Festa del Lavoro. Il punto sull’occupazione con Acli Siena

L’altra sera in un circolo Acli della provincia parlavo con un giovane, diplomato che, quando terminerà la cassa integrazione della sua azienda, senza altre prospettive, andrà ad allungare le fila dei disoccupati. Era preoccupato non solo per i prossimi mesi in cui, grazie all’età e salute, si arrangerà ma soprattutto per il futuro quando, per la mancanza di certezze, teme anni precari”, ha detto Francesco Rossi presidente provinciale Acli Siena. Per la Festa del lavoro, hanno chiamato alla Misericordia di Buonconvento, Cgil, Cisl, Confindustria Siena, Camera di Commercio, ChiantiBanca, per un confronto su riforme e crisi. Sono le fasce deboli, per Rossi, “a cui il Governo avrebbe dovuto garantire tutele e che, invece, rischiano di essere emarginate dalla Riforma del lavoro e delle pensioni. I problemi rischiano di gravare la nostra provincia che ha iniziato un cammino al ribasso”.

Parto da alcuni dati, ha continuato Massimo Guasconi presidente Camera di Commercio: “In provincia, lo scorso anno 8.000 persone cercavano un lavoro, rispetto a 3.700 del 2004. Nel primo trimestre 2012, sono state 900.000 le ore di Cassa integrazione rispetto alle 676.000 dello stesso trimestre dello scorso anno. Le piccole e medie imprese rappresentano il 90 per cento del sistema senese, partecipano per il 70 per cento al reddito e per il 60 per cento all’occupazione. Serve attenzione verso queste aziende, sostenuta da interventi in infrastrutture, trasporti, logistica; innovazione, ricerca, promozione. Le difficoltà non si combattono con l’immobilismo e, per crescere, occorre recuperare competitività”.

Diversificazione delle attività produttive per contrastare la marginalizzazione del nostro mercato manifatturiero; Università e impresa; cultura, ambiente e turismo, sinergie fra gli enti, politiche di area e prima integrazione regionale, sono le strade da percorrere per Claudio Guggiari segretario Cgil Siena. “La nostra provincia sconta i problemi del mercato nazionale, che necessita di alcuni interventi urgenti: ammortizzatori sociali; soluzione per gli esodati; redistribuzione della ricchezza ai lavoratori, pensionati e a chi reinveste nell’impresa di qualità; patrimoniale; sburocratizzazione; lotta all’evasione; superamento del patto di stabilità; credito; infrastrutture; riduzione della precarizzazione. A tutto ciò nella società senese occorre aggiungere la caduta dei consistenti ritorni economici della Fondazione Mps che, venuti meno oggi quasi del tutto, contribuiscono a differenziare negativamente la provincia rispetto al passato”. In provincia, ha continuato Iose Coppi segretario provinciale Cisl, “sono a rischio 800 posti di lavoro. L’aumento della disoccupazione, con una diminuzione del reddito e della capacità di spesa, determinerà un ulteriore arretramento”. A Confindustria ha sollecitato un atteggiamento che avvicini le richieste di impresa e lavoro; alla Camera di Commercio, il coordinamento di una cabina di regia che coinvolga gli altri grandi enti del territorio. Alle banche ha chiesto una diversa politica del credito. La crisi finanziaria, ha risposto il presidente ChiantiBanca Claudio Corsi, “pesa sull’economia locale. In armonia alla nostra missione di banca che, con una funzione anticiclica, sostiene i mercati, stiamo promuovendo iniziative per imprese e famiglie. Gli effetti positivi del credito non possono concretizzarsi se prima non correggiamo alcune caratteristiche del territorio. La ripresa deve essere sostenuta da investimenti strutturali, dalla coesione sociale. L’altra grande sfida per l’economia senese è quella di superare l’immobilismo. Il sistema per decenni ha ruotato intorno a grandi enti pubblici, alle attività bancarie e a poche grandi industrie, trascurando di sviluppare le alternative ed il ricambio generazionale che altrove hanno consentito di meglio rispondere alla crisi”. E’ evidente, ha condiviso Piero Ricci direttore Confindustria Siena, “che le difficoltà di Siena dipendono dalla crisi generale ma anche dai problemi di quelle realtà che nel passato assicuravano reddito ed occupazione e sulle quali il mercato locale ha finito per adagiarsi. La produttività delle nostre aziende è mediamente del 16 per cento rispetto al 20 per cento dello scenario nazionale. E’ necessario lavorare tutti insieme, avere obiettivi comuni, coordinare le varie iniziative razionalizzando le risorse”. La crisi nella quale siamo immersi sta colpendo, ha insistito Maurizio Dressadore responsabile dipartimento lavoro Acli nazionali, “le fasce con basse tutele. Da alcuni anni oltre il 60 per cento delle nuove assunzioni avviene con contratti a termine ma, ogni 100 interruzioni di rapporti di lavoro 70 riguardano contratti a termine. Per Acli, occorre superare queste disuguaglianze; farsi interpreti dell’insicurezza, promuovere rappresentanza sociale, dare più dignità al lavoro”. Ha coordinato Crescenso Iacoviello.

La festa del lavoro Acli ha avuto un epilogo il primo maggio al circolo di Farnetella, Sinalunga.