Simone Bezzini alle celebrazioni per il 67° anniversario della Liberazione: “Coesione sociale e rispetto delle istituzioni per ridare dignità al Paese”

La celebrazione del 25 aprile è una ricorrenza che ognuno di noi sente in maniera solenne, ma che deve essere vissuta senza retorica. La giornata di oggi è un momento di riflessione sulla nostra storia, sul nostro presente e sul nostro futuro. Un’occasione per ribadire l’impegno di istituzioni, associazioni e cittadini nella difesa e nella valorizzazione dei principi in cui credevano coloro che lottarono, sacrificando spesso la propria vita, per restituire all’Italia la libertà e la dignità perduta con la dittatura fascista e l’occupazione nazista.

Oggi non ricordiamo soltanto la festa della Liberazione, ma anche l’anniversario di quello che fu un nuovo inizio per il nostro Paese. La Resistenza fu, infatti, un’esperienza di impronta rigeneratrice, animata da valori e principi che ancora oggi sono le basi fondanti della nostra Costituzione. Fu un movimento spontaneo e articolato in forme diverse di partecipazione, tutte unite dalla volontà di liberare il Paese: le tantissime formazioni partigiane, le centinaia di giovani che ne fecero parte, le donne che svolsero un ruolo importante come staffette e nell’assistenza ai partigiani, i militari che disertarono le file dell’esercito fascista, le persone internate nei campi di concentramento e in carcere per dissidenza nei confronti del regime. Assieme alla Resistenza partigiana dobbiamo ricordare anche i contingenti militari rimasti vittime di tragici episodi dopo l’armistizio, un esempio su tutti Cefalonia, e l’impegno delle forze Alleate per restituire la libertà all’Italia e all’Europa. A tutti loro va il nostro pensiero e il nostro ringraziamento, soprattutto in questa giornata in cui siamo chiamati, più che mai, a non dimenticare, a non perdere la memoria di ciò che è stato.

 

Come disse il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano celebrando il 25 aprile 2011, nell’anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia, “dalla memoria e dalla viva consapevolezza di prove come la Resistenza, possiamo trarre la fiducia indispensabile per affrontare le sfide di oggi e del futuro”. Un monito oggi più che mai attuale, di fronte alla difficile fase socio-economica che il Paese sta affrontando e che può portare a pericolose derive di egoismo e disgregazione sociale. Serve un senso di responsabilità nazionale, una forte coesione sociale e un impegno concreto per aiutare l’Italia a risollevarsi e a guardare avanti con rinnovata fiducia e ottimismo. Le riforme sono sicuramente necessarie e devono essere fatte, ma senza dimenticare che i diritti delle persone e dei lavoratori non rappresentano un peso e sono, invece, un indicatore di civiltà del nostro Paese.

 

La fase attuale richiede anche un’altra grande riflessione, legata alla sfiducia crescente che si registra verso la politica e le istituzioni. Diventa, infatti, sempre più urgente ricostruire e rafforzare il legame tra cittadini e istituzioni. Senza dubbio, serve una politica che innalzi il suo profilo etico e che, guidata da spirito di servizio, sappia dare risposte concrete ai bisogni della comunità. I limiti e gli errori di questi anni fanno emergere, giustamente, una dura critica da parte dei cittadini. Una critica che deve servire a migliorare noi stessi, le istituzioni e il Paese. Guai se, invece, fenomeni di qualunquismo e populismo minassero le fondamenta della nostra democrazia.

 

Inoltre, non dobbiamo dare per scontati i valori che animarono la lotta di Liberazione. Anche nelle democrazie che sembrano consolidate, non mancano, infatti, fenomeni preoccupanti di razzismo, xenofobia, intolleranza e violenza. Lo dimostrano i tragici fatti che hanno toccato realtà a noi vicine: dall’uccisione di due immigrati senegalesi a Firenze alla strage nella scuola ebraica di Tolosa fino alla drammatica uccisione di tanti giovani a Oslo e sull’isola norvegese di Utoya. A questi fatti rimbalzati sui media di tutto il mondo, si sommano episodi di intolleranza quotidiana, con minore visibilità ma altrettanto preoccupanti e pericolosi. Spesso commettiamo l’errore di restare indifferenti rispetto a fatti che, in realtà, sono campanelli di allarme da non sottovalutare.

 

Non c’è tempo da perdere e ognuno deve fare la sua parte per dare sempre più dignità e credibilità alle istituzioni e al Paese, nel solco di quei valori che animarono la Resistenza e che ancora oggi sono la base della nostra Costituzione. I principi fondanti della nostra democrazia, infatti, sono e saranno tanto più forti quanto più saremo capaci di difenderli e di sentirli nostri, misurandoci con i problemi e con le sfide del tempo presente. Solo se ritroveremo lo spirito unitario che ha caratterizzato la Resistenza, e che noi abbiamo il dovere di continuare a tramandare, nonostante le difficoltà, potremo uscire da questa fase complessa. Lo dobbiamo a chi ha lottato anche per noi, contribuendo a illuminare nuovamente il nostro Paese dopo il buio del ventennio. Quella luce ci illumina da 67 anni e deve continuare a farlo anche in futuro.