Siena Capitale Europea della Cultura. Il 4 dicembre il bando per le candidature

Il percorso per la selezione della Capitale Europea della Cultura italiana del 2019 entra nel vivo: il prossimo 4 dicembre, infatti, sarà presentato ufficialmente a Roma il bando per le candidature. A partire da quel momento, inizieranno a trascorrere i 10 mesi che sono concessi per l’elaborazione del dossier per il primo turno di selezione, che scadranno quindi agli inizi di ottobre 2013. Nei mesi di novembre e dicembre la giuria, formata da 7 esperti di nomina europea e 6 di nomina italiana, esaminerà la documentazione e visiterà le città candidate selezionando una short list di finalisti a cui sarà chiesto di rivedere il dossier sulla base di una serie di critiche ed osservazioni puntuali, avendo a disposizione altri 9 mesi di tempo che porteranno infine, a settembre o ottobre del 2014, alla scelta definitiva della vincitrice, che sarà proclamata ufficialmente nel 2015. Di fronte a questo iter che inizia a riempirsi di riferimenti temporali certi e quindi di scadenze importanti, è da salutare con estremo interesse ogni iniziativa del territorio che voglia approfondire la conoscenza e la consapevolezza attorno alla natura del progetto, alle sue finalità, ai suoi aspetti economici e sociali, alle sue possibili ricadute. Un passo in questo senso è stato fatto dall’associazione Nero su Bianco che ha ripreso alcuni dati pubblicati nel cosiddetto Rapporto Palmer, un rapporto di valutazione (periodicamente aggiornato con lo sviluppo del programma) sui dati e sui risultati di ciascuna edizione del programma delle Capitali Europee. A partire da questi dati, vengono poste alcune domande che meritano un approfondimento: le dimensioni territoriali di Siena e del suo territorio permettono di presentare una candidatura credibile? Su quali finanziamenti può reggersi la candidatura senese alla luce dell’attuale scenario di crisi profonda? E’ possibile che la base di finanziamento vada oltre quella tradizionale del MPS e della Fondazione MPS? Può Siena mettere in campo una struttura capace di accedere ai finanziamenti europei indispensabili per la candidatura? Viste le difficoltà del Santa Maria della Scala, può Siena mettere in campo una programmazione all’altezza degli standard fissati dalle capitali europee del passato e di quelle dei prossimi anni?

Sono domande importanti come si vede, a cui iniziamo a rispondere ora ma che verranno approfondite, assieme a tutte quelle altre che la cittadinanza vorrà porre per capire meglio, in un question time pubblico che sarà organizzato nelle prossime settimane prima del 4 dicembre. Va in primo luogo osservato che, quando si considerano i casi delle Capitali Europee della Cultura del passato, bisogna tracciare una linea tra le capitali pre-2008, che venivano scelte direttamente dai paesi a cui veniva concessa questa possibilità anno per anno, e quelle dal 2008 in poi, in cui la scelta è frutto di una competizione tra più città di uno stesso paese: le nuove regole hanno prodotto come ci si può immaginare forti cambiamenti, anche per quanto riguarda l’entità e i canali di raccolta dei finanziamenti. Per cui i casi di studio più utili sono quelli relativi agli anni più vicini a noi. Molti degli elementi per dare una risposta aggiornata e puntuale alle domande di Nero su Bianco arrivano dall’incontro organizzato dalla DG Cultura della Commissione Europea il 15 ottobre scorso a Bruxelles e dedicato appunto alle Capitali Europee della Cultura.

