C’era una volta… l’inverno del 1929

Quella mattina di febbraio era veramente freddo, tanto freddo e anche se ero molto giovane mi sentivo tutto intirizzito e avevo i piedi congelati. Venivamo da due mesi di vero inverno con diverse nevicate ma quel giorno aveva qualche cosa di diverso. Stavo camminando velocemente per riscaldarmi un po, dovevo arrivare in Castelvecchio da mia zia per prendere la farina e lo strutto. Avevo appena passato porta Tufi quando in un attimo cominciò a nevicare… I fiocchi erano così fitti e così grossi che non si vedeva niente. Tirava una zizzola ghiaccia che mi si congelavano gli occhi. Cercavo di camminare vicino alle mura ma era quasi impossibile. Erano passati si e no 5 minuti da quando era iniziato a nevicare, ero appena arrivato in piazza Sant’Agostino e le mie scarpe sprofondavano già nella neve!

La signora Cioli, la proprietaria della bottega ai quattro cantoni già buttava il sale a terra davanti al suo negozio e con una vecchia scopa cercava di spazzare via ogni singolo fiocco. La neve non voleva assolutamente calare di intensità anzi pareva una vera e propria bufera. Anche se infreddolito e tutto coperto di neve arrivai da mia zia Severina. Entrai in casa e corsi subito vicino al focolare acceso, mi misi anche una coperta addosso. Dopo qualche minuto le mani e i piedi ripresero vita. Dalla finestra vedevo cadere fiocchi grossi come non avevo mai visto in vita mia. La città era silenziosa e ovattata.

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Non passavano carrozze e anche la gente a piedi si contava sulle dita della mano. Si erano tutti rintanati in casa ed io invece dovevo ritornare da mia madre con la farina per fare il pane. Scesi le scale e quando tirai il portone arrivò una ventata gelida che mi bloccò ma mi feci coraggio e ripresi la strada di casa. Era incredibile da credere ma in meno di un ora c’erano già più di 15 centimetri di neve, il cielo era nero come in aprile quando fa i temporali, non avevo mai visto nevicare con un cielo così scuro. Fu dura ma alla fine ce la feci a rincasare e mamma mi aveva preparato dei panni asciutti e caldi da indossare, me li infilai di corsa e mi ringuattai vicino al fuoco scoppiettante! Quel giorno stetti quasi tutto il tempo alla finestra a vedere scendere i fiocchi, anche se avevo 22 anni sembravo un ragazzino di 10 davanti a tanta meraviglia. La sera poco prima di cenare la neve smise di cadere e io insieme al mio babbo scendemmo sotto casa per pulire davanti al portone e misurammo quasi 50 centimetri di neve. Infreddoliti rientrammo a casa e mamma ci fece trovare la zuppa calda calda di cavolo e ceci con il pane, quando andava giù mi sentivo rinascere. Finito di mangiare andammo a letto e quella sera babbo non spense il fuoco e anzi, mise due ceppi per farlo mantenere tutta la notte perché era freddo e non si riusciva a dormire con quella sensazione. La mattina mi svegliai prima di tutti e di corsa andai alla finestra curioso di vedere se c’era ancora la neve… Fu un impatto incredibile, non capivo cosa fosse successo, la neve sembrava essere raddoppiata, il manto sommergeva tutto, non si vedeva niente, era tutto bianco. Di corsa andai a svegliare i miei genitori che non credevano a quello che dicevo. Mio babbo venne a vedere alla finestra e esclamo: “Dio mio, vuoi sommergerci?”

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Ci vestimmo di corsa e con le pale scendemmo le scale per aprire il portone e fare un viottolo per arrivare fino alla catasta delle legna che era al di la della via. Incredibilmente riuscimmo a farcela, a terra c’erano ben oltre gli ottanta centimetri e in alcuni punti vicino i muri delle case si passava il metro. Ricordo che la neve smise di cadere proprio quella mattina e che la sera le nuvole lasciarono spazio alle stelle ma si fece anche molto più freddo. La neve rimase a terra per molto tempo e la Domenica successiva dopo pranzo ricominciò a nevicare e durò fino alla notte. Le fonti rimasero ghiacciate per molto tempo e si venne a sapere dai nostri vicini che nel centro della città caddero alcuni tetti a causa della troppa neve.

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Quell’anno fu un susseguirsi di eventi e di giornate gelide che durarono fino al mese di Aprile e oggi che sono passati 25 anni ed ho visto molte nevicate non ho nessun ricordo di un inverno come quello vissuto nel 1929 nella mia Siena.

(Scritto nel 1954, materiale di archivio di padre Vittorio Benucci)

Gabriele Ruffoli
Associazione Meteorologica Senese