Il peggior Natale (della vostra vita)

Cosa ne è rimasto del Natale? Solitamente la risposta è: qualche fetta di panettone, un po’ di lasagne e due patate arrosto. Ma non intendevo parlare degli avanzi. Pensavo al significato originario della festa che è alle porte, e di quanto e come sia mutato nel tempo, da quella fredda ed umida notte di poco più di 2000 anni fa.
Difficile rintracciare il senso religioso della nascita di Gesù tra consumismo, lucine colorate e tavole imbandite, ma ormai succede con ogni sorta di festività. Sembra più una celebrazione delle multinazionali e dell’accumulo selvaggio di merce. Tripudio del fordismo e dell’obsolescenza programmata, più che momento di riflessione e di comunione.
Eppure non era abbastanza bello, il Natale, senza l’anziano uomo del Polo Nord con la tuta della Coca-Cola, senza l’albero sommerso dai pacchi, senza le giratine nelle capitali europee? Certo, eravamo meno benestanti, avevamo meno distrazioni e più differenze, ma c’era qualcos’altro, qualcosa di più autentico.

presepe-origini
C’era il piacere di stare insieme, di riunire l’intera famiglia, di mangiare le cose buone che non potevi mangiare di solito. C’erano le tombolate e le partite a carte, c’era l’immancabile presepe (vero, Selene?) ed i canti natalizi. C’era anche il candore della neve, che poteva rendere meno grigie le nostre città.
Non voglio fare il Grinch, o l’Ebenezer Scrooge della situazione, ma odio il Natale, almeno quello d’oggi. Mi ricordo che, quando ero piccolo, aspettavo tutto l’anno il 25 dicembre per vedere i miei zii, cugini e nonni, pranzare insieme, godere della reciproca compagnia, condividere un momento di serenità in famiglia.
Perché è questo, il vero senso della festa: riunirsi sotto un tetto e celebrare la nascita di Gesù, che è il simbolo della speranza che si rinnova. Ma anche della bellezza e della felicità di un bambino che viene alla luce; e di quelli, più grandi, che scartano un regalo e credono in Babbo Natale, e lasciano latte e biscotti prima di andare a letto.
Come suggerisce Pascoli, in ognuno di noi alberga un fanciullino, che rende possibile spegnere, almeno per un po’, la nostra razionalità, tornando alla spensieratezza di quando eravamo bambini. Liberiamolo, invece di tenerlo nelle nostre prigioni interiori.
Ma ho per voi un ultimo suggerimento: imparate a conoscere meglio le persone cui fate un regalo e risparmiate i soldi, invece di comprare cianfrusaglie per il gusto di farlo. Altrimenti non vi lamentate se poi i vostri amici le rivendono su eBay.
Lorenzo Santoni

SELENE-E-LORENZO-860x450

Le riflessioni di Lorenzo mi portano a farne altre: la prima è che, con ogni probabilità, troverò i regali che gli ho fatto su ebay! L’altra è sui valori … Da tutelare.
Quante volte l’abbiamo sentita questa frase? Nell’ultimo mese ogni talk show decretava come vincitore quello che urlava di più in favore del Presepe. “È la nostra tradizione! Nelle scuole il presepe va fatto!” Ma io trovo che il presepe non vada solo fatto. Vada spiegato e compreso. Altrimenti siamo dei paladini delle statuine e non dei valori che esse rappresentano. Dietro a quelle statuette, a quelle lucine, al muschio temo che il significato si sia perso. Facciamo il presepe nelle scuole e raccontiamo ai bambini che quello che simboleggia è una storia di accoglienza. La storia di una famiglia povera in fuga che non sapeva dove trovar rifugio per mettere al mondo un bambino e di una comunità che si strinse intorno portando doni e affetto. Ecco cosa mettiamo in scena con il presepe: l’accoglienza. Ecco perché mi sembra stonare così tanto la sua difesa nella bocca di chi vede “l’altro” sempre come una minaccia. Se il Presepe lo si spiegasse nelle scuole, anziché limitarsi a farlo, si insegnerebbe ai bambini (e soprattutto a tanti adulti) che chi sta scappando dalla morte, dalla miseria, va accolto. Allora sì il Natale tornerebbe ad essere una festa dell’anima e il valore che rappresenta potremmo celebrarlo ogni giorno accogliendo,perché citando la lettera di San Paolo agli Ebrei “non dimenticate l’ospitalità: alcuni praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo”.

Selene Bisi