In primo luogo: la massa critica. Siena è una città medio-piccola, con una provincia poco popolata: troppo piccola per candidarsi? No: varie città già selezionate per i prossimi anni sono città piccole, anche se indubbiamente la piccola scala va adeguatamente valorizzata come un fattore vincente nel progetto di candidatura per giocare a favore e non contro. La svedese Umeå, capitale nel 2014, ha ad esempio meno di 80.000 abitanti, e nella competizione per il titolo ha sconfitto Malmö, la terza città della Svezia, che ha tre volte e mezzo i suoi abitanti. Candidarsi con un territorio esteso non è necessariamente un vantaggio: un caso come Essen per la Ruhr, la capitale del 2010 basata su una rete di 53 comuni, è il risultato di un lavoro durato un decennio e largamente considerato a Bruxelles come un’eccezione che non fa testo per il futuro, soprattutto nello scenario attuale di crisi finanziaria che rende la gestione di progetti su scala troppo vasta estremamente rischiosi.

Secondo: i finanziamenti. Alla luce dei dati più aggiornati la proporzione è circa il 70% di finanziamenti di natura pubblica e il 30% privata. Come è stato chiarito a Bruxelles il 15 ottobre, gran parte dei questi finanziamenti vengono dai fondi strutturali europei, che sono amministrati dalle regioni: sta quindi a queste ultime pianificare un utilizzo dei fondi che supporti in modo adeguato la candidatura. Per quanto riguarda Siena, il momento decisivo è quello attuale, in quanto è proprio in queste settimane che vengono prese le decisioni relative alla pianificazione dei fondi strutturali per il periodo 2014-2020, quello che ci riguarda da vicino. Su questo piano c’è un dialogo costante con la Regione Toscana e già nei prossimi giorni si inizieranno a valutare nello specifico queste linee di finanziamento.

Anche per quanto riguarda le risorse private, la base di finanziamento deve andare oltre la Banca e la Fondazione MPS: anche qui la commissione richiede un coinvolgimento ampio e diversificato, non limitato se possibile alle realtà economiche locali. Ed in questo senso possiamo dire che esistono già molti contatti concreti in corso con realtà economiche di primo piano anche internazionali che sono molto interessate a sostenere finanziariamente la candidatura di Siena.

Quanto alla struttura per attrarre finanziamenti europei, funziona già a pieno regime: Siena è tra i vincitori del progetto Smart Culture, che riguarda la creazione di reti tra cluster di imprese creative europee, assieme ad altre 7 realtà europee di primo piano tra cui Aarhus (capitale danese del 2017), Lille (capitale del 2004), Madrid (capitale del 1992) e città candidate come Eindhoven (per il 2018) e Sofia (per il 2019 per la capitale bulgara contemporanea a quella italiana). Si sta già programmando la partecipazione ad altri bandi europei in uscita nei prossimi mesi, e si stanno in questo momento costruendo alleanze europee per sviluppare due grandi reti sui temi del welfare culturale e del patrimonio digitale, che ci sarà modo di presentare ed approfondire nel’’immediato futuro, su cui si chiederanno finanziamenti nei prossimi anni e a cui la Commissione Europea guarda già con grande interesse.

Per finire, gli standard della programmazione e il santa Maria della Scala. Come viene giustamente osservato nel documento di Nero su Bianco, la bellezza architettonica non è un criterio per scegliere la candidata vincente, e per capirlo basta scorrere la lista dei vincitori recenti. Quello che interessa di più è che la città si candidi per rispondere ad una precisa urgenza economica e sociale e che sappia utilizzare in modo intelligente la cultura per elaborare un nuovo modello di sviluppo efficace a lungo termine, sostenibile e socialmente inclusivo. La crisi del SMS quindi non è un ostacolo alla credibilità della candidatura, ma al contrario una grande opportunità per elaborare modelli e soluzioni innovative, per rispondere a problemi che peraltro come si può immaginare non sono esclusivi di Siena ma affliggono molte altre città europee, incluse varie città già vincitrici per i prossimi anni.

Ci sarà modo di approfondire queste ed altre questioni durante l’incontro pubblico. Per ora grazie a Nero su Bianco per aver voluto contribuire al dibattito in modo intelligente e costruttivo.

 Pier Luigi Sacco