Quando aprile non è un “dolce dormire”: disturbi del sonno e insonnia.

Quando aprile non è un “dolce dormire”: disturbi del sonno e insonnia.

L’insonnia è un problema molto diffuso ed è altamente invalidante e frustrante. Secondo le definizioni utilizzate, ne sono affetti da un terzo ad un quarto della popolazione mondiale. Circa il 10% della popolazione generale soffre di una forma di insonnia tale da richiedere un intervento terapeutico. Nonostante tutto questo però, l’insonnia rimane talvolta scarsamente riconosciuta e troppo spesso non correttamente trattata. Il mancato riconoscimento e l’errato trattamento dell’insonnia determinano importanti ripercussioni mediche e sociali, riducendo significativamente la qualità della vita. Il termine insonnia definisce l’esperienza soggettiva di un sonno insufficiente o di scarsa qualità.

L’insonnia può essere caratterizzata sia da indicatori notturni, che si manifestano nonostante vi siano opportunità e circostanze favorevoli per poter dormire, quali difficoltà ad iniziare a dormire o a mantenere la continuità del sonno, che da indicatori diurni, come ad esempio sensazione generica di fatica o malessere, irritabilità, mancanza di concentrazione, cefalea, sintomi gastrointestinali non attribuibili ad altre cause. Il disturbo del “non dormire” può poi essere considerato acuto, se dura pochi giorni o qualche settimana, o cronico se presente più di tre giorni a settimana per più di un mese. Le categorie maggiormente a rischio sono coloro che svolgono lavori che prevedono turni, gli anziani e le donne. E’ stata poi rilevata una maggiore prevalenza d’insonnia in pazienti con maggiori stress (come ad esempio problemi economici, divorzi e lutti), disturbi psicologici (soprattutto ansia, depressione, ossessioni e paranoie e dubbi patologici), malattie neurodegenerative e in pazienti affetti da sindromi dolorose croniche.

L’insonnia può portare a gravi conseguenze per la salute, come ad esempio alterazioni a carico del sistema cardiovascolare, insorgenza di disturbi endocrino-metabolici, disturbi cognitivi, della memoria e dell’attenzione e problematiche nell’ambito sociale e relazionale. Oltre a queste si evidenziano i rischi per chi durante il giorno deve guidare e le conseguenze economiche, considerando l’impatto che questo disturbo ha sulla produttività. Negli ultimi 20 anni, presso il Centro di Terapia Strategica di Arezzo diretto dal Professor Giorgio Nardone, sono state messe a punto strategie d’intervento non farmacologico per la cura dell’insonnia che si sono rilevate efficaci e efficienti. In altre parole, attraverso la Terapia Breve Strategica i disturbi del sonno possono essere trattati con notevoli risultati in tempi brevi. Durante le sedute vengono prescritte al paziente tecniche, strategie e stratagemmi per bloccare il proprio pensiero ridondante in modo da rilassarsi fino ad acquisire una nuova modalità di prender sonno. Il 70-80% delle persone che seguono la terapia strategica per la cura dell’insonnia migliorano significativamente la qualità del proprio sonno. Solitamente al termine dell’intervento, sia il tempo che la persona impiega ad addormentarsi, sia quello in cui rimane sveglio nel cuore della notte non supera i 30 minuti.

Al termine della cura dell’insonnia, che prevede anche un programma di sospensione dei farmaci, in accordo con il medico curante, il 77% dei pazienti risulta non farne più uso. Per questo, il trattamento strategico è considerato dalla comunità scientifica, uno tra i trattamenti più indicati per la cura dell’insonnia cosiddetta primaria, cioè non dovuta a malattie fisiche o all’assunzione di sostanze. Per intervenire in maniera efficace è fondamentale capire come si alimenta il circolo vizioso su cui essa si mantiene. Abbiamo visto che a volte l’insonnia è un effetto collaterale di altri problemi o disturbi fisici, mentre in alcuni casi è legata all’assunzione di farmaci. Nella maggior parte dei casi è però provocata da stress, ansia, rimuginazioni, pensiero ossessivo o paranoico e si regge sul paradosso di voler dormire volontariamente che porta proprio al non riuscire a dormire. A livello terapeutico è dunque importante escludere cause organiche o farmacologiche, dopo di che è possibile intervenire attraverso tecniche specifiche che hanno come scopo la rottura dei circoli viziosi su cui il problema si regge, agendo cioè sulle tentate soluzioni fallimentari.

Oltre agli specifici protocolli di intervento che hanno necessità di essere calzati sulla persona, quindi non possono essere uguali per tutti, in caso di insonnia, quali indicazioni di massima è possibile dare? Per prima cosa, evitare il “pisolino” pomeridiano in modo da favorire il sonno notturno; se un paziente ne ha assolutamente bisogno, ok un “pisolino” di 30 minuti nel primo pomeriggio, ma non di più; evitare l’abuso di alcool; evitare di fumare dopo cena e, meglio ancora, smettere di fumare; non svolgere esercizi fisici intensi dopo le ore 20:00; predisporre la propria camera da letto in modo tale da isolata da rumori, non avere luci intense, non riscaldata troppo e…senza televisore! Abituarsi a fare cene leggere e dopo cena, molto meglio leggere piuttosto che stare al pc o guardare la tv. Andare infine a letto quando si è assonnati. Tutto questo per salvaguardare il sonno, cioè quel bene prezioso che andrebbe coltivato fin dall’infanzia. Come suggeriva Miguel de Cervantes…“Dio benedica chi ha inventato il sonno, mantello che avvolge i pensieri di tutti gli uomini, peso che equilibra le bilance e accomuna il mandriano al re, lo stolto al saggio”.

Dott. Jacopo Grisolaghi
Psicologo
Psicoterapeuta Ufficiale del Centro di Terapia Strategica di Arezzo Sessuologo e Dottore di Ricerca in Psicologia