Posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni: godere le cene degli auguri, senza sensi di colpa.

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“Chissà quanto ingrasserò con tutte queste cene degli auguri?!” Questo dilemma, talvolta posto sotto forma di amletica domanda o talvolta declinato come affermazione a carattere persecutorio, rimbomba spesso tra le pareti del mio studio, in particolar modo quando il paziente che ho di fronte è donna. La paura di ingrassare, il tentare di mantenere il controllo a tavola che a sua volta conduce spesso alla perdita del controllo, può essere considerato uno tra i principali motivi di stress psicologico e emotivo che accompagnano le festività natalizie e suoi tradizionali banchetti. In molti si chiedono dove andranno a finire i sacrifici fatti nei mesi precedenti e quanti altri ne occorreranno dopo la Befana per espiare i peccati (di gola) commessi. Il problema, nel mondo occidentale, è più diffuso di quanto si possa ingenuamente pensare. Le nostre modalità di percezione e reazione alla realtà dipendono dall’intreccio delle relazioni interdipendenti che noi costruiamo e manteniamo con noi stessi, con gli altri e con il mondo. Capiamo bene che, all’interno di questo intreccio, per ogni persona risulta non marginale la propria immagine e la risonanza cognitiva e emotiva che ha. Per far fronte a tutto questo, serve una strategia. Non è efficace punirsi e rinunciare alle prelibatezze culinarie mentre tutti gustano una fetta di panettone; meglio concedersi il piacere, se al piacere vogliamo avere la possibilità di rinunciarci serenamente.

La paura di prendere peso è spesso la conseguenza di una errata percezione della propria immagine corporea. Tale paura di ingrassare, le restrizioni che ci imponiamo e la conseguente perdita del controllo, che in alcuni casi può assurgere a disturbo clinico, in molte persone rappresenta un vero e proprio disagio psicologico, tale da condizionare l’intera esistenza fino ad arrivare all’eccessiva restrizione calorica e l’iperesercizio fisico. Queste restrizioni e questi sforzi, che in modo non naturale possono essere protratti per giorni o settimane, fanno sì che venga innescata una naturale risposta psicologica e fisica che il nostro organismo attua in sua difesa: la privazione e punizione si rompe, generando delle incontrollabili abbuffate di cibo. Si possono vivere settimane nelle quali si ha il controllo totale, ma prima o poi si dovrà a fare i conti con il desiderio del cibo ed il piacere ad esso collegato, arrivando a non riuscire ad evitare di abbuffarsi. Ogni dieta restrittiva, non a caso, potrebbe essere considerata come il periodo che precede un aumento di peso. Avere paura di ingrassare, durante la settimana può portare a non mangiare e bruciare calorie in modo ossessivo, ma nel fine settimana o in occasioni come ad esempio sono le cene degli auguri che ci stiamo approssimando a fare, queste paure di possono trasformare, causando episodi compulsivi di assunzione smodata di cibo. Quello che dobbiamo ricordarci, al fine di mantenere o ritrovare il nostro peso forma che ci consenta di vivere in armonia con il mostro corpo e la nostra mente, è seguire uno stile alimentare che sia appagante, riconoscendo quando si ha voglia di uno specifico cibo, concedendoci il piacere e appagando i nostri desideri.

Essere in grado di conoscere e riconoscere ciò che il nostro organismo ci richiede, è la chiave per poter godere a tavola senza senso di colpa, nutrendo il corpo e l’anima. Come già accennato, più ci vietiamo qualcosa, tanto più desidereremo di trasgredire: risulta quindi più probabile che una persona che si è imposta di non cedere alle tentazioni della tavola, si ritrovi a trasgredire in maniera incontrollata. Dopo anni e anni di ricerca sul campo, il Prof. Giorgio Nardone, presso il centro da lui fondato di Terapia Strategica a Arezzo, è giunto a delineare le principali regole di quella che ha definito la dieta paradossale. Tanto per iniziare, è bene concedersi solo e soltanto ciò che più piace ma solo ed esclusivamente durate i tre pasti principali: colazione, pranzo e cena. Questa dieta- non dieta si basa su una serie di principi e suggerimenti che ci potranno essere ben utili nel corso del prossimo mese ma non solo. E’ fondamentale concedersi piacevoli fantasie sul cibo, immaginare ciò che desideriamo di più e selezionare gli alimenti che prediligiamo. Evitare ogni atteggiamento rigido ma controllare il cibo concedendoselo: come suggeriva il saggio Nietzsche, tutto ciò che è assoluto, coincide con la patologia. Ricordiamoci poi che non esistono cibi in assoluto buoni o cattivi: le restrizioni devono riguardare gli incontri che abbiamo con il cibo (colazione, pranzo e cena) ma non i cibi in sé. Inoltre, come ricorda un’antica saggezza, l’occhio vuole la sua parte: evitare quindi pasti fugaci, ma curare il contento, l’atmosfera e l’ambiente ci consente di appagare tanto la pancia quanto la testa. Infine, ma non certo per importanza, è bene tenere a mente che curare se stessi, attraverso un sano movimento e coccolarci da vari punti di vista, sono principi base che consentono di non trasformare i nostri piaceri in doveri. In sostanza: desidera, scegli, muoviti, ridi, mangia, vivi e ama…per tutto il resto, buon appetito e tanti auguri a tutti!

Dott. Jacopo Grisolaghi
Psicologo e Sessuologo – Dottore di Ricerca in Psicologia