quello di una goccia d’acqua che può uscire da un contagocce! Non solo: anche al fine di comprendere quanto possa essere preciso questo meccanismo, ricordiamo altresì che per poter stampare un carattere medio su un foglio di carta, è necessario lavorare su una matrice composta da 20 x 20 goccioline di inchiostro.

Concludiamo questo tema con un rapido richiamo sui pro e sui contro di queste stampanti. I vantaggi, ben noti e in grado di trascinare al successo queste unità, fanno sicuramente riferimento al fatto che sono discretamente veloci e silenziose, con un prezzo oramai molto contenuto, come potete trovare su www.cartucce.com/cartucce-epson.html, e con una risoluzione di stampa che può arrivare anche a ottime soglie. Di contro, come sanno tutti i possessori di stampanti inkjet, il punto debole di questi dispositivi è rappresentato dal costo delle cartucce, e soprattutto di quelle relative al colore!