Se lo slogan diventa politica

Il vero dramma è quando lo slogan diviene politica.

Che di per sé è cosa seria ed andrebbe fatta fare a soggetti altrettanto seri.

Leggevo della proposta “a tempo” della riforma pensionistica e della soluzione artigianale proposta per dare corpo ad una promessa, di per sé, non mantenibile.

Una cosa non si può fare ed allora, in uno spirito tipicamente Italiota, se ne fa un pezzetto e poi si sta a vedere che succede: così nessuno ti potrà dire che non l’hai fatto e tiri avanti.

Ma non solo per le pensioni: questa deriva sembra prendere anche situazioni ( e ideali) molto più complessi.

La TAV da non fare, per esempio, che sottintende una volontà di non-crescita economica del paese -quando nei proclami ci viene detto che produrremo di più- oppure il condono -quando nei proclami si dichiara guerra ai furbetti del quartierino- oppure, infine, la lotta al lavoro nero o precario – quando non proponi nemmeno una ipotesi di legge a tutela delle imprese, che il lavoro lo creano-

Tempo fa andava di modo il cerchiobottismo: appunto.

Ci risiamo dentro fino al collo.

Perché, alla base, non c’è coraggio, non ci sono uomini forti e, forse, nemmeno un popolo incazzato come in Francia.

Avanti, Italia, sempre avanti!

Luigi Borri