Interrotto il consiglio provinciale su Banca e Fondazione Mps: la maggioranza è uscita dall’aula per protesta contro la mancata presentazione di una relazione su cui discutere da parte dell’opposizione, che aveva chiesto la seduta straordinaria

 

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Il consiglio provinciale straordinario richiesto dai gruppi consiliari di opposizione (Lega Nord Toscana, Udc, Rifondazione-Comunisti Italiani e Pdl) per discutere della situazione di Banca e Fondazione Mps – convocato per oggi, venerdì 31 agosto – si è concluso con l’uscita dall’aula dei gruppi di maggioranza (Pd, Sel e Idv), in segno di protesta per la mancata presentazione, da parte dei soggetti proponenti, di una relazione su cui aprire il confronto. Il comportamento è stato ritenuto inaccettabile da parte delle forze di maggioranza e non rispettoso dell’organo consiliare di cui si era chiesta con urgenza una seduta straordinaria su questi temi.

 

Altri punti. Il consiglio si era aperto nella mattina affrontando altri temi all’ordine del giorno, tra cui gli esuberi e la riduzione del credito previsti dal piano industriale di Banca Mps, il progetto della strada variante esterna all’abitato di San Gimignano e la crisi di Floramiata.

 

Le interrogazioni. Gli “esuberi di personale e la riduzione del credito rilevabile nei programmi del nuovo piano industriale della Banca Monte dei Paschi” son­­o stati oggetto di un’interrogazione – a firma dei consiglieri Donatella Santinelli e Marco Andreassi (Pdl) – presentata dalla capogruppo Santinelli, che ha chiesto la posizione del presidente e della giunta sul piano di esternalizzazioni e di riduzione del personale della Banca, evidenziando grande preoccupazione per le conseguenze sociali ed economiche del piano industriale per il territorio provinciale e regionale. Il presidente ha rimandato alla documentazione scritta la risposta, aggiungendo di essersi pubblicamente e in più occasioni espresso sui temi in oggetto dell’interrogazione, rinviando un suo intervento più articolato al punto all’ordine del giorno dedicato, che poi, però, non è stato discusso. Dichiarandosi insoddisfatta della risposta all’interrogazione, la consigliera Santinelli ha sottolineato la gravità della mancanza di discussione.

 

A firma della consigliera Donatella Santinelli (Pdl) anche l’interrogazione sul progetto della strada variante esterna all’abitato di San Gimignano tra la Strada provinciale 47 di Castel San Gimignano e la Strada provinciale 69 di Cellole, Lotto numero 2. La replica è stata affidata al vice presidente e assessore ai lavori pubblici, Alessandro Pinciani, che ha risposto puntualmente alle richieste di chiarimento avanzate. “Lo Studio di impatto ambientale (Sia) della variante – ha spiegato Pinciani – è stato regolarmente presentato ai soggetti coinvolti, come da normativa. Sull’esistenza di studi sui flussi di traffico, Pinciani ha ricordato che la rispondenza del progetto alla finalità dell’intervento è stata supportata da simulazioni di traffico svolte durante la redazione del Sia e che, a seguito della caduta del masso avvenuto il 15 marzo scorso, sono state condotte ispezioni dei luoghi ed è stata pianificata la bonifica preventiva di tutto il versante della collina di Santa Chiara. Tale operazione – ha detto Pinciani – sarà condotta con la perlustrazione delle aree esterne al cantiere, così da garantire che tutta l’area, non solo quella interessata dai lavori, possa essere ritenuta sicura”.

 

Le mozioni. Il consiglio provinciale ha approvato a larga maggioranza – contrari Lega Nord e Rifondazione-Comunisti Italiani – un documento sulla situazione di crisi di Floramiata che ha unito parte della mozione presentata da Donatella Santinelli (Pdl) e dell’ordine del giorno incidentale – a firma Roberto Renai (Sel); Antonio Giudilli (Idv); Marco Nasorri e Niccolò Guicciardini (Pd). Il documento impegna il presidente e la giunta a proseguire l’azione costante di monitoraggio della situazione dell’azienda insieme alle istituzioni locali e alle parti sociali e a sollecitare la Regione Toscana affinché metta in atto tutti gli strumenti disponibili e utili per superare le criticità esistenti e determinare in tempi rapidi il rilancio del polo produttivo “attraverso l’inserimento di nuovi capitali, una riorganizzazione aziendale, l’individuazione di un nuovo soggetto imprenditoriale in grado di offrire ai lavoratori e al territorio garanzie certe di sviluppo e tenuta dell’occupazione”.

 

 

Il dibattito su Floramiata. “Negli anni – ha affermato il consigliere Roberto Renai (Sel) – c’è stato un grandissimo impegno da parte di istituzioni e istituti di credito per sostenere finanziariamente un vero piano industriale. Se queste risorse sono state disperse, come è evidente, risulta chiaro che il management e l’imprenditore sono totalmente inadeguati a guidare l’azienda. Su questo tema dobbiamo stare uniti e riflettere attentamente su soluzioni praticabili che abbiano a cuore il futuro dell’azienda, evitando le strumentalizzazioni tese solo a raggiungere il consenso elettorale”. Il consigliere Fabrizio Camastra (Pdl) ha ricordato che “Floramiata ha riscosso dal 2006 un credito di imposta che, rispetto ad altri crediti di imposta della stessa natura, per esempio quelli degli autotrasportatori, non sono rimborsabili”.  

 

I limiti imprenditoriali di Floramiata sono stati evidenziati anche da Niccolò Guicciardini (Pd) che ha parlato del senso di responsabilità dei lavoratori verso la produzione e delle grandi potenzialità dell’azienda nella tenuta occupazionale di lungo periodo grazie allo sfruttamento della risorsa geotermica. “Se il problema dell’azienda è legato al mercato, serve rivedere il core business dell’azienda”, ha aggiunto Angiolo Del Dottore (Udc).

 

“C’è gente che sta perdendo il lavoro perché questa azienda ha buttato nei pozzi geotermici tutti i finanziamenti avuti negli anni”. “Non voto un documento – ha detto Antonio Falcone (Rifondazione-Comunisti Italiani) – che non prende atto del fallimento totale della politica e delle istituzioni sul supporto alla crisi di Floramiata. I lavoratori sono gli unici che possono commissionare quest’azienda e darsi forme di autorganizzazione”.  Giovanni Di Stasio (Lega Nord Toscana), che aveva proposto il ritiro del documento e il rinvio della discussione in Commissione, ha puntato il dito sulla strumentalità del documento e su una discussione che specula sul futuro dei lavoratori di Floramiata. “Il vero fallimento della politica – ha commentato Antonio Giudilli (Idv) – è non votare all’unanimità questo documento. Di fronte alla crisi Floramiata serve maggiore unità”.

 

Prima della votazione, è intervenuta anche Simonetta Pellegrini, assessore provinciale al lavoro, auspicando l’unanimità sul documento come segnale, da parte delle diverse forze politiche, di grande attenzione sulla crisi di Floramiata e di supporto al lavoro delle istituzioni. “Anche grazie alla disponibilità della risorsa geotermica – ha detto Pellegrini – l’azienda può avere un futuro importante nel settore florovivaistico, che non registra flessioni di mercato. Da parte della Regione e delle altre istituzioni c’è l’impegno a utilizzare strumenti di sostegno al reddito e incentivi per l’insediamento di nuovi investitori, con partner industriali che possano portare capitali”.