Il viaggio magico: Il mostro di Pentolina

il mostro di Pentolina

“Oh, che ti è successo, c’hai una faccia: che hai visto il mostro di Pentolina?” Un modo di dire che ci nasconde una bella storia, tutta senese, e che oggi assume un significato un po’ diverso dal suo originale. Il mostro di Pentolina è ormai un archetipo che fa parte del nostro parlare, è un po’ come dire che siamo di fronte a qualcosa di estremamente brutto, anzi, di sconvolgente. Riavvolgiamo il nastro e portiamoci nel vecchio itinerario che da Siena porta al mare. Nei dintorni di Frosini ecco il bivio per Pentolina, luogo ricco di boschi e quindi palcoscenico ideale per insane leggende. Antico possedimento dei Pannocchieschi, la leggenda prende vita negli anni del dopoguerra. Si racconta che un tagliatore di legna avrebbe trovato il sentiero sbarrato da un enorme serpente dalla testa di uomo. La bestia soffiava e urlava minacciosa, tanto da spaventare il mulo che uomo aveva con sé. Il taglialegna ovviamente si dette precipitosamente alla fuga. Iniziarono le ricerche ma senza esito. Ma un decennio più tardi fu un cercatore di funghi che lo descrisse come un rettile nero, di almeno tre metri, con la testa umana. La bestia fissò a lungo l’uomo e poi scomparve veloce fra gli alberi. La leggenda ha tante diramazioni: morto in un terribile incendio oppure sorpreso da un altro visitatore del bosco mentre mugolava strane e indecifrabile parole. Il discendente del mitico Serpe Regolo ha fatto casa dunque a Pentolina, ibrido che sembra portarci verso il culto del serpente, in eterno equilibrio fra il bene ed il male, antico e inquieto sillogismo. Al pari della vigilia della notte di San Giovanni di Luchon nei Pirenei, l’incendio di Pentolina ha per il popolo una chiara origine pagana, certo ad effetto, l’esorcizzazione della lotta contro la natura, dove anche l’invincibile mostro resta sconfitto. Questo bosco si è mostrato grazie al racconto del suo uomo-rettile, come alla prima alba del mondo, rilucendo di propria stupenda letteratura, divertita a scavalcare le risorse del rappresentativo e ripiegata ad arte: le voci popolari sono, come osserverebbe Foucault, un mormorio indefinito.

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Al di là di Siena, IFI 1988

Guida magica delle terre di Siena, Edizioni Il Leccio, 2010

Massimo Biliorsi