Dammi una maschera e ti dirò la verità: la menzogna nella vita quotidiana.

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Una caratteristica del comportamento umano particolarmente interessante e utilizzata da tutti noi più di quanto crediamo, è la menzogna. La menzogna è stata studiata sotto diversi punti di vista e gran parte delle ricerche l’ha considerata come una caratteristica umana negativa.

In realtà, noi tutti mentiamo più di quanto pensiamo di farlo. Mentire è infatti una delle prime strategie personali che l’essere umano utilizza a partire dalla prima infanzia, fino all’età adulta per gestire e mantenere, ad esempio, i propri rapporti sociali. Mentiamo solamente se messi alle strette? Assolutamente no: diverse ricerche hanno confermato che dire menzogne è una caratteristica rilevabile nella quotidianità. Un recente studio condotto alla University of Massachusetts ha sottolineato quanto sia frequente mentire al fine di dare agli altri una buona immagine di sé. Valutando le modalità attraverso le quali i soggetti si presentano, è stata notata la tendenza a sovrastimare le proprie caratteristiche positive e sottostimare quelle negative. La capacità di mentire e la determinazione a farlo nel modo migliore è influenzata anche da caratteristiche circostanziali legate alla situazione. La comunicazione menzognera può essere paragonata ad una partita a scacchi in cui tutti noi ne siamo coinvolti: se non conosciamo le regole, la subiremo, anziché agirla. In ambito scientifico, in molti hanno studiato i processi psicologici che portano l’individuo a mentire, sebbene le teorie predominanti siano tutte di stampo cognitivista e abbiano trascurato altri aspetti legati all’arte del mentire! Una bugia infatti, non è solo un prodotto mentale, ma ha in sé fattori legati alla situazione che il soggetto sta vivendo, alle sue emozioni, sensazioni e percezioni, al rapporto interpersonale che in quel momento è posto in gioco e alle proprie capacità personali. Un interessante modello teorico è stato elaborato il decennio scorso e denominato Deceptive Miscommunication Theory.

Secondo gli autori la comunicazione menzognera rappresenta un’opportunità e non un aspetto negativo. In questo modello teorico, la bugia non è semplicemente opposta alla verità, ma è un modo di comunicare con un maggior grado di libertà. La bugia è flessibile e si adatta alle diverse situazioni della vita quotidiana, a seconda dell’esigenza comunicativa dell’interlocutore. Da questo punto di vista, le menzogne sono tutte uguali? No…tant’è che possiamo parlare di menzogna ad alto contenuto, quando ha conseguenze serie per il mentitore e per il partner, come per esempio minare l’autostima, rompere il rapporto di fiducia o mettere a rischio importanti interessi personali. Quelle invece ritenute a basso contenuto sono costituite da piccole bugie per la gestione della vita quotidiana in cui ciò che viene messo in gioco non è particolarmente importante e gli argomenti non sono così gravi da danneggiare gli interlocutori. Il grado d’intenzionalità nel dire una bugia varia in base alla situazione, non sempre la bugia è premeditata, ma talvolta, è improvvisata oppure solo prevista qualche istante prima di essere raccontata. Ci sono poi mentitori ingenui, che spesso falliscono nella loro performance e mentitori abili che invece riescono sempre nel loro intento e raggiungono i loro scopi. La bugia dunque, possiamo intenderla in modo un po’ ampio, rispetto a quanto una visione ingenua ci vorrebbe suggerire.

Esistono tanti copioni per mentire, una bugia può avere diverse forme, diverse sfumature: non c’è una suddivisione dicotomica tra la verità e la menzogna, ma spesso le due sono tra loro mischiate e confuse. Possiamo mentire quando pensiamo di esserci comportati in un modo contrario alla morale comune, oppure se non vogliamo impegnarci in qualche situazione o nei confronti di qualcuno e infine, per dare spiegazioni diverse sul nostro comportamento, o per salvare qualcuno dall’infamia. Fatto sta che molte delle nostre menzogne, possono essere considerate nobili! In alcuni casi poi, la bugia è una sovrastima o una sottostima di fatti o sentimenti, altre volte è una vera e propria omissione della verità all’interno del racconto che stiamo intrattenendo, o può essere anche un’ambiguità nel descrivere fatti, situazioni, sentimenti e persone. Una bugia può essere considerata altruistica o egoistica, in base al giudizio personale, in quanto, non sempre si possono avere fatti concreti che dimostrino o meno la bontà di questa.

Una menzogna dunque viene considerata in modo diverso a seconda della prospettiva di chi la osserva, infatti, il bugiardo non considera la menzogna detta nello stesso modo di come viene considerata dalla sua vittima. In atre parole, dammi una maschera e ti dirò la verità! In base a quanto detto, dunque, la menzogna non è necessariamente un male assoluto, tutto dipende dalle finalità che ha e dagli effetti che produce. Mentire, come suggerisce un recente lavoro di Nardone, è una delle attività più connaturate ai rapporti umani e spesso ha più effetti benefici che malefici. Il vero punto è esserne coscienti, sapere quando stiamo applicando stratagemmi menzogneri, invece di esserne vittime. Se mentiamo agli altri, nei rapporti affettivi, di lavoro, di amicizia, non evitiamo certo di farlo anche con noi stessi. Mentire a se stessi è infatti una pratica molto sviluppata da ciascuno di noi. Possiamo dire che “ce la raccontiamo”, in altre parole…che aggiriamo la realtà come meglio ci conviene. Chissà se tutto quello che ho scritto in questo articolo è vero o no?!?

Dott. Jacopo Grisolaghi
Psicologo e Sessuologo – Dottore di Ricerca in Psicologia