Siena e la politica – Troppi candidati e un grande assente: Ernesto Campanini

Quando morì Alcide De Gasperi – 19 agosto 1954 – un ministro non seppe trattenersi: “Così ci leveremo finalmente dai coglioni anche Giulio Andreotti”. E fu la profezia più sbagliata dell’intera storia politica italiana.

Credo che errore analogo commetterebbe chi oggi pensasse di essersi tolto di mezzo (scelgo una parola più educata) Ernesto Campanini, dopo il suo “gran rifiuto” di candidarsi a sindaco di Siena, come invece sembrava a tutti naturale dopo la sua brillante esperienza di consigliere comunale per Sinistra per Siena.

La prima ragione è semplice: non è affatto necessario essere sindaco, assessore o consigliere comunale per fare politica, ed anche in maniera incisiva. La seconda è meno scontata: Ernesto (come lo chiamano tutti) non ha ancora compiuto 37 anni e dunque ha tutto il tempo per candidarsi fra 5, 10, 20 o anche 30 anni. E non esagero: avrebbe comunque meno anni di quanti ne abbiamo oggi Alessandro Vigni e Pierluigi Piccini, e guardate come sono belli vispi e combattivi. Infine, Campanini ha costruito in questi anni in consiglio comunale un legame inedito, leale e di comuni battaglie su temi concreti, con esponenti politici di opposto orientamento, come Andrea Corsi e Giuseppe Giordano, che oggi sono impegnati a sostegno di altri candidati, ma con i quali in futuro potrebbe riaprirsi uno scenario civico non banale.

La scelta di Campanini di non essere fra i candidati ha ovviamente un motivo politico forte, che è la mancanza di uno spazio sufficientemente ampio, ben oltre la sinistra estranea al Partito Democratico, per poter realisticamente puntare alla vittoria. E un motivo personale, che ha però valenza generale: la difficoltà di conciliare la politica con la propria attività professionale, quando non si è lavoratori dipendenti con busta paga garantita e permessi per fare politica, ma invece liberi professionisti come lui (è psicologo e sessuologo), magari pure con impegni fuori dalla nostra città.

Fra i tanti motivi di una selezione poco virtuosa della classe politica – se non proprio di scelte che vanno in senso contrario alla qualità delle persone – c’è anche questo aspetto.

Roberto Guiggiani