Debora Scalzo, Io resto così

Debora Scalzo, Io resto così, Patti, Kimerik edizioni, 2017

“Io resto così”, romanzo d’esordio della scrittrice astigiana Debora Scalzo, a me pare avere nell’immaturità il suo autentico tema di fondo. Immaturi, infatti, sono i protagonisti, Stella e Lorenzo, immaturo è il tempo. Ora, che appaiano immaturi per buona parte del libro i personaggi principali, è un’affermazione di per sé sufficientemente chiara, che non ha bisogno di molte spiegazioni: sia Stella che Lorenzo faticano a comprendere cosa desiderano fare realmente, non tanto in campo lavorativo quanto in ambito sentimentale.

La prima vive l’amore con un trasporto e un senso di esclusività tipicamente adolescenziali, come testimoniano anche i testi delle canzoni e alcuni sfoghi in prima persona che interrompono il racconto affidato a un narratore esterno. Il secondo oscilla tra Narciso – la figura più esaltata dalla nostra epoca – e Don Giovanni, il quale, come ci ricorda Kierkegaard, è l’emblema di un’esistenza che odia la serietà e la ripetizione.

Più oscura, invece, può risultare l’affermazione che anche il tempo, in “Io resto così”, è immaturo. Cosa significa, infatti, che il tempo è immaturo? E cosa può voler dire, specularmente, che il tempo è, invece, maturo? Il tempo che ci sovrasta e ci trasforma a volte ci conduce all’appuntamento con la felicità – quella persona, quella città, quell’evento a lungo atteso – nel momento sbagliato. Eravamo indietro di qualche passo noi (o forse troppo avanti), era in anticipo il tempo (o forse si era attardato a un angolo della strada), fatto sta che qualcosa ha visto la luce, ma non ha conosciuto né sviluppo né compimento, fatto sta che un amore ha riscaldato il cuore, ma giusto per lo spazio di una carezza o di una promessa. In fondo, non è questa la storia di tutti gli amori sbagliati, mancati, perduti e solamente dopo, se si ha fortuna, ritrovati e finalmente vissuti? Il passo che segue (si presti attenzione all’adozione di una scrittura che contamina la prosa – dall’avverbio latino “prorsus”, “avanti” – con la poesia, basata sul verso – dal verbo latino “verto”, “volto, torno indietro” – ) è tratto da una delle pagine iniziali e introduce i due protagonisti, Stella e Lorenzo.

“Andarono a vivere insieme.
Lei cambiò totalmente la sua vita per lui,
lavoro, amicizie, tutto…
E ancora oggi Stella si chiede perché lo abbia fatto
Incoscienza…
Giovinezza…
Era veramente innamorata?
O solo voglia di evadere da una provincia che le stava stretta.
Si parte da Asti…
per arrivare nella grande metropoli Milano…
Caotica,
come d’altronde lo era lei stessa…
Una donna caotica dentro…
partì senza pensare a nulla…
solo a Lorenzo…
Un amore maturo,
lei ventunenne e lui trentatreenne.
Già affermato professionalmente e nella vita.
Lei era sofferente per la vita vissuta,
per gli sbagli fatti.
Ma capì sin da subito l’errore di questa nuova scelta di vita.

 

Debora Scalzo, Io resto così, Patti, Kimerik edizioni, 2017

 

a cura di Francesco Ricci