L’amore: la sfumatura che manca, non casualmente, nelle 50 sfumature di Griso

L’amore: la sfumatura che manca, non casualmente, nelle 50 sfumature di Griso

In uno dei capitoli o meglio, in una delle 50 sfumature del testo 50 sfumature di Griso: confessioni di un sessuologo toscano, nato grazie alla mia collaborazione con il portale di informazione SienaNews e con la Betti Editrice che con entusiasmo lo ha pubblicato, suggerisco che chiunque voglia imparare l’amore, resta sempre uno scolaro. Già, l’amore, inteso come un’ampia varietà di sentimenti che spaziano dall’affetto all’attrazione, dall’attaccamento fino alla passione erotica, è probabilmente uno degli argomenti più trattati tanto in letteratura, quanto nel cinema, tanto discusso a tal punto da poter dire che è probabilmente l’argomento più discusso tra gli esseri umani. A volte fonte di piacere, altre di dolore, a volte origine della rabbia o della paura, nonché linfa vitale dell’esistenza stessa, l’amore può essere considerato lo yin e lo yang, l’alfa e l’omega della nostra vita.

C’è chi per amore sta male, chi sta bene, chi va in galera e chi si sente libero. Ma, in tutto questo calderone, come potremo definire l’amore? O meglio, si può definire l’amore? Non è un caso che in 50 sfumature di Griso: confessioni di un sessuologo toscano si parla molto di sesso e di relazioni umane ma, solo per sbaglio, si parla d’amore. L’amore è mutante, dinamico e nella sua fluidità si e ci trasforma. L’amore è creativo e talvolta sembra avere sintomi propri della follia. Aveva dunque ragione Galimberti affermando che siamo creature essenzialmente folli, irrazionali ma al contempo impauriti e inquietati dalla nostra stessa follia? Non lo so. So solo che talvolta realizziamo noi stessi, cioè le nostre aspirazioni, attraverso l’amore. Realizziamo progetti, tocchiamo il paradiso orgasmico e formiamo una comune visione del mondo con il nostro amore. L’energia percepita è tanta, tanta quanto l’entusiasmo e l’eccitazione. Sant’Agostino diceva, ama e fai quello che vuoi. Ci sentiamo Dio e talvolta lo diveniamo attraverso il nostro essere creatori di vita. Questo calderone fatto di energia, slancio vitale e traboccante entusiasmo è ben descritto da Alberoni che definisce l’amore il risvolto emozionale interiore della nascita di una nuova collettività e di un nuovo me stesso.

Cos’è dunque l’amore? L’incontro di due persone che si plasmano a vicenda che si adattano e cambiano per creare nuovi cambiamenti, penetrandosi a vicenda e divenendo creatori della propria realtà. L’amore è dunque cambiamento che, a dispetto del principio di omeostasi, ci permette di essere al contempo padri, figli, attori e registi del cambiamento stesso. Un ultimo pensiero, attraverso le parole di uno dei più grandi pensatori del secolo scorso: Erich Fromm. “L’amore è possibile solo se due persone comunicano tra loro dal profondo del loro essere. L’amore, sentito così, è una sfida continua; non è un punto fermo, ma un insieme vivo, movimentato; anche se c’è armonia o conflitto, gioia o tristezza, tutto ciò è di importanza secondaria di fronte alla realtà fondamentale di due persone che riescono ad essere se stesse essendo però un’unità unica, anziché sfuggire e rinunciare a se stesse. C’è solo una prova che
dimostri la presenza dell’amore: la profondità dei rapporti, e la vitalità e la forza in ognuno dei soggetti”. Non so se Fromm avesse o meno ragione, ma l’idea mi piace.

Dott. Jacopo Grisolaghi
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo e Dottore di Ricerca in Psicologia Psicoterapeuta Ufficiale del Centro di Terapia Strategica